Errori imperdonabili, già visti e rivisti
La Juventus perde una partita letteralmente da polli. I bianconeri avevano il controllo totale della partita, ma come purtroppo è già avvenuto troppe volte nella prima parte di stagione, l’hanno gettata al vento con una totale mancanza di equilibrio tecnico-tattico e mentale. Ma partiamo per gradi.
La Juve dice addio nel riscaldamento Chico Conceicao per l’ennesimo infortunio muscolare di questa maledetta stagione per la Vecchia Signora e il Milan parte forte nella semifinale di Supercoppa con una pressione alta nel tentativo di spaventare gli uomini di Thiago Motta. La Juve, però, impiega davvero pochi minuti per prendere le misure anche grazie a un palleggio di qualità e personalità. È da questo atteggiamento molto positivo che arriva la pregevole rete di Yildiz (che ha giocato dall’inizio solo per il KO di Conceicao, altrimenti avrebbe iniziato dalla panca): la transizione positiva di Madama è da scuola calcio e Mbangula offre al turco un pallone millimetrico che lui scaraventa alle spalle di Maignan con tecnica e potenza.
Il resto della prima frazione di gioco vede il Milan in difficoltà a trovare le distanze tra i reparti, mentre la Juventus continua a palleggiare e a controllare la gara senza patemi. Anche all’inizio della ripresa il canovaccio non sembra cambiare e i bianconeri vanno vicini alla seconda rete, ma Vlahovic e Koopmeiners continuano a non incidere e con il passare dei minuti gli errori della squadra di Motta aumentano, dando coraggio ai ragazzi di Conceicao. Come spesso accaduto nelle ultime uscite, dopo il 60’ Motta toglie Vlahovic e Mbangula, uno dei migliori, lasciando ulteriori spazi per attaccare ai rossoneri, che a un certo punto mettono pressione agli inesperti bianconeri cui cominciano a tremare le gambe.
Le frittate sono dietro l’angolo e dopo diverse fagiolate rischiate nell’area piccola, arriva l’errore imperdonabile di Locatelli che commette un fallo da rigore con giocatore di spalle e al vertice dell’area grande. Dopo il pareggio la Juve già fragile diventa praticamente una barca in balìa delle onde, tanto che su un’azione offensiva si perdono tutte le coperture e la nuova frittata la combina tutto il reparto difensivo con Di Gregorio che si trova troppo avanti sull’autorete di Gatti.
C’è onestamente ben poco da salvare, almeno oggi: quella di Motta è una squadra per - scelta tecnica e societaria - giovane, che non sa leggere i momenti della partita e non si sa adeguare finendo inevitabilmente in balìa degli eventi. E se il 3 gennaio sei questa cosa qui, poche volte nella storia una squadra ha letteralmente svoltato nei mesi successivi, anche dopo sessioni di mercato stratosferiche.
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