Thiago, il pianeta Juve e la svolta che tutti aspettano
Un nebuloso inizio d’anno che connota il periodo assai difficoltoso di casa Juventus. L’eliminazione in semifinale della SuperCoppa rappresenta lo specchio attuale, mixato alla cruda realtà, con la quale tutti i tifosi zebrati devono, per forza, confrontarsi. Una squadra dalle troppe facce all’interno di uno stesso match, continuità di rendimento sconosciuto, prestazioni non all’altezza e soluzioni dalla panchina che tardano ad arrivare: Thiago Motta si trova nell’occhio del ciclone, obbligato ad apportare correttivi che possano far, finalmente, decollare la sua Juve. La vittoria del Milan a Riyad ha ulteriormente inasprito idee e opinioni sull’operato del Mister bianconero, sia per la gara persa clamorosamente contro i rossoneri, sia per un concetto molto più generale, ovvero: dopo sei mesi il tecnico italo brasiliano non è ancora riuscito a trovare la giusta quadra per fornire solidità, convinzione e risultati ad una compagine costruita in estate, in perfetta sintonia con il direttore Giuntoli. Affermazione più volte sottolineata dall’allenatore nelle varie conferenze e dichiarazioni. Cosa non funziona alla Continassa e nel processo di crescita tanto auspicato e tanto strombazzato in ogni dichiarazione resa pubblica da tutto lo stato maggiore del club bianconero, allenatore in primis?
Prestazioni troppo altalenanti La Juve non ha certezze, inutile girarci attorno. A questo punto della stagione ci si sarebbe attesi una base forte, un’identità spiccata, intorno alla quale operare turnover e inserimenti delle pedine a disposizione. Invece a questa squadra manca leadership in campo e una caratterialità ferrea in grado di sopperire ad assenze e difficoltà, con la grinta e la determinazione che devono venir infuse da chi allena e pilota il gruppo squadra. Ad oggi si sono notate tante lacune e pochissime certezze: la cosa sconvolgente di questa Juve è che non esiste un binario a cui appoggiarsi. La difesa tetragona di inizio stagione e la fase difensiva spesso impenetrabile, nell’ultimo mese, mese e mezzo di stagione, si sono liquefatte, trasformate, cominciando a fare acqua da tutte le parti, incassando tanti e troppi gol. Il centrocampo a volte funziona altre no, l’attacco non incide, ma soprattutto la Juventus che scende in campo appare indecifrabile, poco creativa, lenta e noiosa nello sviluppo gioco, insomma nessuno sa mai cosa attendersi. Sarà una Juve sconcertante che butta via un tempo per poi cercare il forcing finale in rincorsa, sarà una Juve che riesce finalmente a dominare la gara portandola dalla sua, magari chiudendola, sarà una Juve capace di trovare contromisure sugli avversari, ci sarà il giusto atteggiamento fino allo scadere? Queste le domande che ogni tifoso si pone quando scocca l’inizio di ogni match.
Risultati Il calcio è fatto di risultati, piaccia o meno. E la Vecchia Signora di trionfi cristallini e dominanti in questa stagione, almeno sino a qui, ne ha ottenuti davvero pochi. Vincere aiuta a vincere, ma soprattutto, nel caso di un nuovo progetto come quello attuale, vincere le partite dona consapevolezza, autorevolezza e autostima. Invece si continua ad assistere a performance non in linea con i desiderata e soprattutto non giungono gli esiti sperati e voluti: la pareggite cronica ne è una chiara dimostrazione. La sconfitta di Riyad ha aggiunto altri dubbi, perché i bianconeri, dopo un buon primo tempo disputato e chiuso in vantaggio, hanno smesso di giocare all’inizio della ripresa, consentendo all’avversario di alzare il baricentro e di aggiudicarsi la gara, anche a causa degli errori di Madama. Sarebbe assai interessante capirne il perché e dovrebbe essere il Mister a fornire delucidazioni in merito.
Letture dell’allenatore Thiago Motta, potenzialmente, appare un allenatore di livello, ma in questi primi sei mesi di Juventus sono trapelate alcune evidenti problematiche: interpretazioni delle gare, compattezza di squadra e cambi in corsa dalla panchina. Contro il Milan, a tutti è parsa una mossa non azzeccata togliere l’unico centravanti di ruolo in campo, per immettere un adattato. Vlahovic battagliava, tenendo impegnati i due centrali del Milan, che da quel momento hanno potuto alzarsi e rinsanguare una manovra rossonera, fino a quel momento, sterile ed esile. Ma non solo in quella gara si solo elevati dubbi sulle scelte fatte in corsa, segno che, al Mister, si chiede una lettura dei momenti della partita estremamente più lucida e risolutiva. Nel calcio attuale, con cinque sostituzioni a disposizione, le partite si vincono anche con chi entra in campo a pochissimi minuti dalla fine, a patto che ci sia la giusta mentalità.
Comunicazione e atteggiamento Nessuno ha mai vinto scudetti, coppe o tornei con la sola favella, ma la comunicazione e i messaggi che si trasferiscono ai propri giocatori sono fondamentali. Certe vittorie bisogna volerle fortemente, certe gare vanno portate a casa a tutti i costi, anche in maniera sporca, alla garibaldina, sparando il pallone in tribuna, senza avere timore o pudori di perdere nobiltà calcistica. Invece la Juve attuale lascia fortemente perplessi, apparendo una copia sbiadita del Dna bianconero furoreggiante che tutti conoscono. A Torino quando le cose vanno bene, tutti applaudono, ma non appena si incrina la spirale della fiducia, gli attacchi lancinanti partono come missili, giustamente, non mollando il colpo della critica. La comunicazione alla Juventus è sempre stata improntata al vincere, al cercare di raggiungere il massimo dei risultati, ergo, serve far capire a tutto l’ambiente che si deve tornare a recitare ruolo importante: l’allenatore della Juventus non può dichiarare che la vittoria non deve essere un’ossessione, perché dal 1897 la vittoria rappresenta l'effige e il cuore portante della visione e della storia della Juve. La mentalità vincente si crea con i risultati, ma anche con i messaggi che si trasmettono al gruppo.
Giocatori Gli infortuni non hanno accelerato il processo di crescita desiderato, anzi, però tutti stanno ancora attendendo segnali importanti dai due colpi più dispendiosi del mercato estivo. Douglas Luiz non si è mai visto in campo per due gare consecutive da titolare, all'opposto è stato più il tempo trascorso in infermeria che con i parastinchi indossati, Koopmeiners, acquistato per essere un leader in campo e fornire decisività e illuminazioni alla squadra, sta faticando nel mettersi in luce, non brillando per soluzioni precise, idee sulla trequarti, assist e peso specifico in zona gol.
Thiago Motta Ora sta all’allenatore rinvenire nel proprio bagaglio, certamente non dotato di una lunga esperienza di panchina, le giuste alchimie, le leve da azionare, i correttivi necessari e la spinta emotiva per mettere in bolla una squadra che, troppe volte, è apparsa spaesata, poco continua, senza il killer instinct e scarsamente incisiva. Al Mister corre l’obbligo di scorgere soluzioni immediate in un gennaio tremendo che, calendario alla mano, sa già molto di mese da dentro o fuori, con obiettivi che la Juventus non può assolutamente fallire. La svolta non può che passare, necessariamente, dal conducator in panchina, servono umiltà, idee e intuizioni da sfoggiare. E anche rapidamente.
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