Milano trasuda "interismo" anche in procura. Allegri coraggioso solo con i giornalisti
Vivo a Milano, città che trasuda "interismo". Dal sindaco al presidente del Senato, sono tutti interisti. Anche mia figlia è interista. Probabilmente per punire un papà troppo assente durante la sua adolescenza. Ho qualche amico interista. Spesso risultano migliori degli juventini. Essendo l'Italia un paese democratico, c'è libertà di tifo. E la nomenclatura interista ha tutto il diritto di festeggiare per uno scudetto strameritato. Gli aiutoni ci sono stati, la contabilità della Federazione è discutibile, ma lo scudetto dell'Inter non ha ombre.
Questo non giustifica il procuratore di Milano: interista con tanto di fotografie della Beneamata nel suo ufficio. Se poi quel procuratore è il medesimo che sta indagando sulle (presunte) irregolarità che avrebbero accompagnato il passaggio di proprietà del Milan da un gruppo ad un altro, allora, come minimo, quel procuratore dovrebbe dimettersi. Perché non se ne può più dei magistrati che sotto alla toga indossano la maglietta della squadra del cuore. Evidentemente il caso Santoriello, al ministro Nordio, non è bastato. Con Ausilio e Marotta andati a rendere omaggio al procuratore (rapporti istituzionali, spiegano) oltre che a pranzo assieme. Vietato non è. Inopportuno, sì: lo è stato.
Di Juventus mi rifiuto di parlare: per protesta. A vederla, se va bene, mi annoio. Se va male (più frequentemente) mi incazzo. Come spiegò l'Apache, il problema è il "cagòn". Tradotto alla buona: un cagasotto. Un cuor di pecora, in campo. "Coraggioso" e protervo (il troppo potere sembra avergli dato alla testa) solo con i giornalisti.
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