Ridicolo criticare la Juventus per questa amichevole, chiediamoci piuttosto chi può fare gol...
È abbastanza ridicolo criticare la Juventus per la batosta subita dal Norimberga, squadra della seconda divisione tedesca. Non era la Juventus, era una squadra zeppa di ragazzini, con mezza rosa in ferie ancora e l'altra mezza esclusa dall'impiego in campo perché sul mercato. Ma anche fosse stata la vera Juventus, servirà avere pazienza con Thiago Motta: niente si improvvisa e il tecnico da poco tempo lavora su Madama. Invece di blaterare di flop et similia, sarebbe il caso che la nostrana informazione si addentrasse su altri temi: della Juventus, ma soprattutto di “altri”.
La Juventus ha preso Djalò e il giocatore è ancora oggi, a distanza di mesi, un mistero. È lecito chiedere spiegazioni a Giuntoli o no? La Juventus ha venduto Huijsen (perché aveva avuto atteggiamenti indisponenti, ha scritto un amico). Ma non è così: l'atteggiamento “indisponente” è stato il rifiuto, a gennaio, del giocatore di trasferirsi a Frosinone, lusingato dal guru Mourinho che non ha ancora perso il vezzo di rompere le scatole ai concorrenti con modalità ignobili. Perché ci fosse “altro” sarebbe grottesco. Quanto indisponente è stata negli anni la madre di Rabiot? Quanto indisponente è oggi Chiesa? Quanto McKennie? Quanto l'ultimo Bonucci? Quanto Max dopo la finale di Coppa Italia? La lista sarebbe lunghissima. E una società che non è in grado di mettere in riga un giocatore o un dipendente è una società debole.
Ora, va bene Soulé (lui che si accordava già a febbraio con Dybala e Paredes, evidentemente non è risultato indisponente, o forse sì, visto che lo hanno ceduto), ma Huijsen venduto per una pipa di tabacco (15 milioni, più tre bonus, più il 10% sulla eventuale rivendita) è, a mio parere, una follia. Considerato che per Todibo, il Nizza spara 37 milioni: subito cash, perché di prestito con diritto non se ne parla. Tralascio il resto, da Koop (con l'olandese sono davvero fissati) alla punta di riserva che ancora non si vede all'orizzonte. Una dissertazione seria sarebbe che la Juve proprio ha difficoltà a fare goal: in amichevole con il Norimberga, così come la scorsa stagione in campionato. Una dissertazione seria sarebbe che Vlahovic non deve tirare i rigori, che non sono il suo mestiere. Una dissertazione seria sarebbe che manca un terzino e che Weah non può fare il titolare: quindi manca anche un esterno. Ma quelli buoni, se non vendi Chiesa, non te li puoi permettere.
Poi c'è la stampa italica. Che o è disattenta e incapace o è connivente. Perché non ho visto titoli, né articolesse, sui 300 milioni di debiti di Zhang. Così come non ne ho visti su Lionrock. Né su altri argomenti che riguardano l'Inter. Che avendo buona stampa, buona comicità, buona magistratura, buona politica, sembra intoccabile. Anzi lo è. L'Inter gioca in un altro campionato. Vedrete, vedrete: e vi incazzerete. Ma se non cogliete i segnali (evidentissimi) o siete orbi o siete degli allocchi. O forse siete entrambe le cose.
Poi c'è Gravina, che gode di una sorta di immunità. Può fare quello che vuole, procrastinando quanto vuole. Persino il governo non riesce a mettere gli scarponi chiodati per mandarlo fuori dai piedi. Dice: le norme, dice: il regolamento federale, dice: l'autonomia dello sport. Dico io: da quanto Gravina si sta mettendo sotto ai piedi qualsiasi cosa non gli convenga? Da quanto Gravina, gattopardo della più spietata specie, sopravvive a se stesso, fingendo di cambiare “affinché nulla cambi”?
Ecco: sarebbe il caso di mettere il becco sui mali del calcio italiano. Che, per la cronaca, (né maschile, né femminile) non è presente a Parigi alle Olimpiadi. Dove magari, invece che celebrare lo spirito olimpico, celebrano lo spirito del circo Barnum con dame barbute, sfregi alla religione cristiana, improbabili imitazioni di Zizi (mi spiace lady Germanotta, lei è bravissima, ma nei panni di Zizi proprio ha fatto ridere), una Maria Antonietta che, decapitata, si tiene in mano la testa, un peto orchestrale a due passi dalla Tomba di Napoleone. Dove sublime è stata solo Celine Dion, mentre il presidente Macron (al coperto) lasciava sotto la pioggia 100 capi di stato ad osservare i bateaux sfilare in mezzo alla Senna: il fiume più inquinato d'Europa nel quale gli atleti si stanno rifiutando di gareggiare. Ma sono pur sempre giochi olimpici. E fa niente che la grandeur francese abbia subito l'onta di una bandiera issata a rovescio in un casino di cerchi olimpici mai visto. Ridateci Londra e la sua sobrietà. Ma forse oggi sarebbe impossibile. Ai Giochi di Londra era ancora viva la “Vecchia”. Oggi c'è suo figlio: non precisamente la stessa cosa.
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