Allarme e critiche leciti, ma alla Juve di Motta non servono i tifosi a vittoria
Sulla Juve di Motta ormai si è accesa la luce rossa. Giustamente. Chi pensava allo scudetto già al primo anno, deve cominciare a ridimensionare i suoi sogni. Si sono giocate appena dieci giornate, questo è vero, ma la distanza dalla vetta è già a -7, pesante, anzi pesantissima se al comando c'è un certo Conte, tecnico assatanato di vittorie ed esperto di corse a tappe. Soprattutto se non ha impegni europei. Lo sanno bene dalla parti della Continassa. In realtà bisogna cominciare a guardarsi le spalle perché ci sono squadre in grado di minacciare la vecchia Signora in chiave Champions League. Lecito quindi far scattare l'allarme, seppure a poco più di un quarto del cammino della Serie A.
Involuzione. Il primo dato preoccupante in casa Juve è la difesa, passata da muro invalicabile a permeabile. Lo spartiacque l'infortunio di Bremer: prima un gol incassato in 7 gare, dopo 10 nelle restanti 6. I dati ancora più significativi riguardano i tiri subiti: da una media di uno/due a sei/sette a partita. Numeri non giustificabili solo dalla mancanza del brasiliano. Siamo di fronte ad un'involuzione generale dei meccanismi mottiani. Errori di posizionamento dei singoli, scarsa comunicazione con i compagni di reparto, come dimostra il video in cui Danilo, in occasione del primo vantaggio del Parma, chiede a Gatti: “Dov'eri?”. In realtà bisogna chiedersi perché il brasiliano giochi titolare, ma questo è un altro discorso. Resta da migliorare anche la fase offensiva. Vlahovic è troppo isolato, Yildiz serve dall'inizio e più vicino alla porta. In generale il gioco della Juve alterna momenti di estrema lentezza ad altri di velocità, ma con poco ordine. Cercasi identità disperatamente.
Tifosi a vittoria. Come spesso accade, i momenti difficili alimentano il putiferio nel popolo della Juve e i social sono la cassa di risonanza principale del dissenso. Preoccupati, disfattisti, cecchini pronti da tempo a sparare su società e tecnico. Immancabili accostamenti con Allegri, nostalgici pieni di rimpianti per il mancato arrivo di Conte. Seppure in minoranza, c'è anche il partito dei saggi, consapevole che una rivoluzione necessita di tempo prima di dare i suoi frutti. Per questo bisogna parlare di anno zero e mettere in preventivo anche la possibilità di chiudere la stagione senza trofei. Le critiche sono lecite, purché fatte in modo costruttivo. Troppo facile fare i tifosi “a vittoria”. Chi si rifiuta di sostenere la Juve di Motta, alzi la mano e si faccia da parte.
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