Crisi Juve: il timore possa essere tardivo l'intervento di società e proprietà

La situazione della Juve è quanto meno delicata, sicuramente inaspettata, forse irreversibile. La posizione di Motta resta in bilico, a fine stagione addio certo, ma un crollo anche contro il Genoa anticiperà la svolta. Salvo colpi di scena già domani nel vertice convocato da Elkann, al quale parteciperanno Giuntoli, Scanavino e probabilmente lo stesso allenatore. Nei giorni scorsi, i due dirigenti hanno invitato l'italo-brasiliano ad un cambio di rotta. Intanto sotto il profilo tecnico/tattico, per esempio maggiore elasticità sul fronte modulo e basta accantonare certi elementi, fino a qualche tempo fa inamovibili. Si profila un nuovo assetto, con possibile tridente composto da Kolo Muani, Vlahovic e Yildiz. Thiago inoltre è stato invitato ad un maggiore dialogo con i calciatori, ricucendo rapporti non proprio idilliaci con alcuni di essi. Allo stesso tempo, Giuntoli ha deciso di fare colloqui individuali con i giocatori, partendo da quelli più rappresentativi che hanno maggiore peso nello spogliatoio. Diversi sono impegnati con le rispettive Nazionali, quindi bisogna aspettare i prossimi giorni. Tutto giusto, soprattutto quando si agisce per il bene della Juve. La domanda però sorge spontanea: “Non sarà tardivo questo intervento della società?”. Un Direttore tecnico dovrebbe quotidianamente avere scambi di opinioni con allenatore e squadra, soprattutto nei momenti di difficoltà. A dire il vero, nei mesi scorsi Giuntoli parlò con Danilo. L'ex capitano, a nome di tutti i compagni, espose le sue perplessità di natura tattica, sottolineando anche i problemi relazionali. Il risultato lo abbiamo visto: il brasiliano è stato mandato via, così la rosa è di fatto rimasta senza leader.
Il caso Danilo doveva essere un campanello d'allarme per la Juve, invece è sembrato tutto nella norma. Così la squadra è andata avanti e nel giro di poco tempo ha collezionato tre fallimenti: Supercoppa e doppia eliminazione Champions League-Coppa Italia. Come non bastasse, ha perso il quarto posto in classifica, con modalità da brividi: sette gol incassati tra Atalanta e Fiorentina. Zero reazione alla prima difficoltà e soprattutto una sensazione di vuoto. Emblematiche le parole di Del Piero: “Non puoi non avere una reazione quando vieni preso a cazzotti. Questo non rispecchia lo spirito Juve”. Alex ha centrato il punto. La maglia bianconera è pesantissima. Quello mentale è un problema palese, quasi più importante rispetto alla tattica. Se la testa è disconnessa, le gambe non girano. E' un aspetto che sta accompagnando la squadra da inizio stagione, anche nelle poche volte in cui si è vinto, era evidente una fragilità da parte della truppa che ad un certo punto ha cominciato a non rispondere più alle sollecitazioni di Motta. Le ultime gare sono solo le ciliegine amare su una torta ormai guasta. Tutto abbastanza chiaro. Ecco perché bisognava intervenire prima. Se il tecnico non è adeguato va cambiato, la sconfitta contro il PSV poteva essere l'occasione giusta. Certo non aiutano le voci quotidiane sui possibili successori. In buona sostanza, la panchina della Juve è commissariata. Allenatore e squadra difficile possano in così poco tempo ribaltare la situazione. La crisi pare irreversibile. Domani la scossa potrebbe darla Elkann, magari anche con decisioni drastiche.
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