La Juve senza incantare batte il Genoa e regala la prima gioia a Tudor

La Juve senza incantare batte il Genoa e regala la prima gioia a Tudor
Ieri alle 22:45Editoriale
di Antonio Paolino
Un esordio ordinato, sofferto e vincente che riporta punti e sorrisi in casa Juventus. Di più non ci si poteva aspettare

La Juve batte il Genoa e riprende la via della semplicità a scapito della ricerca del “giochismo” a tutti i costi, marchio di fabbrica dell'allenatore appena esonerato. Mister Tudor non può cambiare i giocatori e allora fa con quello che si trova, cancellando però dalla loro testa quei movimenti tanto strani da aver generato un'escalation di confusione negli stessi interpreti, e inducendo la società – neppure a sorpresa - a fare una drastica marcia indietro. Sia chiaro, Motta non è stato il male, ma la guida sbagliata per una rivoluzione già fortemente rischiosa.

Tudor - Quello che sarà Tudor è ancora tutto da scoprire, ma abbastanza intuibile dalla semplicità delle sue parole impregnate di juventinità. É vero, superata una prova – non tra le più difficili delle nove che c'erano - non è detto che scivoli tutto liscio, ma neppure che non si possa fare meglio toccando le corde giuste della squadra e mettendo in pratica, step by step, le nozioni “basic” del mister. L'esordio dello “jugoslavo alto” (cit. Avv. Agnelli) verrà ricordato per il successo e una squadra che ha cercato di giocare in velocità puntando la porta avversaria. Non ci si poteva aspettare di più dopo appena una settimana di allenamenti a ranghi ridotti e con la preoccupazione di doversi adattare ad una preparazione già impostata dal predecessore (e neppure troppo rassicurante). Troppo facile criticare adesso, potrebbe insinuare qualcuno, ma le “confidenze” che arrivano dalla Continassa dimostrano che si è lavorato sempre meno dal punto di vista fisico, riducendo così l'autonomia a poco più di un tempo di gioco, così come riassumono gran parte delle ventinove partite della gestione Motta.

Novità – Tudor non ha inventato niente di nuovo, ma ha spronato la squadra a verticalizzare, a pressare uomo su uomo, riposizionando al centro del credo tattico il singolo giocatore. Nove giornate, ora otto, non sono sufficienti per fare esperimenti e allora, senza demolire nulla, ha modificato il modo di stare in campo secondo i suoi principi. Si è passati alla difesa a 3, pur di infoltire il centrocampo e ridare fiducia a tutto il reparto d'attacco, schierato nell'ordine con due sotto punte e un attaccante di profondità. Le risposte sono state diverse e in linea con quanto prodotto nella controversa stagione in corso. Avvicinando Yldiz alla porta, il turco ha ritrovato oltre al sorriso anche il gol, mentre con Vlahovic - titolare dopo troppe panchine - ci si è giocati l'arma delle coccole. I sacrifici sono stati richiesti un po' a tutti, ma per necessità, qualcosa di più a Gonzalez e McKennie impiegati a tutta fascia e quindi molto più frenati rispetto al passato. Ancora né carne né pesce Koopmeiners, ma i miracoli riescono a pochi. C'è ancora tanto da fare, ma soprattutto da rifare, partendo dalle cose buone che si sono viste. Come dal ritrovato feeling con i tifosi, timidi, ma schierati per aiutare la squadra a centrare l'obiettivo. Striscioni e cori hanno emozionato il tecnico, ma non quanto una vittoria sporca e utile per agganciare il quarto posto, magari già nel prossimo turno: esame tosto domenica in casa della Roma, non meno per il Bologna contro il Napoli.
Battete tre volte la mano sul tavolo e sentirete con quale spirito Tudor lo preparerà.