La Juventus non impara dagli errori
Dodicesimo pareggio della stagione per la Juventus di Thiago Motta, che non va oltre l’1-1 al Grande Torino. È stata ancora una volta, l’ennesima, una Juve dalle due facce all’interno della stessa partita: una squadra in grado di mettere in difficoltà l’avversario quando pigia sull’acceleratore, ma anche di subire gol in qualsiasi momento per via di una fragilità tattica e mentale che non sembrano avere fine. Nulla che non avessimo già visto, insomma, e se sei questa cosa qui a gennaio (tocca ripetermi), difficilmente svolti la stagione nei mesi successivi, anche son un mercato importante.
La gara inizia con un’ottima costruzione da dietro della Juve, capace di evitare quasi semrpe il pressing orchestrato da Vanoli. Dal centrocampo in su, però, la squadra di Motta è monotona e prevedibile, fin quando Yildiz non decide di inventarsi dal nulla una rete che nulla ha a che fare con gli schemi o col gioco. Il Toro, subito il gol, deve inevitabilmente alzarsi e si espone a qualche transizione positiva della Juve, una della quali porta al gol annullato di Gonzalez. C’è davvero poco di più nel primo tempo, a parte la solita sensazione che soprattutto sui cross e sui traversoni la difesa bianconera vada in forte difficoltà. Insomma, la frittata è sempre nell’aria e arriva nel recupero: davanti l’area di rigore si “marca tutto”, ma Thuram temporeggia e lascia a Vlasic tutto il tempo e lo spazio per piazzare la palla.
Insomma, una volta sbaglia Danilo, un’altra Cambiaso, una volta Kalulu, poi Savona, ancora Gatti… A turno c’è sempre qualcuno che sbaglia e spalanca le porte del gol agli avversari: fa parte di un’endemica debolezza tattica, tecnica e mentale di questa Juventus, che ad inizio ripresa subisce anche l’aggressione del Torino, che però non porta ad alcunché. Dal 15’ in poi è quasi un monologo della squadra di Motta, che però a parte qualche tiro sbilenco o forte ma centrale (Koopmeiners), non mette in grossissime difficoltà la porta di Milinkovic Savic.
La prestazione di squadra è globalmente insufficiente, insomma, anche se ci sono segnali positivi da Douglas Luiz, il solito Yildiz, l’ex epurato McKennie… Non fa ancora una volta bella figura Koopmeiners, stavolta insignito anche della fascia di capitano per “meriti”. Globalmente, la squadra sembra in debito qualità, soluzioni tattiche e forza mentale. Indubbiamente qualche aiuto può arrivare dal mercato, ma al momento è tutto nelle mani di due persone: Giuntoli, deus ex machina della società, dovrà dare serenità all’ambiente e far ritrovare il Dna Juve; Motta, capo indiscusso e indiscutibile dello spogliatoio, dovrà trovare eventualmente soluzioni diverse per sfruttare al massimo il potenziale che ha già a disposizione.
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