La Juve di Tudor: con grinta, voglia e maggiore verticalità

Buona la prima allo Stadium con Igor Tudor in panca, ma non c’è tempo per festeggiare. La Juventus è attesa da un finale di stagione convulso e arroventato, per cercare di raggiungere l’obiettivo fondamentale del quarto posto. Una bagarre incredibile quella che lega la corsa alla posizione Champions, una volata che si giocherà sul singolo risultato e sugli accadimenti, fino all’ultima giornata. Insomma, a Tudor servirà l’impresa per traghettare la sua Juve nell’Europa che conta, e che elargisce decine e decine di milioni di euro, perché i contendenti e i fattori sono e saranno veramente tanti e disparati. L’allenatore juventino ha esordito bene battendo il Genoa sabato scorso, all’insegna del suo nuovo corso tutto improntato all’appartenenza, al sentire la maglia e al lavoro duro per migliorare una stagione fortemente deludente sino a qui. Poi ci sono le famose variabili che giungono tra capo e collo e che non si possono controllare o prevedere, leggasi la frattura al perone di Gatti, altro accadimento pesante di un’annata che sembra maledetta per gli infortuni gravi succedutisi. Diciamolo chiaramente, due crociati e una frattura nell’arco di una stagione rappresentano pura sfortuna, impossibile da arginare o combattere. Tra l’altro tutti avvenuti nello stesso reparto, la difesa. Ma la Juve se vorrà arrivare in Champions dovrà essere più forte di ogni episodio e di ogni fattore, ricalcando le orme di Madama, quando, in passato, si dimostrava sul rettangolo di gioco, più forte di tutto e di tutti, al di là delle componenti che intervenivano lungo il tragitto dell’annata. In attesa della delicata sfida di domenica contro i giallorossi di Ranieri, reduci da un filotto eccezionale di sette vittorie di fila, la Juve di Tudor, sebbene siano passati solo pochissimi giorni dal suo insediamento, qualcosa di diverso lo ha mostrato contro Miretti e compagni.
Anzitutto, la Juventus è tornata alla vittoria dopo le due umilianti sconfitte patite contro Atalanta e Fiorentina, e questo è un dato basilare per il morale e la classifica, visto che d’ora in poi il risultato, da qui alla fine della stagione, sarà sempre più indispensabile. In pratica servirà vincere sempre o quasi, 8 partite in cui la Juve dovrà cercare di raccogliere il massimo dei punti, e con match complicati da giocarsi in trasferta al cospetto di Roma, Lazio e Bologna, dirette concorrenti per il piazzamento Champions. Tudor ha ricompattato, a tempo di record, un gruppo che Thiago Motta aveva polverizzato, e sul campo si è vista una squadra che si aiutava, che si cercava, con tutti gli interpreti pronti ad assistere il compagno e a darsi la carica reciprocamente. Elemento questo non certo risibile, anzi. L’appartenenza e il Dna Juve sono fondamentali ma non si portano a casa punti vittoriosi solo con quei fattori, e allora ecco una Juventus che, al netto dei soliti errori e delle consuete imprecisioni che ben conosciamo, ha saputo lottare, tenere mentalmente, e sviluppare un possesso palla al di sotto della media stagionale ma che ha condotto i bianconeri al successo pieno. In esatta controtendenza rispetto a Thiago Motta, che predicava alte percentuali di possesso, poi rivelatesi, spesso sterili ed inefficaci. Un passo in avanti significativo, senza ombra di dubbio. Una vittoria importante per dare carica, morale e forza a tutto il gruppo squadra, che prima dell’avvento di Mister Tudor aveva l’autostima sotto terra. Abbiamo visto anche uomini, finalmente, collocati nelle zone in cui si sanno esprimere meglio, l’esempio di Yildiz è palese: con le sue caratteristiche il numero 10 juventino più gioca vicino all’area avversaria, più ha chance di fare gol e di risultare centrale nel gioco della Juve, diventando letale sottoporta. Una Madama bianconera che ha cercato di verticalizzare in velocità, e proprio da questa idea, anche se da rimessa laterale, è nato il gol vittoria di Kenan Yildiz, fortissimo nello stretto con i suoi dribbling leggeri come piume svolazzanti ma incisivi come magli d’acciaio finalizzati e scaricati, con potenza, a rete.
Tutto ciò che i tifosi bianconeri si attendevano e auspicavano da luglio: era ora di occhieggiare una Juve più verticale, senza una miriade di passaggini e passaggetti fastidiosi e narcolettici, spesso all’indietro verso il portiere. Una Vecchia Signora pronta a proiettarsi a rete, più volte, come accaduto nella stessa partita in altre occasioni. Impostazione da dietro sì, ma non sistematica, infatti contro il Genoa si sono apprezzati anche lanci lunghi in avanti per le spizzate di Vlahovic, terminale offensivo che ha provato a far salire la squadra in fase di costruzione; certo non tutto è stato luccicante o è andato a buon fine, ma avere più frecce alla propria faretra, utilizzandole e sfruttandole al meglio, significa possedere armi in più per offendere. Altro dato importante quello legato al gioco aereo: la Juve ha vinto di testa quasi tutti i duelli, segno che la squadra si è rimentalizzata e si sente più forte, con la convinzione di potersi riprendere dopo un cammino accidentato e con un profondo scoramento che aveva attanagliato tutti i giocatori. Vincere i duelli di testa rende la difesa più sicura, il cono centrale della mediana meno leggibile e più propositivo e l’attacco decisamente più pericoloso, tutti fattori che serviranno molto da qui a fine maggio. Tudor in conferenza ha parlato di un concetto saldo nelle sue idee di calcio: serve lavorare tanto e forte, senza mollare mai, concetti cardine che possono e devono condurre la Juve a fare finalmente la Juve sul perimetro di gioco. Con queste componenti sciorinate, Madama può giocarsela fino alla fine, chiaro che non sarà facile, sin da domenica a Roma, in un Olimpico esaurito che spingerà forte i propri beniamini. Ma una squadra ritrovata e concentrata può far tornare la Juventus a rivestire il ruolo di compagine tosta e difficile da affrontare per tutti gli avversari. Non ci sarà Gatti, e capiremo se Tudor proporrà di nuovo la difesa a tre o apporterà dei correttivi, la cosa più importante sarà presentarsi in campo con lo spirito giusto e la voglia famelica per fare ottime cose, come è successo contro il Genoa, limitando al minimo, errori, fragilità e indecisioni. Con Mister Tudor che lavorerà duramente con i ragazzi e avrà a disposizione un’intera settimana per preparare una sfida di grande rilevanza per la classifica e il morale. La tappa dell’Olimpico ci dirà se questa Juve ha svoltato rispetto ad una gestione che ha creato tanti malumori e delusioni, sia nei tifosi, sia nel gruppo. Quando il gioco si fa duro, i duri devono far sentire la propria voce stentorea, a tanti decibel, traducendo tutto in situazioni tecniche e giocate qualitative; l’augurio è che tutto ciò possa tramutarsi in gol e relativa vittoria di una Juventus che deve ritrovarsi in fretta. Due mesi e la stagione sarà terminata: Igor Tudor sa bene che il tempo stringe e bisogna viaggiare a ritmi supersonici per arrivare a coronare la meta prefissata, a cominciare da domenica sera contro la Roma. Un match che i bianconeri non possono e non devono sbagliare.

Iscritta al tribunale di Torino al n.70 del 29/11/2018
Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione al n. 18246
Direttore responsabile Antonio Paolino
Aut. Lega Calcio Serie A 21/22 num. 178