La "gitarella" in barca di Igor Tudor

La "gitarella" in barca di Igor TudorTUTTOmercatoWEB.com
domenica 30 marzo 2025, 23:41Editoriale
di Roberto De Frede
Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere i compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito. (Antoine de Saint-Exupéry)

Diamo il benvenuto al caro Tudor da Spalato, il cui altisonante nome Igor, derivante dall’antica lingua della Scandinavia risultante dai dialetti germanici settentrionali, affine al norvegese e all'islandese, ha tra le varie e complicate etimologie, oltre al significato di guerriero astuto, anche quello di “sveglio”. Ebbene dopo un periodo di soporifero letargo mottiano, già questo auspicato risveglio potrebbe essere indice di un buon inizio. Serviva subito un gigante buono di grande carattere, esperto di juventinità e juventino, che prendesse per mano questa Vecchia Signora malaticcia e assonnata più nella mente e nell’atteggiamento che nel corpo, per tentare di rimetterla in sesto, almeno per arrivare a quell’obiettivo ultimo rimasto dell’odiosamato quarto posto, per entrare nell’Europa che conta, o meglio quella che fa contar soldi in entrata al ragioniere della società.

È uso comune appellare col termine “traghettatore”, l’allenatore che subentra in corsa e a fine stagione, ma non tutti amano questa etichetta, me compreso, perché dà la sensazione di un trasporto di breve durata, a tempo molto determinato (tranne che per Giuntoli vista l’opzione prolungamento tratta), da una sponda ad un’altra. Si, questa parola suona davvero molto male, forse tutta colpa di quel vecchio, bianco per antico pelo: Caronte il famigerato traghettatore di anime dannate del mondo classico. Vecchio e sudicio, su una barca rattoppata, trasportava le anime dei morti attraverso i fiumi degli Inferi. Per essere imbarcata l’alma doveva pagare un obolo. Una moneta molto piccola che veniva posta nella bocca del defunto affinché potesse darla a Caronte. Come scrive Virgilio, Enea dovette pagare molto di più quando, accompagnato dalla Sibilla, discese negli Inferi. A lui costò un ramo tutto d’oro e Caronte per aver traghettato un essere vivente rimase per un anno in catene. Dante nell’Inferno ne fa una suggestiva descrizione: “Caron dimonio, che con occhi di bragia, / loro accennando, tutte le raccoglie; / batte col remo qualunque s’adagia”.

A questo punto, qualche buontempone dalla vena umoristica ingrossata, vista la stagione bianconera sino ad oggi, potrebbe esclamare: “meglio una gitarella con Caronte sulla sua barchetta in compagnia delle anime dannate, che non su una sfarzosa nave da crociera piena di progetti triennali “Titanici” varata dalla ditta Thiago&Cristiano!” Come dar loro torto. 

Se proprio bisogna scomodare il sommo poeta, Tudor – per indorare un po’ la pillola e cominciare la gitarella alla meglio -  potrebbe rappresentare l’angelo nocchiero: l’incaricato di raccogliere sulla sua barca le anime salve destinate al Purgatorio, che dopo la morte si raccolgono alla foce del Tevere. Viene presentato nel Canto II del Purgatorio (vv. 13-51), allorché Dante si trova ancora sulla spiaggia: il poeta vede una luce in lontananza che si avvicina rapidissima dal mare, ai lati e al di sotto della quale spunta uno strano biancore (le ali e la veste). Virgilio riconosce l'angelo e invita Dante a inginocchiarsi, poi lo descrive come un essere che evita gli strumenti umani, non usa remi né vele e si limita a drizzare le ali verso il cielo, senza che il vento muova le loro penne. L'angelo spinge da poppa una barchetta leggera che non affonda nell'acqua, dentro la quale ci sono più di cento anime che intonano il Salmo 113 (In exitu Israel de Aegypto); approdato a riva, l'angelo fa il segno della croce ai penitenti che scendono dalla barca, quindi si allontana con la stessa velocità. Il suo vasello snelletto e leggiero è il lieve legno che, secondo Caronte (Inf., III, 91-93), porterà Dante in Purgatorio; su di esso, secondo la testimonianza di Casella, l'angelo fa salire chi vuole lui e quando vuole, secondo la volontà divina, ma da circa tre mesi (cioè da quando è stato indetto il Giubileo del 1300) egli ha accolto tutti coloro che l'hanno richiesto. L'angelo è il primo ministro celeste che compare nel Purgatorio e nel poema.

Il traghettatore Tudor, guarda caso nell’anno giubilare 2025, è un valente marinaio, conoscitore di mari e di stelle, di libecci e maestrali, ma soprattutto sa in quale porto vuole approdare, quello della vittoria; contro il Genoa almeno ha spezzato le catene a Yildiz ridandogli la libertà, patrimonio assoluto di un numero dieci. Il problema a mio avviso resta la barca, che non va e non bisogna lasciarla andare così. Ai cantieri (se vogliono) l’arduo compito di restaurare quella che fu la nave più bella del mondo: la Juventus.

Ad maiora caro Igor, di vero cuore ti auguro una buona traversata, rischiosa e affascinante, che sia breve fino a giugno, o chissà… dipenderà dai mari e dai venti, ma soprattutto da coloro che si fregiano ignobilmente di esser marinai rimanendo seduti in poltrona.

Roberto De Frede