Da Milano emergono carattere e orgoglio. Tra errori e cose buone, adesso serve la svolta in campionato.
La girandola di emozioni vissuta nella folle serata di Milano ci restituisce una Juventus che temevamo di aver smarrito nella brutta serata con lo Stoccarda. Ha ragione Motta, una partita da analizzare attentamente, tra le cose andate bene e quelle che invece hanno girato male. Ma riprendere una gara del genere è indice di carattere, personalità e voglia di non arrendersi mai. Un carico di adrenalina positiva da trasformare ora in risultati nel doppio impegno ravvicinato con Parma e Udinese. Cosi come le risposte che sono arrivate vanno prese, recepite e applicate. Yildiz decisivo come non mai dopo una panchina iniziale che evidentemente ha avuto il pregio di scuotere il ragazzo, la sua posizione in campo più vicino alla porta e alcune movenze finalmente nuove e differenti rispetto al solito.
Un ragazzo, il turco, destinato a regalarci grandi soddisfazioni con l’impegno però da parte di tutti di non caricare eccessivamente le spalle, già abbastanza larghe, del talento con la maglia numero 10. L’imprevedibilità, l’estro, la fantasia del piccolo grande Conceicao, al momento l’inserimento miglior del mercato. Serviva il portoghese per ridare vita ad una corsia che negli ultimi anni era più nota per le espressioni di chi la calcava ( quando era disponibile) che non per le giocate. L’inserimento di Cabal, che si è ripreso la squadra dopo un mese trascorso in panchina senza batter ciglio, ma con l’idea e la cultura del lavoro.
Tutto oro? No ci sono anche le note dolenti, in primis Danilo, al momento l’anello debole di una squadra che a causa anche dei tanti infortuni è costretta spesso a cambiare pelle. Non ce ne voglia il capitano, perché noi lo riteniamo ancora tale, ma forse adesso il contributo migliore può arrivare dietro le quinte, e qui sappiamo quanto può essere importate, che non le rettangolo di gioco. E’ un momento negativo, passerà, ma lo stesso Motta lo deve preservare da prestazioni che restano negative.
La gestione del vantaggio, e qui andiamo sul collettivo, doveva essere migliore. Ribaltare il risultato a San Siro nel primo tempo, avere la capacità in pochi minuti di mettere la testa avanti, e la stessa semplicità con errori, anzi orrori, banali e scriteriati, deve far alzare un primo allarme. Certo senza Bremer la difesa si è dovuta reinventare, ma ci sentiamo di chiamare in causa l’intera fase difensiva, con un centrocampo che è stato annullato e saltato troppo facilmente. L’equilibrio ha rappresentato in questa prima fase di stagione il punto di forza, ecco va ritrovato e rimesso al centro. Nelle ultime due partite la Juve ha preso complessivamente 40 tiri verso la porta. Troppi e non giustificabili con la sola assenza di Bremer.
Ci siamo sbloccati in attacco, 4 reti in una volta sola, tanti e nati dallo sviluppo di azioni di livello, ma l’intera fase deve migliorare con soluzioni alternative che non possono e non debbono passare dal solo Vlahovic. E qui pesa tanto l’assenza soprattutto di Koopmainers giocatore che ha le qualità per aumentare il peso offensivo della squadra.
Il cartello lavori in corso resta ben saldo alla Continassa. Ma da San Siro è uscita una squadra apparentemente più matura. Come sempre sarà solo ed esclusivamente il campo a darci la valutazione giusta. E ci spettiamo che lo stesso Motta abbia analizzato attentamente una delle partite più folli degli ultimi anni che ci ha regalato emozioni e la sensazione di aver lasciato i vincitori dei 19 scudetti ancora una volta con un pugno di mosche in mano. La storia si ripete, la storia non si cambia!
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