Una notte da dimenticare e da cui ripartire
Presto o tardi la prima sconfitta doveva pur arrivare, ma per questa circostanza non ci si è fatto mancare nulla. Lo scenario scelto è quello della Champions, la competizione che gli juventini sognano di più perché è una coppa che manca da tanto troppo tempo. Per carità, se non è arrivata con una squadra imbottita di campioni e super rodata capace di vincere scudetti in serie, men che meno può essere vinta da una Juventus alla sua ennesima rifondazione. Ma dopo la passata stagione senza coppe e l'inizio promettente di questa nuova edizione di Champions ci si aspettava sicuramente qualcosa di diverso e di più da questa partita contro lo Stoccarda e invece è stato sbagliato tutto quello che si poteva sbagliare.
Gara, purtroppo, sottovalutata nella preparazione, ci si era illusi potesse essere molto più semplice soprattutto dopo la mastodontica impresa di Lipsia, e invece i tedeschi di Hoeness hanno messo in campo tutta la loro fisicità, pragmaticità e intensità prendendo totalmente alla sprovvista una Juventus con poche idee (non una novità viste le ultime partite) e incapace inaspettatamente di fare possesso palla per impedire agli avversari di avvicinarsi. Si parte subito male, con la defezione di Douglas Luiz, non certo il salvatore della patria ultimamente, ma uno dei giocatori più talentuosi che magari poteva aiutare la squadra a tenere palla, creare superiorità e verticalizzare. Il brasiliano sente tirare il muscolo della gamba e allora si sceglie di non rischiare vista l'ecatombe già in atto e al suo posto in campo ci va Thuram. Tutt'altra tipologia di giocatore, con la cabina di regia che passa automaticamente a Fagioli.
Il piano gara, che si poggiava sul lavoro degli esterni approfittando anche del rientro di Conceicao, però, fallisce da subito, con Savona letteralmente surclassato da Mittelstadt vera spina nel fianco; sull'altra sponda Cabal sembra lontano parente del giocatore apprezzato contro la Lazio e la squadra perde tutti i riferimenti oltre a non avere qualità in mezzo al campo. McKennie latita e non riesce né ad assistere Vlahovic (totalmente isolato in tutta la partita al punto da essere sostituito per risparmiarlo almeno per la gara contro l'Inter), Thuram che gira a zonzo senza un perché e Fagioli incapace di trovare riferimenti e qualità nelle giocate. Morale della favola: il centrocampo è totalmente in mano ai tedeschi che arrivano da tutte le parti. Il solo Perin risparmia alla Juventus il passivo nel primo tempo e non immagina neanche quanto sarà decisivo nella ripresa.
La seconda parte di gara doveva essere una nuova opportunità per Motta di riorganizzare gioco e idee e invece prevale il buio più totale. Neanche i cambi sortiscono gli effetti sperati, anche se Weah e Cambiaso sono quelli che incidono di più. Ma senza più Vlahovic a riempire l'area e con un Yildiz fantasma in mezzo al campo, quei pochi sussulti sono più di speranza che concretezza. In compenso lo Stoccarda si vede annullare un gol e parare un rigore dal sublime Perin. Risultato salvato? Magari. Qui si aggiunge un altro errore alla collezione della serata: Motta decide di serrare le fila inserendo Rouhi invece di Gatti, ed è proprio dalle parti del neoentrato che l'ex atalantino Toure trova lo spunto vincente al 92'. Vittoria meritata per i tedeschi, buio pesto per la Juve e domenica c'è l'Inter con diversi cocci ancora da raccogliere e segnali preoccupanti.
Ma proviamo a vedere il bicchiere mezzo pieno: quando si sbaglia tanto, c'è anche tanto su cui lavorare e da una notte buia si può individuare più facilmente la luce della rinascita. Tanto, peggio di questa serata non può andare...
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