Caro D(j)ario, l'urlo di gioia di Rugani non mascheri i problemi

Caro D(j)ario, l'urlo di gioia di Rugani non mascheri i problemi
giovedì 29 febbraio 2024, 17:00Caro D(j)ario...
di Dario Ghiringhelli
fonte Radio Bianconera

Caro D(j)ario,

a recuperi terminati la classifica adesso è reale e dice che l’Inter è a +12. Da un lato forse è meglio, così non ci si fanno false illusioni come fino a qualche settimana fa. L’Inter è ufficialmente scappata, l’Atalanta è rimasta a distanza di sicurezza. A voi valutare se vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Va detto che molte delle illusioni ce le siamo prima costruite e poi distrutte da soli, perché il crollo dell’ultimo mese contro QUELLE squadre non era davvero preventivabile. Un passaggio a vuoto ci poteva stare, un inciampo di un pareggio invece che una vittoria, ma due punti in 4 partite proprio non erano preventivabili. E i punti avrebbero potuto essere addirittura solo 3 in 5 partite se Rugani non avesse spinto alle spalle di Cerofolini il penultimo pallone della partita di domenica a pranzo, con una vittoria tanto rocambolesca quanto portatrice di ossigeno per il morale e la classifica della Juve, considerando che nella stessa domenica Milan e Atalanta hanno pareggiato consentendo alla Juve di allungare su entrambe. Certo, sono in parte dei palliativi di una ennesima prestazione per lunghi tratti inaccettabile. Il gol all’ultimo respiro ha addolcito la pillola, e ha avvicinato ai 70 punti ipotizzati da Allegri per la certezza della Champions League, ma alcuni giocatori, e le prestazioni di altri, non sono compatibili con il nome Juventus, men che meno con uno stadio che è tornato ad essere tutto esaurito per l’undicesima volta in stagione e nonostante i singhiozzi delle ultime prestazioni. Vedere giocatori che camminano in campo, che non velocizzano le rimesse, che sbagliano passaggi elementari e non si preoccupano di andare a recuperare la palla fa saltare i nervi anche al tifoso più determinato. Ogni riferimento a Locatelli e Kostic (ma domenica anche Chiesa…) è puramente voluto.

Eppure lo stadio ha cantato dall’inizio alla fine. Si è lasciato andare ad un piccolo sfogo di fischi a 10 minuti dalla fine, ma poi ha ricominciato più forte di prima. Che sia stata la scossa? Che i giocatori abbiano percepito la voglia dei tifosi di tornare a vincere? Non lo so, forse no, ma mi piace pensare di sì, se è vero come è vero che nei 9 anni di trionfi l’Allianz (all’epoca Juventus) Stadium era fortino inespugnabile e il sostegno dello stadio intero era la spinta aggiuntiva che percepivano anche gli avversari. La vittoria ha anche offuscato per qualche tempo gli infortuni di Rabiot e soprattutto McKennie, quest’anno l’unico, vero valore aggiunto della squadra, che ha fornito il 4° e 5° assist a Vlahovic della sua stagione, e che mancherà insieme al francese nella trasferta al Maradona di domenica sera contro un Napoli che sempre ieri è tornato sulla giostra del gol rifilandone la bellezza di 6 al Sassuolo con tripletta di Osimhen e doppietta di Kvara. Servirà una piccola rivoluzione tattica probabilmente, perché se al posto di Rabiot dovrebbe giocare il nuovo arrivato Alcaraz (anche lui tra i pochi benino domenica), il texano non ha un alter ego in squadra, a meno che non si modifichino le caratteristiche di qualcuno o si cambi (finalmente) modulo. Mancano ancora 12 partite, che sono tante, sono 36 punti, da conquistare con fatica e partita dopo partita, con molti big match ancora in calendario e pochi scivoloni ancora accettabili. Se non si può vincere lo scudetto, almeno arrivare secondi sarebbe importantissimo, perché sarebbe comunque un miglioramento rispetto al 3° posto effettivo dell’anno scorso e perché con il nuovo format della Supercoppa italiana si potrebbe giocare per un trofeo in più la prossima stagione. E poi c’è una Coppa Italia da provare a vincere, ma manca ancora un mese alla semifinale. Adesso sotto con il Napoli domenica e l’Atalanta la settimana dopo. Un passo per volta, fino alla fine.

Dario