Caro D(j)ario, che bello essere tornati quelli del "fino alla fine"
Caro D(j)ario,
alzi la mano chi sta ancora godendo per la vittoria di sabato sera. Non lo vedi, ma io la sto alzando, eccome se la sto alzando. Ero lì, inutile dirtelo, proprio lì, in Nord, dove era stato da poco annullato il secondo gol di Kean (e ancora non ho capito il perché, insieme a molti addetti ai lavori ed esperti di arbitraggi) e dove quel pallone colpito di testa da Milik sembrava volesse ulteriormente beffarci, sbattendo contro il palo e poi ancora venendo smanacciato fuori da Montipò. Dalla nostra prospettiva sembrava già dentro, poi è arrivato Cambiaso a mettere tutti d’accordo: 1-0 di voglia, di grinta, di “fino alla fine” come non si vedeva da troppo tempo. Il risultato è importante almeno quanto quello di settimana scorsa, non tanto per il blasone dell’avversario, perché è chiaro che vincere a san Siro contro il Milan dà più prestigio di uno striminzito 1-0 in casa col Verona, ma quando arrivi a quel punto delle partite dove pensi che possano durare 10 ore e continueresti a non segnare può diventare un segnale forte per tutti. Per gli avversari, per i tifosi, per i giocatori stessi che acquisiscono quella maturità e consapevolezza del poterle andare a vincere davvero fino all’ultimo respiro, perché andando a rivedere le azioni il gol di Cambiaso è davvero arrivato all’ultimo secondo dell’ultimo minuto di recupero.
Nel frattempo dall’altro ieri abbiamo anche scoperto il nostro prossimo e primo avversario di Coppa Italia: sarà la Salernitana di Pippo Inzaghi che martedì si è liberata con un facile e rotondo 4-0 della Samp di Andrea Pirlo (e di Facundo Gonzalez) che naviga in acque pessime, essendo anche in fondo alla classifica della serie B e che passando il turno sarebbe potuto tornare in quel di Torino a trovare amici ed ex compagni di ventura. Dispiace vedere Pirlo in questa situazione, ma forse davvero era ancora troppo presto averlo sulla nostra panchina, considerando le esperienze per così non esattamente esaltanti che ha avuto dopo la Juve.
Domenica sera si va a Firenze, in un campo storicamente ostico, dove come in tante altre parti d’Italia si vive una rivalità un po’ a senso unico: la Juve è la squadra nemica per eccellenza, vincere contro di noi spesso significa salvare stagioni intere. Sicuramente non ci sarà ancora Danilo (che continua a rivelarsi sempre più Capitano di questa Juve anche quando non gioca con interviste stupende), così come Weah che ci stava giusto facendo assaggiare i lampi di tecnica e velocità che dovrebbero renderlo il padrone della fascia destra per i prossimi anni. Ci sarà in compenso un Kean in forma smagliante: lo avevamo già visto bene a Milano, contro il Verona ha fatto davvero molto bene e il primo gol annullato era un piccolo gioiello che purtroppo non finirà negli annali solo per quel maledetto tacchetto in fuorigioco. Che poi essendo un fuorigioco di rientro, mi devi spiegare dov’è il vantaggio procurato da quella posizione di partenza. Anzi, semmai parte svantaggiato essendo più avanti e dovendo rientrare. Bah. In ogni caso faccio fatica a immaginarlo fuori dall'11 titolare domenica sera.
Altra notizia della settimana, un po’ da libro Cuore, è stata la proposta di rinnovo a Fagioli, nonostante la squalifica per le scommesse. Certo, fa parte di un piano più ampio in cui rientrano anche Chiesa, Vlahovic, Rugani eccetera, però le tempistiche in questo caso sono molto significative.
E anche se con un giorno di ritardo permettimi di chiudere con un augurio lungo 126 anni per il compleanno della nostra Vecchia Signora: 126 anni di Juve, di cui io condivido gli ultimi 45, che continuano a farci sognare, sperare, tifare. E sì, dopo due anni un po’ così per vicende di campo e non, per ora quest’anno ci stiamo di nuovo divertendo un po’ di più.
Dario
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