Caro D(j)ario, arriva la settimana delle grandi verità
Caro D(j)ario,
entriamo nei 6 giorni più “caldi” della stagione bianconera. Da qui a mercoledì prossimo potremmo aver centrato due obiettivi su due, o forse solo uno, o forse nessuno dei due. Oddio, per uno dei due diventa davvero cervellotico e quasi al limite dell’autolesionismo pensare di non centrarlo: la qualificazione in Champions passa per la vittoria domenica pomeriggio contro la Salernitana, e a quel punto la matematica sarebbe dalla nostra, con addirittura un jolly da spettatori in serata perché se l’Atalanta batte la Roma noi siamo qualificati a prescindere dal risultato del pomeriggio e delle prossime due settimane. Però non posso pensare di arrivare alla fine dell’anno senza più gioire di una vittoria in casa. Sono troppi i mesi di astinenza, inframezzati solo dagli urli contro Frosinone e Fiorentina (e Lazio, ma in Coppa Italia, due partite vinte di fila che ci avevano illuso di essere usciti dal tunnel), per cui mi auguro domenica sera di trovarmi a guardare l’altra partita totalmente disinteressato. Vero che c’è poi ancora Juve-Monza all’ultima, però perché aspettare ancora?
In questo senso, il pareggio di domenica sera all’Olimpico è stato molto importante, più di quelli precedenti, sia per come è arrivato, con una Juve finalmente pimpante e con voglia di giocare, che per il risultato che ha tenuto a debita distanza la squadra di De Rossi. Un bellissimo Chiesa mi ha sollevato però un dubbio: e se la sua prestazione finalmente all’altezza fosse figlia della non pressione derivante dall’assenza di Yildiz in panchina? Vero, anche contro il Milan aveva fatto molto bene… ma da subentrato, quando ormai no poteva più essere a dover uscire dal campo prima della fine della partita. Un piccolo dubbio, che spero che Chicco mi fughi quanto prima, perché da qui si capirebbe molto la sua predisposizione all’essere un trascinatore su cui fondare il futuro della squadra o solo un buon giocatore che va sfruttato nei momenti migliori.
Poi mercoledì ci sarà la Atalanta-Juve, la finale di Coppa Italia, l’unico trofeo sollevabile quest’anno e l’unica occasione di poter festeggiare da 3 anni in qua. Ma è anche la vera prova del fuoco per questa squadra che deve davvero dimostrare tanto ai tifosi, anche da parte dei giocatori. Condivisibile o meno, il manifesto della Sud uscito nei giorni scorsi sul web dice una grande verità: troppi attori di questo spettacolo si sono rivelati, o si stanno rivelando, non all’altezza del ruolo, non soltanto per mancanze tecniche, ma anche per cadute di stile e comportamenti non allineati con quello che ci si aspetta da giocatori di un certo calibro. In campo, e da quel che si è capito, anche fuori. Ben venga che la finale si gioca “in trasferta”, perché la polemica della curva si limiterà al silenzio nelle mura amiche dell’Allianz, mentre a Roma è garantito il sostegno a Vlahovic & Co, per quanto questo possa incidere davvero sul rendimento di una partita.
E poi tra una settimana circa, a bocce ferme e con uno o due obiettivi centrati, ci sarà il fantomatico incontro Allegri-Giuntoli per definire il futuro. Un giorno Motta è già il nuovo allenatore, il giorno dopo rimane Allegri per un altro anno. Te l’ho già scritto qualche settimana fa, a me sembra molto strano che una Società come la Juve non abbia ancora oggi preso una decisione in questo senso, a meno di un mese dalla fine della stagione e con la prossima che prevede probabilmente ben 5 competizioni a cui partecipare. E’ ora di cambiare guida tecnica? Molto probabilmente sì. Succederà tra meno di un mese? Lo scopriremo insieme
Dario
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