Una Juventus brutta e balbettante, ma la colpa è di tutti. Servirà tempo per rinascere
L'unica speranza è che questo strazio finisca in fretta, con una posizione in Champion's, per lo meno. L'incapacità della Juventus di essere la Juventus è deprimente. Ogni settimana si spera che le cose cambino, ogni settimana si sprofonda nella delusione. La Juventus è questa: balbettante e brutta. Sarà il caso che tutti, ma proprio tutti, si prendano le proprie responsabilità. Dai giocatori (alcuni danno la sensazione di aver staccato la spina e di pensare all'Europeo), all'allenatore che dovrà pur dire prima o dopo cosa in questa squadra che lui allena non funzioni. Quali siano i motivi, le ragioni. Quando Allegri dice di aver visto una bella Juve, mente per la gola. Forse non può dire diversamente. Ma chi osserva non è un babbeo. Se questa Juve è bella, siamo al paradosso: la bruttezza venduta per bellezza. Con una aggravante: non aver almeno tentato di cambiare le cose. Allegri evidentemente reputa che cambiarle sia impossibile. Ma se davvero cambiare è impossibile, allora non serve pagare profumatamente un allenatore come Allegri. Se cambiare è impossibile, allora in panchina basta un mestierante di lungo corso. Dovrà dare qualche spiegazione anche Giuntoli. Che ha l'alibi di non aver trovato soldi in cassa. Ma che Djalò (arrivato a gennaio, zero presenze in squadra: ancora infortunato?) lo ha preso lui. Parimenti, lui ha preso dalla serie B inglese questo Alcaraz, oggetto misterioso come nessun altro. Almeno Weah si sapeva che era uno inadatto al campionato italiano. È stato preso, pagato, magari non potevano permettersi di meglio, magari speravano gli andasse bene, ma almeno Weah non è una sorpresa. Si sapeva che al massimo avrebbe potuto scaldare la panchina. Qualche spiegazione dovrà darla anche la dirigenza, assieme alla proprietà. Il ciclone che l'ha investita non giustifica l'attuale situazione. Dice che è presto per fare programmi. Che tutto dipenderà da come finirà la stagione. Male, malissimo: una società ha il dovere di programmare. Non può farlo all'ultimo momento. Non può perdere Cristiano Ronaldo e ritrovarsi a pagare come un top player un Kean per mancanza di alternative a pochi giorni dalla chiusura del mercato. Che finisca in fretta, sperando che una strategia ce l'abbiano. Non dico per i giocatori: si sa che di soldi in cassa ce ne saranno pochi e quindi Giuntoli dovrà fare qualche cosa di creativo. Ma per la guida tecnica, no: comunque vada a finire, il tempo di Allegri alla Juventus è terminato. Per sue responsabilità e per (molte) di altri soggetti. Serve una nuova idea di gioco. Ma per ottenerla, serve anche una programmazione diversa. Serve un allenatore che faccia solo l'allenatore. Perché la scorsa stagione, soprattutto, Allegri ha fatto (costretto) anche altri mestieri. Serve una dirigenza che sappia di calcio. L'errore sarebbe quello di scaricare tutto sulle spalle di Giuntoli. E serve soprattutto che la Juventus ritrovi in se stessa la passione, l'orgoglio di essere la Juventus, la voglia di stupire ogni settimana. Questa che va in campo, si è imborghesita, si è seduta. E dopo la sconfitta al Meazza contro l'Inter si è rassegnata. Si è disposta al piccolo cabotaggio, come una provinciale di lusso. Perché questo, oggi, è la Juventus: una provinciale che non potrà coltivare le ambizioni di un tempo. Elkann ha spiegato che le somme si tireranno dopo il 2026-27. Nel frattempo, si navigherà sotto costa, evitando il mare aperto. La nave non ha il fasciame giusto per doppiare Capo Horn. E del resto l'equipaggio non è quello dell'Amerigo Vespucci. Non ha le competenze per un simile viaggio. Ci sono state Juventus che battevano bandiera pirata: perché alle vele e sulla tolda c'erano spregiudicati corsari. Ci sono state Juventus che sventolavano la bandiera dell'ammiraglia della flotta: e se c'era da combattere a Lepanto, vincevano. Oggi la Juventus sembra un cacicco per turisti, con marinai abbronzati e scenografici ma poco adatti alla navigazione. E un capitano che impartisce ordini che nessuno applica. Ci vorrà tempo per riavere la Juventus. Ci vorrà tempo per vedere solcare il mare una nave bella, competitiva e veloce. Nella speranza di azzeccare il nuovo capitano: un Francis Drake è una rarità.
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