Poche righe, questa Juventus non merita di più. Un tempo i bianconeri erano Spartani, oggi odalische
Inguardabili: tutti. Il polacco, particolarmente: tre gol sulla coscienza (anche l'autogol di Gatti). Ma soprattutto l'allenatore: al terzo anno, le chiacchiere stanno a zero. Mi attendevo da lui una sola parola: "Scusateci".
Allegri fa praticare un calcio preistorico. La Juventus "cammina". E anche il modesto Sassuolo (al netto della bella rete di Berardi) è sembrato Jacobs rispetto a uno sprinter della domenica. Continuare a ricordare quanto sia stato grande Max a vincere cinque scudetti di fila o a centrare la scorsa stagione (mentre infuriava la tempesta giudiziaria), il terzo posto, poi depennato da Chinè, è fare il male della Juventus. Direi anche di smetterla di dire che "in campo ci vanno i giocatori". Luogo comune. Il gioco lo costruisce l'allenatore. E alla Juventus il gioco è uno "sconosciuto". Anche se, per qualche vagito di pressing a Udine, si era urlato al "cambiamento".
La Juve sconfitta dal Sassuolo è apparsa simile a "Il cavaliere inesistente" di Italo Calvino: una armatura vuota.
Alle corte: se ti abitui a "patteggiare", ti abitui a "pareggiare" e a "perdere". Gli Spartani non chiedevano "quanti" fossero i nemici. Chiedevano dove "fossero". Una volta la Juventus era come gli Spartani. Oggi è una odalisca da serraglio levantino. L'hanno pomposamente chiamata "ragion di stato". Ma si è trattato solo di "sopravvivenza". Patteggi e sopravvivi: malamente.
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