Ormai il calcio è più nelle aule dei tribunali che in campo. La parola ora alla Corte di Giustizia Europea
Il 6 giugno del 1944, circa 160.000 uomini (di varie nazioni in guerra contro la Germania) sbarcarono sulle spiagge della Normandia e, al prezzo di migliaia di vite, diedero inizio all'offensiva che un anno dopo avrebbe condotto alla sconfitta di Hitler e del nazismo, oltre che alla fine del secondo conflitto mondiale. Una data da ricordare e da onorare. E che infatti è stata ricordata. Ma non da tutti onorata. Qualcuno l'ha sfregiata: per ignoranza, scarsa professionalità e superficialità: i giornalisti. Quelli di "Unomattina" (Rai1), quelli di "Studio Aperto" (Italia Uno di Mediaset), quelli del Tg4 (sempre Mediaset), quelli del Tg "La 7". Per tutti questi "colleghi", nella giornata storica di 80 anni prima, "156.000 uomini sbarcarono in Lombardia". Forse sul Lago Maggiore a Sesto Calende, forse in qualche zona amena del Lago di Como o sulle sponde del Garda, forse a Iseo o forse all'Idroscalo. Cinque località, come le spiagge della Normandia, dove gli uomini, nel nome della libertà, versarono il proprio sangue. Anche la libertà di qualche ignorante di dire una macroscopica puttanata come quella divulgata. Una volta c'erano i capiredattori che controllavano le cazzate dei sottoposti. Una volta, nelle televisioni, vigeva un controllo ferreo. E se sgarravi ti licenziavano. Tutti siamo incappati in qualche errore. Io qualcuno, come conduttore del tg regionale, l'ho confezionato. Ma ho avuto la fortuna che Antonio Ricci fosse un mio amico e che quindi invitasse i suoi "bravi" di "Striscia la Notizia" ad andarci non eccessivamente pesanti. Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Ma così è stato troppo, cactus: lo sbarco in Lombardia. Uno sbaglia e tutti, per pigrizia e poca cultura, seguono come pecore. Il caso, pur clamoroso, è stato chiuso rapidamente: con imbarazzo e vergogna dei "rei" si spera. Fosse capitato in un quotidiano cartaceo, la colpa sarebbe stata attribuita al "diavoletto" sempre assai attivo nelle tipografie.
Ma se una cosa del genere può capitare (come è capitata) a televisioni nazionali, perché indignarsi per le "porcate" veicolate, deliberatamente e senza pudore, sui siti? Uno ha scritto: "Basito Thiago Motta: la Juventus ha un nuovo allenatore". E confesso, ci sono "cascato" anche io. La notizia? Non c'era, ovviamente. Ma il titolo era un amo col cucchiaino per "trote" come il sottoscritto. La notizia era Montero: "promosso" alla guida della Next. Thiago Motta, che ancora deve firmare (pare lo farà a giorni), non era "basito". E neppure, forse, infastidito. Ormai funziona così: vale tutto. E più una puttanata è clamorosa, più vale, nel mondo contorto e privo di decenza dell'informazione di oggi. Con chi ce l'ho? Con tutti. Tutti quelli che, pur sapendo come stiano, economicamente, le cose in casa Inter, continuano a dipingere quella contrada come una sorta di paradiso. Non è così: Lionrock è una realtà verminosa sulla quale nessuno indaga. Il tribunale di Milano una consorteria dove il tifo (per l'Inter) la fa da padrone. Tanto che appare quasi patetico l'approccio di "Identità Bianconera" nell'aver inviato (oltre che alla Covisoc, nominata da Gravina e in fase di smantellamento e che infatti l'esposto del gruppo di avvocati e revisori dei conti, per non sapere né leggere né scrivere, lo ha già respinto) le carte al pm capo Viola, noto tifoso neroazzurro e in famigliarità con Marotta con il quale va a pranzo assieme. Lecito ma inopportuno. Pensa che a pranzo con Ferrero ci andasse Gianoglio del tribunale di Torino: meglio non pensarci, perché dovesse accadere, Ferrero dovrebbe preoccuparsi: quel bravo magistrato è uno che fa intercettare tutto dai trojan: anche le pisciate quando vai al cesso. E la trionfale tournée post-scudetto in Cina, sbandierata con tanto di titoloni? Non si farà, visto che l'organizzatore è inadempiente. Come lo sponsor (dell'Inter) "sparito" in qualche località degli Usa e al quale inutilmente (finora) il tribunale di Milano sta dando la caccia. Ne parla qualcuno? No: silenzio. Omissioni. La Dea non voglia, complicità. Poi ci sarebbe la vicenduola plusvalenze (tra Inter e Roma) per la quale, sia il tribunale di Milano, sia la Covisoc, per non parlare della solita efficiente Procura Federale, si sono scansate date. Gli atti infatti (a Milano) li ha mandati la Procura di Roma. Ormai il calcio è più presente nei tribunali che sul campo di gioco. Dicono che se la Corte Europea di Giustizia (ad Agnelli relativamente al caso plusvalenze si è accodato anche Giraudo per la sua vicenda relativa a Calciopoli) il calcio potrebbe sprofondare. Magari: quando Gravina affonderà, sarà a mio parere sempre troppo tardi. Nel merito: il TAR chiede alla Corte Europea se sia lecito condannare senza avere la "certezza" del reato. E visto che le plusvalenze sono il "sesso degli angeli" appare improbabile che una "certezza" esista.
Dice, ma le intercettazioni? A parte che non si sarebbero potute eseguire per "incompetenza territoriale", spesso si tratta di spezzoni di frasi decontestualizzate. Se io dico: "domani faccio un mazzo così ad Antonio Paolino, direttore (il mio) di Rbn", voglio "eseguire" o si tratterebbe di una metafora? Decidete voi. Chinè ha preso tutto per oro colato. E poco ha importato a Chinè che quasi sempre non di oro si trattasse, ma di ottone. Così doveva andare: il prezzo che Gravina ha pagato a Ceferin (a meno che non crediate alle favole e che le vicepresidenze Uefa cadano dagli alberi) per la vicenda Superlega. E la cosa che mi manda ai matti è che Elkann si sia disposto a "patteggiare". Su tutto. Dando soddisfazione (perché poi la quantità di merda veicolata tende a rimanere, puzzolente e solidificata) a chi avrebbe dovuto combattere con le unghie e con i denti. Come ha spiegato Platini (pur dimenticando Gravina) sono Ceferin e Infantino "i mali del calcio".
Le notizie: ormai quelle del vampiro assetato del sangue bianconero le scollino: sono talmente faziose e prive di fondamento da non meritare attenzione. Ma a qualcuno piace questo modo di fare giornalismo. E, incredibilmente, persino lo remunera.
Le notizie: a me con il calciomercato viene il mal di testa. Questo va, l'altro arriva. No: è il contrario. Quello arriva e l'altro va. Sbucano nomi di sconosciuti che in 25 gare hanno fatto tre gol e due assist, ma potrebbero essere "profili interessanti" per la Juventus. Ci sono giocatori che ogni due giorni valgono almeno cinque milioni di più: è il caso di Koop dell'Atalanta arrivato ormai a 70 milioni. Tutti i giocatori che potrebbero interessare alla Juventus valgono un Perù. Tutti quelli della Juventus sono scartine da una decina di milioni l'uno. Terrore: un giornale ha scritto che il Arturo il Pizzardone potrebbe tornare a Torino per "consacrarsi". Non so se è peggiore questa notizia o quelle relative a Huijsen, inserito in ogni possibile trattativa di mercato. Altro? Ma certo: appena la Juventus si interessa a un giocatore, il prezzo sale e le concorrenti spuntano come i funghi, anche se notoriamente non hanno un centesimo in cassa. A dire il vero, neppure la Juventus naviga tra i dobloni. Ma da qui a descriverla con le pezze al culo, ne passa.
Auguri a Spalletti e alla Nazionale. Auguri alla Juventus e a Thiago Motta, che ne hanno un maledetto bisogno. Mi permetto un suggerimento a Giuntoli: pochi ma buoni. E chi vuole andare, si tolga dalle palle. Gli scontenti fanno solo danni. Se è vero che Goretska è sul mercato, faccia subito Giuntoli un'offerta. Goretska è come il Maggiolino: va sempre.
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