Ora anche Abodi la pensa come me sul "gattopardo" Gravina. Intanto misteriosamente spariscono articoli sulla casa di Marotta
Vorrei, se permettete, parlare di cose serie. Tipo che il presidente della Figc se ne frega delle delibere del governo (l'emendamento Mulè, approvato) e pretenderebbe che a novembre si votasse con le modalità che gli consentirebbero di sopravvivere a se stesso. Insomma, Gravina (mentre la Lega di Serie A vorrebbe poter contare più quanto finora abbia fatto in consiglio federale, per numero di consiglieri, portando il peso del calcio professionistico al 50%) concederebbe (bontà sua) un aumento dal 12% attuale al 20%. Per capirci: i Dilettanti di Abete pesano per il 34%. Una follia considerato che la Lega di Serie A è la mammella dalla quale l'intero sistema calcio (e per esteso lo sport italiano) “succhia” per sopravvivere.
Gravina è il problema ineludibile del calcio nostrano. Dove un'idea – va detto una buona volta – “comunista” del calcio ha consentito alla Lega dei Dilettanti (alla quale dovrebbe provvedere lo Stato, trattandosi di calcio sociale) di spianare la strada a presidenti che il calcio dei professionisti hanno sempre spremuto, evitando di fare anche la ben che minima riforma. Gravina è l'ultimo in ordine di tempo: il deus ex machina (diciamo così) del Castel di Sangro che diventa presidente federale. L'uomo che si è fatto satrapo e che, grazie a un sistema (creato da una bionda avvenente ministra), è in grado di perpetuarsi da qui all'eternità.
Un uomo con il senso delle istituzioni, dopo aver fallito la qualificazione al Mondiale e aver fatto all'Europeo la più barbina delle figure, si sarebbe dimesso. Ma Gravina ha uno spiccato senso per la “conservazione”: quella che hanno i gattopardi. Sono felice che il ministro Abodi abbia usato questa parola, “gattopardo”, che a Gravina ho affibbiato io. Che detto per inciso, non ho niente di personale contro Gravina (anche se la sua faccia da protagonista di un noir con Jean Gabin mi inquieta): non mi piace il suo modo di concepire il calcio. Non mi piace si reputi indispensabile. Non mi piace non faccia le riforme. Non mi piace usi tutti i marchingegni della politica per sopravvivere.
Una volta, durante un'intervista, tra le altre cose, Nereo Rocco (che stava al Milan con Liedholm) mi disse: “Sento che il nostro Artemio (il presidente federale dell'epoca, n.d.r.) saria (Rocco l'intervista me la diede in triestino) un massòn: questo spiega assai, assai cose”. Non so se Artemio Franchi fosse un massone. So che fu un grande presidente federale. Un gigante rispetto ai “nani” che il sistema ha prodotto dopo Calciopoli.
La Lega di Serie A ha fatto ricorso al Tar per contrastare la proterva decisione di Gravina. Casini ha spiegato che “non si tratta di un atto ostile”. Gravina può sperare di avere il sostegno dei suoi amichetti Ceferin, Infantino e Marotta. Ma i primi due hanno problemi planetari da affrontare. Marotta ha un problema di casa: quella che paga a prezzo stracciatissimo al Pio Albergo Trivulzio (Marotta, a dire il vero, non è il solo, anzi grandi nomi che guadagnano cifre enormi si avvalgono dell'opportunità Pat) in zona Brera. Un affitto super-calmierato per (non è chiaro) 120, ma forse solo 86 metri quadrati. Dice: Marotta ha speso una fortuna per ristrutturare la casa. Ma onestamente, chi spende una fortuna per una casa in locazione?
Ma il vero mistero, tanto per cambiare, è legato all'informazione. Un quotidiano economico ha avuto parole tenere per Marotta e la sua casa del Pat in Brera e relativo affitto stracciato. Mentre Mediaset.it, dopo aver dato la notizia, ha ritenuto di cancellarla dal suo sito. Mistero? Chiamatelo se volete mistero. Ma la casa di Marotta scomparsa da Mediaset è niente rispetto a Lionrock e ai suoi ancora anonimi investitori. In zona Bauscioni, dopo le dichiarazioni di Massimo Moratti, sta facendo notizia la rivelazione del collega di Telelombardia, Rossi, secondo il quale Bedy Moratti gli avrebbe spiegato “che presto, sul fronte dell'interesse della famiglia Moratti per l'Inter, potrebbero esserci novità”. E se lo dice Bedy...
Dunque, Huijsen non è andato in Germania. E quindi appare più che probabile che la Juventus lo ceda. A mio parere, una follia. Specie se dalla sua cessione dovessero ricavare meno di 35 milioni. Spiego. Huijsen è giovane e decisamente talentuoso. La Juventus non gli ha finora concesso un'opportunità per esibire il suo valore. Niente di nuovo: è accaduto per Romero, per Dragusin, per Rovella: acquistati e ceduti. Ma con Huijsen c'è altro. C'è la cattiva stampa che lo vuole “presuntuoso”. Che non gli perdona di essere andato (beato lui) in vacanza “con una pornostar”. Che dipinge i suoi procuratori e il padre come “gente da evitare”. A me pare una pazzia. E se tale si rivelerà, bilancio o meno, in futuro lo rimarcherò.
Del resto, ci sono altre cose che non mi piacciono. Non mi piace che Soulè sia stato messo sul mercato e Weah viceversa sia considerato uno destinato a restare. Non mi piace che per un certo ruolo esista solo la pista Koopmeiners, che a mio parere ha una valutazione fuori mercato. Non mi piace che (radiomercato dixit) si “sondi” Retegui (che è solo un onesto castrone) e viceversa Milik sia dato in uscita. Non mi piace che la Juventus (come pare) debba addossarsi, oltre il 50% dello stipendio del Piazzardone Brasilero se vorrà liberarsene.
Dice sia in arrivo Todibo: bene. Ma l'oggetto misterioso Djalò che fine farà? De Sciglio ha spiegato di non essere nuovamente infortunato: felice per lui. Però la sua stagione alla Juve è oggettivamente finita. Sancho sembra più (purtroppo) una suggestione che una pista percorribile, al pari di Ademy. Si attendono buone notizie da Adzic, mentre l'idea che Berardi possa essere ancora una pista per la Juventus, francamente mi irrita. La Juve è un treno che Berardi ha perso molti anni fa. Addio a Rabiot: meno di una stagione eccellente in cinque anni. Troppo poco per rimpiangerlo.
Sentito Thiago Motta: prudente e pragmatico. Nervoso in conferenza stampa. A conferma che la maglia della Juve pesa. Giuntoli, che ha annunciato almeno altri tre acquisti (se la logica ha un senso), ha ringraziato tutti tranne Allegri. E questo non mi è piaciuto. Allegri - piaccia o non piaccia - fa parte della storia della Juventus. E nessuno dimentica di come un anno fa sia stato abbandonato dal club, in altre faccende affaccendato. Le faccende per le quali, il tribunale di Roma vorrebbe mandare a processo tutta la Juve del passato, a cominciare da Andrea Agnelli. E a me la cosa starebbe anche bene, se ci sono davvero reati. A patto che a processo andassero anche tutti gli altri: quelli per i quali l'esimio Chiné attende gli “atti” da parte delle procure prima di procedere. Per la serie: campa caballus.
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