La scelta della Juventus di ripartire da Motta è stata coraggiosa, ora ci vuole pazienza
Non è un gran momento per il calcio italiano. I problemi messi per anni sotto al tappeto sono emersi tutti contemporaneamente, assieme alla sporcizia di un sistema tenuto assieme dalle consorterie e dagli accordi poco commendevoli. È il “sistema Gravina”. Personalmente diffido delle rivoluzioni, ma i brividi mi percorrono la schiena quando leggo che “il cambio di rotta” potrebbe risolversi nella patetica “riesumazione” del don Abbondio che, con i suoi voti, ha garantito la “stabilità” (si fa per dire) di Gravina.
Se questo accadrà, se il sistema non prenderà atto di essere andato a sbattere, il calcio italiano sarà condannato all'irrilevanza più di quanto già non accada da anni. Avevo predetto, su questa rubrica e su altre, quanto sarebbe accaduto con anni di anticipo.
Ora, in un paese normale, i media dovrebbero stare (dopo il disastro europeo) sul collo di Gravina notte e giorno. E sul collo del Coni e del Governo pure, invece di dilungarsi su inutili disquisizioni tecniche, sugli errori di Spalletti. Che, sia chiaro, ci sono stati. Ma il materiale umano di Spalletti era modesto, a parte Donnarumma. Non ci sono centravanti alla Haaland in Italia. Non ci sono registi alla Xhaka. Né trequartisti alla Bellingham o alla Arda Turan. Gli ultimi due sono calciatori del Real Madrid e giocheranno sotto la guida di Ancelotti, assieme a Mbappé, a Vinícius, a Valverde e a Camavinga. Tradotto: per almeno un quinquennio partecipare alla Champions sarà inutile. I blancos faranno il pieno.
È triste, ma così andrà. Ma visto che il calcio costruisce sogni, è giusto che i tifosi sognino e immaginino che con Thiago Motta in panchina, Di Gregorio in porta, Douglas Luiz e Thuram Jr., forse con Koopmeiners, forse con Sancho, tutto possa essere possibile. Anche vincere la Champions. Sarà che io sono un pessimista, sarà che sono pragmatico, sarà che sono veneziano abituato a far di conto, ma io reputo che la “risalita” sarà faticosa. E soprattutto “lenta”. E non oso pensare quello che potrebbe accadere se la Juve di Thiago Motta dovesse iniziare la stagione come il suo Bologna, la scorsa: con quattro pareggi e due sconfitte in sei gare. Dovesse accadere, invito tutti alla calma: Roma non è stata costruita in un giorno. E far digerire il calcio di Thiago Motta (che oggettivamente è il futuro) alla Juventus non sarà semplice. Ecco, in questo la Juventus è stata coraggiosa, nel cambiare radicalmente rotta. Lo è stato anche il Milan, facendo arrivare un tecnico che non ha esaltato la piazza. Lo è stato il Napoli che ha chiamato un condottiero che per un biennio garantirà entusiasmo e risultati. Poi inizieranno, come sempre, i mal di pancia di Antonio Conte.
Ma, a mio parere, la più coraggiosa è stata l'Atalanta. Non tanto per la conferma di Gasperini che, a Bergamo, è ormai più popolare di Papa Roncalli. Ma per aver messo sotto contratto il discusso Zaniolo: un talento mai completamente sbocciato (anche a causa di due brutti infortuni). Solo la “serra” del Gasp può farlo diventare una magnifica orchidea. E se accadrà sarà un bene per il calcio italiano. Se ne gioverà Spalletti, che deve augurarsi che la medesima cosa accada anche a Kean a Firenze. Se i due bad boys manterranno le promesse che mai finora in carriera hanno onorato, anche la Nazionale forse potrà tornare competitiva. In attesa dei Camarda, dei Della Rovere, dei Pafundi e (segnatevi questo nome) dei Barbieri. Professione terzino destro. Proprietà Juventus. Quando leggo che sia lui che Huijsen potrebbero essere nella lista delle cessioni, francamente mi girano gli zebedei. Spero che Giuntoli li faccia arrestare.
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