Con l'esonero di Allegri finisce l'era Agnelli. Va bene affidarsi a Motta ma in società servono un Chiellini o un Del Piero

Con l'esonero di Allegri finisce l'era Agnelli. Va bene affidarsi a Motta ma in società servono un Chiellini o un Del PieroTUTTOmercatoWEB.com
lunedì 20 maggio 2024, 17:44Il tackle di Andrea Bosco
di Andrea Bosco

È finita a pesci in faccia tra Max Allegri e la Juventus. Un finale sgradevole, con un allenatore che sclera sul campo (anche con ragione: immondo l'arbitraggio di Maresca e quello del Var), fino a “vietare” ai dirigenti di partecipare alla premiazione. Reiterando successivamente nei pressi della sala stampa, con la “vena aperta”, insultando, minacciando, strattonando il collega Guido Vaciago. Frasi inaccettabili che neppure l'adrenalina accumulata in oltre cento minuti di gara (si è andati ben oltre i sei di recupero sanciti inizialmente) può giustificare. Allegri e Vaciago si sono il giorno dopo incontrati sancendo una “pax” che oggettivamente era auspicabile. Ma sempre nella stessa giornata, con un comunicato durissimo, la Juventus ha certificato l'esonero del tecnico per “violazione del codice etico”. In ballo, oltre all'immagine e all'onore, ci sono 20 milioni lordi relativi al residuale anno di contratto di Allegri e del suo staff, parimenti congedato. Forse ci sarà una transazione.

È stata la fine dell'era Andrea Agnelli, che fortemente aveva voluto il ritorno di Allegri. Che alla Juventus era tornato, più che per la sua “juventinità”, per togliersi qualche sasso dalla scarpa dopo il primo esonero che aveva portato all'ingaggio di Sarri. Tempistica sbagliata. L'esplosione dello scandalo plusvalenze successiva alla stagione mortifera (per il bilancio) del Covid. Il flop Di Maria. Il super flop Pogba. Il caso ludopatia di Fagioli. E, come una piovra avvolgente, l'ostilità di Ceferin, presidente Uefa, furibondo per avere la Juventus e Agnelli partecipato alla cordata Superlega: l'assalto alla cassaforte continentale. La promozione di Gabriele Gravina a vicepresidente Uefa ha fatto comprendere che la Juventus sarebbe stata la sua “credenziale”: penalità e conseguente esclusione dalla Champions, indipendentemente da una qualificazione ottenuta sul campo. Tre stagioni tribolate, terminate con la vittoria nella Coppa Italia, ma anche con l'umiliazione di finire a venti punti dall'Inter arrivata alla vittoria in campionato e alla seconda stella.

Vicenda controversa e piena di veleni. Sul campo, l'Inter ha dominato. Ma la sua proprietà cinese, dopo aver ottenuto un prestito da un fondo statunitense di 365 milioni, oggi si dice impossibilitata ad onorarlo. Ha cercato Zhang, con un meccanismo consueto in finanza, di sostenere il debito con un altro prestito. Ma non avendo presentato bastanti garanzie gli è stato negato. L'Inter potrebbe diventare americana e la vicenda di Zhang chiudersi per sempre. In questo scenario ci si è chiesti se l'Inter avesse le carte in regola per iscriversi al campionato, se abbia le carte in regola per fare mercato. Ci si chiede come mai la Covisoc non abbia vigilato. E quindi non stupisce che (il caso dell'Inter è solo uno nel compromesso panorama nazionale) il governo intenda sostituire la Covisoc con un'agenzia indipendente che controlli i conti del calcio. Ma non stupisce che Gravina in testa, il mondo del calcio e dello sport gridino “all'attentato” difendendo la propria autonomia. In ballo ci sono il potere e, tanto per cambiare, i soldi.

Dopo anni di errori clamorosi (e non solo ai danni della Juventus), il tifoso interista Gianni Infantino, presidente della Fifa, ha proposto una variazione: due slot di chiamata al Var da parte di allenatori o di giocatori in campo tramite allenatori. Alla buon'ora. Questo giornalista da anni lo chiede.

Dicono che la Juventus, nella quale Giuntoli ha ormai i pieni poteri, metterà sotto contratto Thiago Motta. Cambiamento radicale, con la speranza che con una nuova mentalità calcistica, la Juventus dirigenziale venga irrobustita con uomini che sanno di calcio. Un Del Piero, un Chiellini: insomma, gente che davvero ne capisca e possa aiutare Giuntoli e Motta (se lui sarà) nei momenti (e ce ne saranno) di difficoltà. Con la speranza di poter tornare – magari non a breve – ma in un tempo ragionevole, vincenti. Come l'Inter che da due settimane sta celebrando lo scudetto e la seconda stella, fingendo di non sapere che gli scudetti sono 19 e non 20, considerato che uno è di “cartone”.

Ma ormai la “vulgata” è quella e nessuno la cancellerà. Il sindaco (interista) di Milano, Beppe Sala, è arrivato a consegnare l'Ambrogino d'oro all'Inter con molti mesi d'anticipo rispetto al canonico 7 dicembre, festa del santo patrono della città. Perché anche questa (oltre a quella di Inzaghi e Lautaro) è stata l'abilità dell'Inter e di Beppe Marotta: aver trovato sponde istituzionali ovunque. L'Inter ha i conti dissestati (passivo lordo di quasi un miliardo), come del resto li ha anche la Juventus. Ma la Juventus ha sempre ricapitalizzato, l'Inter si sta barcamenando con evidenti escamotage. Tuttavia, l'Inter (con Marotta) è stata abile a costruire una “tela del ragno” che avviluppa chiunque tenti di metterla in discussione. Comici, attori, cantanti, artisti, giornalisti e politici la proteggono. Se dalla tua hai Fiorello e Amadeus, Mentana e Severgnini, sei messo bene. Ma se dalla tua hai anche il presidente del Senato e il procuratore capo di Milano, allora sei in una botte di ferro. Sotto questo profilo, la Juventus è fragile, avendo dilapidato un patrimonio di credibilità e valori che le venivano dalla sua centenaria storia. La Juve ha un solo modo per difendersi, visto che ha deciso di non avvalersi di altri sistemi: vincere. Del resto, recita il motto della casa, che appunto vincere “sia l'unica cosa a contare”.