Allegri ha dato identità ad una Juventus senza star. Se vincesse lo scudetto farebbe un miracolo...

Allegri ha dato identità ad una Juventus senza star. Se vincesse lo scudetto farebbe un miracolo...TUTTOmercatoWEB.com
lunedì 23 ottobre 2023, 00:24Il tackle di Andrea Bosco
di Andrea Bosco

Le cose più belle le hanno fatte i portieri. Due volte (anzi tre), il quarantenne terzo guardiano del Milan che da una vita non giocava, una volta il polacco della Juve con deviazione miracolosa su Giroud. La cosa che cambia la gara la fa Kean, che si beve il difensore che lo marca e lo fa espellere per fallo da ultimo uomo, consentendo la superiorità numerica. La cosa più utile la fa Locatelli, che segna (con decisiva deviazione) il gol dell'ex che riporta la Juventus nelle parti alte della classifica, a due punti dalla capolista Inter e a uno dalla seconda Milan. Allegri si è tolto la cravatta, ha sbuffato, si è fatto ammonire, ma, va riconosciuto, ha dato alla Juventus una identità di squadra. E la consapevolezza che per ottenere i risultati, questa Juventus che non ha star e non esprime un gioco brillantissimo, deve essere umile. Al Meazza alla Juve mancava Danilo, che per Madama in difesa è essenziale. Chiesa e Vlahovic (voglioso) sono partiti dalla panchina. Certo, al Milan mancavano il portiere titolare e Theo Hernandez. Ma i soliti commentatori a senso unico hanno sentenziato convinti che le assenze della Juve erano meno pesanti rispetto a quelle del Milan. Certo, un Pogba e un Fagioli in meno forse sono "robetta". Ma un Chiesa che presenta ancora problemi fisici è "robona". Segnalo la grande partita di Rugani: uno che non fa mai polemiche, che gioca quando viene chiamato in causa e sempre fa la sua parte. Al Meazza è stato semplicemente impeccabile: una risorsa per la Juventus. Allegri elogiando Huijsen gli ha preconizzato una grande carriera. Come dargli torto? Pinocchio Marotta ha affermato di vedere la Juventus favorita per lo scudetto perché "come la prima Juventus di Conte, non essendo impegnata in Europa, ha la possibilità di preparare al meglio le partite". Caro Marotta, lei, come dicono a Roma, "c'è" o "ci fa"? Quella "sua Juventus" aveva in porta Buffon, poi Barzagli, Bonucci e Chiellini. A destra c'era il pendolino svizzero. A centrocampo Vidal, Pirlo e Marchisio. In attacco Vucinic, Matri e Quagliarella che tendevano a buttarla dentro. Quindi si faccia esaminare la misura del naso caro Marotta. Va bene, procedere a "fari spenti" additando il favore del pronostico al prossimo. Ma certi paragoni sono decisamente "temerari" per dirla con il compianto Tavecchio. Del resto non c'è un opinionista che pronostichi la Juventus vincente alla fine del campionato. Se mai dovesse vincere lo scudetto, Allegri farebbe un vero miracolo. Ma le avversarie più titolate, Inter, Milan, Napoli, nel caso, dovrebbero fare pubblica "mea culpa" per aver indossato i panni di Tafazzi. Giuntoli ha spiegato che Allegri sta valutando Illing e Nicolussi Caviglia per il centrocampo per chiudere i "buchi" aperti dalle situazioni di Fagioli e Pogba. E che nel caso a gennaio si aprirà "qualche opportunità" si vedrà. Tradotto: non ci sono soldi. Possibile un ritorno di Bernardeschi a parametro zero. Possibile possa arrivare qualcuno di interessante prospettiva. Ma solo se la Juventus potrà ottenere un prestito (non particolarmente oneroso) con diritto di riscatto. Per questo la vedo dura per certi nomi che circolano. Specie Berardi. Quello, temo per il giocatore, sia un treno che ancora una volta è passato e sul quale il talentuoso Domenico non è stato in grado di salire. Quanto sta accadendo sul fronte calciatori che scommettono è noto. Si è scritto molto, anche troppo. L'idea che l'inchiesta sia condizionata da un soggetto come Fabrizio Corona è davvero inquietante. Ma è anche vero che non è stato Corona ad obbligare i giocatori a puntare sui siti (illegali o legali fossero). Ai calciatori è fatto divieto, da norma federale, di scommettere. Chi lo ha fatto deve rendersi conto di aver commesso una cosa grave. Capisco Gravina: sta camminando (in questo caso non per sue responsabilità) sull'orlo di un precipizio. Il calcio durante la sua presidenza (Europeo vinto da Mancini a parte) ha dato una pessima immagine di se stesso. E ora, dovesse mai venire scoperchiato un vaso di Pandora, con altri giocatori (e magari dirigenti) coinvolti nel medesimo giro di scommesse, il sistema potrebbe implodere. Con grave danno non solo di immagine, ma anche economico. Ma come recita la canzone di Orietta "la barca è sempre stata lasciata andare" e probabilmente continuerà a navigare. Il pericolo è che a rompersi gli zebedei siano i tifosi. Il pericolo è che si disamorino del calcio. Io ero ragazzo quando la boxe era uno sport seguitissimo. Quando Benvenuti portava nei palazzetti migliaia di persone. Quando Cassius Clay era un re. Oggi la boxe la vedono quattro gatti e non figura tra le specialità olimpiche. Ci vuole tempo per salire. Ma per scendere si fa in un attimo. Finalino: è morto a 86 anni Bobby Charlton, asso del Manchester United e della Nazionale inglese. Mezz'ala, centravanti di movimento, sapeva dribblare, sapeva fare gol, sapeva soprattutto lanciare con precisione. Di una eleganza strepitosa paragonabile a quella di Beckenbauer, Platini e Falcao. Ambidestro, uno shoot formidabile, sempre con la testa alta e il pallone incollato ai piedi.

La regina Elisabetta lo nominò "baronetto". Vinse una Coppa Campioni segnando due gol in finale dei quattro realizzati dallo United contro il Benfica di Eusebio. Vinse un mondiale con l'Inghilterra nel 1966 battendo in finale la Germania. Vinse una edizione del Pallone d'oro. Era un "miracolato", sopravvissuto alla tragedia dell'aeroporto di Monaco di Baviera, nella quale morirono quasi tutti i suoi compagni di squadra, rendendo lo United simile al Grande Torino, il cui aereo si schiantò a Superga. Pare non avesse ricevuto durante la sua vita calcistica una sola ammonizione. Fosse una leggenda, sarebbe comunque una leggenda adeguata per Sir Bobby Charlton.