La Juve non sa più vincere e non sa neppure spiegarsi il perché
Con il dodicesimo pareggio in diciannove partite di campionato, la Juventus pur dimostrando la bontà della rivoluzione voluta in estate, mostra tutti i limiti del progetto nel breve periodo. Cambiare troppo e tutto assieme è stato il vero problema mal comunicato anche ai tifosi. Dopo aver già giocato il derby di ritorno e con il recupero con l'Atalanta pronto a chiudere ufficialmente il girone d'andata, la classifica ci riporta impietosamente alla stagione di Del Neri, tra speranze, pareggi e incapacità di riuscire a superare i propri limiti anche nelle situazioni apparentemente semplici e alla portata. I paragoni sono sempre scomodi e indigesti, ma aiutano almeno a capire e a far scattare qualche allarme preventivo.
Thiago – Il suo essere o "bianco" o "nero", nelle scelte e nella gestione interpersonale dei calciatori, non ha facilitato fino a questo punto la sua integrazione e soprattutto la valorizzazione della squadra. Nel calcio, non solo quello moderno, non basta avere le basi per insegnarlo, ma diventa importante come trasmettere quei concetti, oltre ai valori, a una generazione di calciatori che più che mai ha bisogno di linee guida. La Juve si è persa un po' per volta nella paura di chi la compone e di chi dovrebbe, da fuori, spronarla. Nessuno conosce per davvero la storia di questo club e pochi possono prenderla per mano in questi momenti difficili. Servirebbe usare un po' di spregiudicatezza e coraggio alimentando l'autostima anche dell'ultimo arrivato, e non solo. Douglas è giocatore che Motta non avrebbe mai fatto acquistare, se l'è semplicemente trovato e a quel punto avrebbe dovuto impiegarlo con maggiore continuità: è uno dei pochi a saper dialogare con la palla, a suo modo, anche se non a quello del mister. Fagioli e Danilo sono stati derubricati a giocatori non utili, ma forse in una fase di passaggio avrebbero fatto più che comodo. E poi c'è Vlahovic, che sbaglia tanto, ma senza di lui in campo la Juve si rende ancor meno pericolosa. È però da illusi pensare, soprattutto per i tifosi, che Kolo Muani per l'attacco e qualsivoglia difensore tipo Araujo del Barcellona o Alberto Costa del Vitoria Guimaraes, saranno la soluzione immediata ai problemi strutturali della squadra. Con loro aggiusteremo un po' il tiro, proveremo a ridurre gli errori del mercato estivo, ma programmarli a gennaio è un po' come pensare già al prossimo campionato. Pagando cara la scommessa persa su Milik e sulla possibilità di essere già a buon punto cambiando troppo e senza quel contributo utile che parte sempre da chi siede in panchina. Non solo sotto il profilo del gioco. Una squadra giovane e inesperta e giovane va aspettata, certo, ma con la partecipazione e collaborazione di tutti. E mettendo in discussione anche il proprio ego, forse neppure troppo giovane.
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