Juve: è il momento della verità, non solo in campo
Qualcosa non sta funzionando nella Juventus, dentro e fuori dal campo. Inutile girarci attorno: il tifoso medio se la prende in primis con l’allenatore, che è un po’ ovunque l’uomo solo facilmente attaccabile e in grado di fare da parafulmine. Ovviamente, i risultati non dipendono solo da Thiago Motta e affinché una società gloriosa torni ad essere quello che era nel recente passato, c’è bisogno che ogni componente faccia la sua parte.
Indubbiamente il passaggio ad un modello di gioco nuovo e più “moderno” si pensava avesse un impatto diverso, ma lo stesso Motta negli ultimi tempi ha evidenziato come la squadra manchi di “carattere” e capitan Locatelli ci ha messo il carico parlando di “mentalità”. Insomma, piaccia o non piaccia, in questo momento manca il Dna Juve, quella cosa che per le nuove generazioni non vuole dire niente, troppo innamorati delle giocate codificate per capire l’importanza dell’aspetto mentale e della caratura di un gruppo.
E chi dive dare questa mentalità, il carattere? Tutti additano molto semplicisticamente l’allenatore, ma non è il solo. Molti fanno riferimento alla frase “le squadre sono specchio dell’allenatore”, ma è troppo riduttivo onestamente. Le squadre sono lo specchio dei giocatori, dell’allenatore, della società e anche dell’ultimo dei dipendenti, dai magazzinieri ei cuochi. Se tutto funziona in maniera professionale e lineare, anche il gruppo squadra ne risente positivamente. Se in una club ci sono dei problemi, non basta che l’allenatore faccia millemila esercitazioni tattiche per creare un gruppo forte e coeso.
In questo momento, dunque, quello che si percepisce è un club in cui non ci sono ancora tutti i tasselli al proprio posto. Dopo l’azzeramento del Cda e del gruppo dirigenziale, John Elkann ha messo in società degli uomini di fiducia con l’obiettivo di sistemare principalmente i conti del club e riportare la barca fuori dalla tempesta. Ma ci stanno riuscendo? L’obiettivo del pareggio di bilancio è stato spostato già in avanti, ovvero al giugno 2026, ma ci sono le condizioni oggi per arrivarvi?
Uno dei traguardi che portano più soldi è inevitabilmente la Champions League e al momento la Juve non è nelle prime quattro posizioni, ragion per cui la priorità è quella di riportare questa squadra nelle condizioni di lottare per entrare anche l’anno prossimo nella competizione continentale regina, altrimenti sarà ridimensionamento. Per fare ciò, ovviamente, Thiago Motta dovrà metterci del suo, ma dovranno anche esserci dei rinforzi dal campionato. In più sarà importante che nei prossimi mesi ci sia maggiore chiarezza sul progetto finanziario della Juve e sulle competenze. Devo essere molto onesto: pensavo che un meccanismo che si era innescato nei nuovi equilibri della società bianconera, con Francesco Calvo allontanato dall’area sport con Cristiano Giuntoli a mano libera, fosse un punto di forza. Invece, mi pare si stia rivelando un punto debole per la mancanza di contrappesi. Non sono in dubbio le capacità degli attori in gioco (il ds bianconero è per me il migliore in assoluto), non mi permetterei mai, ma le società di calcio hanno bisogno di raggi d’azione ben definiti: ciascuno deve sapere cosa deve fare e fin dove si deve spingere. Se si invadono campi di altri, si genera una confusione che inevitabilmente va a ripercuotersi sulla squadra e Motta non può da solo risolvere tutti i mali.
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