Esclusiva BN- Inchiesta Curva silenziosa: il tifo "vietato" dagli ultras e gli official club trascurati dalla Juventus
La nostra inchiesta “Curva silenziosa” fa capolinea al Sud. In questo capitolo riporteremo la testimonianza di uno dei tanti rappresentanti dei club official del Sud Italia, naturalmente non riporteremo nomi e dettagli ma il racconto che ne verrà fuori è speculare a tante altre storie di club del sud riconosciuti dalla Juventus. Dalle parole di Giuseppe (nome di fantasia) emergono tanti altri aspetti interessanti: l’arricchimento folle di pochi esponenti del tifo che sta alla base dell’inchiesta “Alto Piemonte” (2018) che spinse gli Agnelli a togliere una serie di “privilegi” a esponenti del tifo organizzato. Di lì il racconto del rappresentante del gruppo che abbiamo sentito, parla di ritorsioni da parte di alcuni massimi esponenti della curva per limitare il tifo nello stadio, danneggiando con cori discriminatori la Juventus sanzionata con multe e chiusura della curva. Il tutto fino all’inchiesta denominata Last Banner che ha portato nel settembre del 2019 a 12 misure cautelari eseguite nei confronti dei principali leader dei gruppi ultrà juventini dei “Drughi”, di “Tradizione – Antichi Valori”, dei “Viking” e di “Quelli …. di via Filadelfia”.
Il racconto di Giuseppe parte proprio dalla vicenda “Alto Piemonte”.
Quando iniziano i contrasti tra Curva e Club?
Alcuni malumori sono nati da subito, quando c’è stato il passaggio dal vecchio Delle Alpi all’Allianz Stadium, ma la vicenda Alto Piemonte è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Abbiamo avuto sempre la sensazione che già esistesse l'intenzione da parte del presidente Agnelli di limitare i gruppi organizzati, e la vicenda Alto Piemonte è stata la classica palla presa al balzo per risolvere la questione.
Spiegaci...
Gli ultras gestivano a trecentosessanta gradi la curva sud e anche i biglietti in esubero da altri settori, il tutto con prezzi più che proibitivi, anzi, direi folli. Per l'addio di Del Piero, per esempio, in curva sud i biglietti oscillavano da 1200 a 1600 euro. Un mio amico emigrato in Germania che voleva esserci a tutti i costi ha pagato il biglietto 1300 euro. È vero che i gruppi si autofinanziano per le trasferte ma il sovrapprezzo era notevole. Credo che tutte le responsabilità di quello che sia successo e stia accadendo siano da dividere in uguale percentuale: Agnelli ha colto la palla al balzo, aspettava questa opportunità, e l'indagine Alto Piemonte gliel'ha offerta. Però va detto che già prima di questa scintilla i gruppi organizzati tenevano sotto scacco Agnelli, facendo entrare allo stadio striscioni violenti che costavano multe e sanzioni al club. E agivano così perché volevano l'intero controllo della curva. Controllo non solo legato alla gestione dei biglietti, ma anche libertà di cori, comportamenti, insomma la Curva doveva essere il loro territorio.
Di qui arrivarono i primi provvedimenti della Juventus?
Si. Il primo provvedimento più drastico è stato quello di togliere tutto il materiale da tifo: bandiere, striscioni, sciarpe, megafoni, magliette tutto viene controllato e censurato. Se proprio si vuol portare una maglia, una sciarpa o uno striscione all'interno dello stadio, bisogna mandare un pdf dell'immagine che si vuole introdurre in curva per mail alla Juventus che deve approvare o rifiutare. Naturalmente tutto ciò ha inasprito ancora di più il rapporto tra tifoseria e club al punto da generare il silenzio surreale che si respira allo Stadium. Da quello che so lo stato maggiore dei gruppi organizzati non entra più in curva e quelli che ci sono non cantano per protesta.
Tutt’altro clima nelle partite in trasferta invece...
È lapalissiana la differenza tra le partite fuori casa e quelle in casa: allo Stadium il silenzio, in trasferta una mini bolgia e anche la squadra trae maggior vantaggio dalle partite fuori da Torino. Tanto che a Bologna quest'anno è successa una cosa importante che poteva rappresentare la svolta: Arrivabene fece i complimenti ai tifosi per il supporto che, in effetti, fu importante per la vittoria in uno stadio notoriamente molto ostile a noi. Quelle parole furono accolte come una luce di speranza da parte dei tifosi, sembrava uno spiraglio di luce per un dialogo finalmente ritrovato con il club. Tanto che nelle gare successive in casa, l'Allianz ritrovò voce, aspettavamo un'apertura defintiva da parte del club che non ci fu. E lo Stadium tornò muto. Riuscire ad avere un dialogo con la Juventus attualmente è impossibile, è una società molto rigida, austera, anche se sbaglia difficilmente ritorna sui propri passi, questa situazione dispiace molto. Personalmente sono convinto che contro il Villarreal, con la bolgia dei vecchi tempi la partita avrebbe raccontato tutt'altra storia, e invece abbiamo perso l'effetto bolgia che in uno stadio come il nostro dava l'impronta decisiva in certe partite. Gli ultras sono un valore aggiunto ma bisogna ammettere anche che c'è stata troppa speculazione e tante persone sono state "strozzate" economicamente per seguire la loro stessa passione...
Quando si è scatenata la speculazione dei biglietti in curva?
Soprattutto i primi anni, quando c'era quasi sempre il pienone e non si trovava un biglietto. I costi dei pochi tagliandi in mano ai gruppi organizzati erano sempre altissimi, anzi, improponibili, inaccettabili. È innegabile che negli anni ci abbiano marciato, la mentalità ultras va sposata ma ci sono cose poche condivisibili. Non è possibile pagare un biglietto 4 volte tanto, e si è approfittato anche del fatto che lo Stadium sia piccolo e quindi facilmente i biglietti scarseggiavano schizzando nel valore. Quando dopo l'indagine Last Banner la Juventus non ha fatto più gestire i biglietti ai tifosi, li ha privati di un business importante che ha portato a reazioni forti e non condivisivbili.
Di che tipo?
Quando abbiamo provato, insieme ad altri responsabili di club, facendo fronte comune, a far partire qualche coro per riaccendere un po' lo Stadium, gli ultras stessi ci fischiavano e ci dicevano di stare in silenzio per rispettare la loro protesta silenziosa. Un annetto fa mandavano anche degli esponenti da sud in nord a controllare che non tifassimo. La situazione in questo momento è in fase di stallo e io non sono fiducioso, gli ultras sono rimasti delusi da Arrivabene perché credevano che quella di Bologna fosse un'apertura e invece non c'è stato seguito.
Qual è il rapporto tre i club official e la Juventus adesso?
Di fatto è quasi nullo. Fino a qualche anno fa i ragazzi che lavoravano al coordinamento dei club della Juventus avevamo un rapporto telefonico diretto con noi, adesso si dialoga solo tramite mail, ti chiamano soltanto se ti devono rimproverare di qualcosa. Tutto ciò è ingiusto, non si può delegittimare il tifo e una curva per poche persone che sono giustamente da punire. Molto spesso mi capitava che intere famiglie mi chiedessero biglietti per la curva perché, una volta andati fino a Torino, volevano godersi la partita in mezzo al tifo. E quando la curva funzionava, all'ingresso c'era uno spazio con bandiere, sciarpe da comprare e ti davano anche dei fogli stampati su cui c'erano scritti i cori che sarebbero stati cantati. Era una bellissima esperienza anche per i tifosi occasionali che rappresentano la stragrande maggioranza del tifo allo Stadium. Ora che non si tifa più, ci sono sempre meno richieste, perché i biglietti costano e senza tifo tanto vale seguirle in tv da casa senza spese di trasferta.
Durante la pandemia come si è comportata la Juventus con voi?
A dire il vero, durante la pandemia la Juventus non ha avuto minimamente un occhio di riguardo verso gli official fan club. Avevamo chiesto che si congelasse, dal tesseramento, la quota che andava alla Juventus, anche perché non avremmo potuto mandare i nostri soci a vedere le partite essendo tutte a porte chiuse, ma non abbiamo avuto alcun riscontro su questo. I costi per noi sono rimasti gli stessi e anche il costo del mantenimento delle nostre strutture, però le partite non c'erano e quando si è tornati a giocare non potevamo mandare nessuno allo stadio quindi ad un certo punto ci siamo dovuti letteralmente autofinanziare. Per questo motivo molti club sono stati costretti a chiudere i battenti o a ridimensionarsi. La Juventus purtroppo è distante dalle nostre problematiche e difficoltà, e non capiscono che noi esistiamo principalmente per passione e non solo. Noi rappresentiamo un vero e proprio presidio di Juventus in paesi sconosciuti dove svolgiamo un servizio quasi da tramite. Per farle un esempio, qualche giorno fa un signore è venuto da noi per farsi aiutare ad acquistare sullo shop della Juventus la tuta ufficiale che avrebbe voluto regalare al nipote e non sapendo fare l'acquisto on line con la carta di credito lo abbiamo aiutato noi. Noi offriamo assistenza per tutto. Siamo la Juventus sul territorio italiano ma non siamo né aiutati né ascoltati. Se invece ci devono rimproverare...
Iscritta al tribunale di Torino al n.70 del 29/11/2018
Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione al n. 18246
Direttore responsabile Antonio Paolino
Aut. Lega Calcio Serie A 21/22 num. 178