Esclusiva BN- Inchiesta curva silenziosa: cosa vuol dire vivere la curva..
La passione per la Juve, la delusione e il dolore per come la curva oggi non esista più. Il tutto condensato in una lettera che ci ha inviato Luca 54enne tifoso bianconero. Un resoconto di come si senta oggi chi la “sud” l’ha frequentata dal lontano 1977
“Erano anni molto diversi, scrive Luca, anni di appartenenza,dove eri rosso o nero, tifavi Saronno o Moser, Juve o…
Come tutti sappiamo, spiega Luca, esiste la squadra juventina della società e dei dirigenti e un’altra che va in campo, ma non tutti sanno che esisteva una squadra formata da ragazzi e ragazze, uomini e donne che con la pioggia o con il sole, e in ogni stadio d’Italia o d’Europa si mobilitava trascurando le proprie famiglie e i propri affetti, oltretutto con costi enormi, per la sola gioia di passare 2 o 12 ore con altri “ matti” che vedono la Juve come una cosa unica, un’amore che non ti tradirà mai, una situazione che ti fa battere il cuore da impazzire a tal punto che pensi, in modo assurdo e ti convinci, che più canti più sventoli, più urli più facilmente arriverà la vittoria.
Quanti di voi, aggiunge Luca, non vedono, non sentono più gli amici e le amiche di quando avevate 15 anni?
Sono cresciuto e diventato uomo con centinaia di tifosi che oggi portano in curva i propri figli, trasmettendoli la passione. In curva nascono amicizie, passioni, amori, come in pochi posti ormai. In curva trovate l’imprenditore, l’amministratore delegato che frequenta l’operaio, il disoccupato che passa l’intera giornata con il ricco benestante. Vi assicuro che in curva è cosi, vi assicuro che in curva il 98% della gente è stupenda e sana.
Non entro nel merito, scrive ancora Luca, del fenomeno ultrà, fior di sociologi hanno scritto libri. Ma vi garantisco che eliminare tutto questo è come tagliarsi un braccio, o meglio il cuore. Se pensano che il mio posto in curva venga sostituito una domenica da un tifoso di Bari e l’altra da uno di Ferrara sbagliano di grosso. Capisco che chi è al di fuori di queste dinamiche fatichi a comprendere coloro che fanno parte di questo grande gruppo.
Lasciatemi concludere, e arriva l’accorato appello di Luca, facendo emergere tutta la mia tristezza e la mia delusione perché mi sono sentito tradire proprio dalla società che amo. Sentirmi dire “ non vi vogliamo più” è stata una stretta al cuore. Mi è stata portato via l’unico collegamento e l’unica passione del Luca ragazzino. Il vero businness del calcio è l’amore, non il clientelismo puro e becero, che oggi c’è ma domani chissà…
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