Bernd Reichart: “SuperLega sì, l’ultima riforma della Uefa è di 30 anni fa”
L’argomento SuperLega continua a tenere banco e ad infiammare gli animi, dei tifosi e soprattutto delle istituzioni pallonare contrarie al nuovo che avanza. Negli ultimi giorni, solo per rimanere a breve stretto giro di posta, prima Tebas, numero uno della Liga e poi Gravina, presidente della Figc, hanno elargito l’ennesima stoccata ostinata e avversa: che la loro paura si stia trasformando in terrore? L’idea in tal senso si fa strada, gli uomini imbullonati alle proprie poltrone, ricche e di potere, stanno cercando di scongiurare dialetticamente, in ogni modo, il nuovo progetto che avanza nei favori, vedasi le parole di due settimane fa di Kroos, centrocampista del Real Madrid, e con un fattore montante tra i tifosi del calcio. Bernd Reichart, CEO di A22, agenzia legata a filo triplo alla SuperLega, continua nell’opera di diffusione e spiegazioni dei programmi del calcio 3.0 che, solo con il varo della nuova progettualità, potrebbe trasformarsi in un calcio sostenibile, migliorandolo dall’interno.
Anche l’intervista di alcuni giorni orsono rilasciata dall’ex Presidente Andrea Agnelli, ha posto l’ennesimo focus sul vento del cambiamento che spira forte in Europa, ai danni di uno status quo, vetusto, che necessità di cambiamenti radicali forniti dal nuovo programma. Le parole odierne di Reichart non fanno altro che scoperchiare il sistema vigente, ponendo accenti forti e tenaci che sottolineano, ancor di più, la necessità di trasformazioni radicali: “L’ultima riforma dell’Uefa è stata 30 anni fa. Se è così datata nel tempo significa che qualcosa non va e bisogna ricominciare a cambiare”. Un concetto che la dice lunga sulla poca voglia di mutare e rivoluzionare, da parte della Uefa, un calcio cristallizzato, legato a concetti troppo in là nel tempo, mentre il mondo, compreso quello del pallone, muta alla velocità della luce, bisognoso di intercettare le nuove esigenze dei tifosi, che sono la parte sana che sostiene l’intero apparato. Le dichiarazioni del CEO di A22 sono cristalline nello spiegare come la SuperLega si sta muovendo: “ll nostro interesse principale è quello di mettere sul tavolo l’esigenza di un’azione per migliorare il calcio. Sappiamo che i presidenti di Uefa ed Eca non ci appoggiano. Ma noi stiamo dialogando molto con le leghe più piccole e alcuni club delle leghe partecipanti. Oltre alle società delle grandi città che non fanno parte dei campionati più ricchi: sono squadre di grande tradizione che hanno bisogno di fare affidamento su un percorso più prevedibile nelle coppe europee per crescere. Altrimenti il gap diventerà sempre più ampio. Molti campionati nazionali stanno perdendo di interesse”. Una fotografia reale, spietata, tremendamente attinente a ciò che sta succedendo sul pianeta calcio, piaccia o non piaccia alla Uefa e agli antichi burocrati del sistema che stanno tentando di correre ai ripari con una riforma della Champions, ampiamente bocciata da Reichart con una frase sibillina che cataloga il tentativo come inutile: “Una riforma che accresce un problema attuale, cioè il fatto che le sfide attraenti iniziano solo con la fase di eliminazione diretta”.
Vecchio problema datato e ancora persistente che solo il format SuperLega potrebbe risolvere. La chiusura dell’ampio discorso del 48enne dirigente tedesco pone due focus molto chiari, uno sulla Juventus e quello finale sul prossimo giudizio, fondamentale, del Tribunale di Giustizia Ue. “Non cambia il livello di impegno del club bianconero. E spero che Andrea Agnelli continui a dare il suo contributo al nostro progetto: apprezzo la sua convinzione che il calcio possa avere una funzione utile anche ad avvicinare i cittadini europei”. La chiosa finale è un atto dovuto alla realtà attuale, Reichart è molto lucido nell’asserire che: ”Prima la sentenza della Corte Ue, poi sarà più facile cercare l’intesa con i club”, dettaglio rilevante e imprescindibile, perché il verdetto della Corte europea sarà dirimente e inappellabile. La SuperLega e il suo progetto ad ampio raggio passano attraverso quel momento fatidico, che potrebbe giungere tra uno o due mesi, lì si giocheranno i destini del monopolio Uefa circa l’organizzazione di tornei calcistici, oppure potrà sorgere un nuovo sole con la SuperLega. Intanto i burocrati parlano molto, rilasciano dichiarazioni avvelenate contro il nuovo sistema SuperLega, ma la paura pare tramutatasi in terrore, un terrore strisciante che potrebbe detronizzare uomini e sistema.
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