La Juventus è lassù nonostante le critiche e i mugugni sul gioco
Piaccia o non piaccia la Juve è tornata a respirare aria rarefatta d’alta classifica. Non accadeva da un po’ di tempo, ma nonostante i segnali molto incoraggianti esiste una frangia di “tifosi bianconeri” sempre pronta a lamentarsi e a recriminare sul passato. Una parte di supporter juventini (ma davvero lo sono?), non bastassero gli attacchi efferati delle fazioni opposte e di un sistema che ha dato il peggio la scorsa stagione, si ostina ad essere ipercritica su ogni singolo fattore che si sviluppi alla Continassa, marchiato Juventus. La cosa grottesca è che nemmeno tornare a vincere partite, corredate con numeri di rango elevato e proiettandosi in vetta, sembra colmare il vuoto delle pretese di una parte di fan che si professano censori e fustigatori, allo stremo, dei costumi della Vecchia Signora. Nel calcio parlato e vissuto sui media, e soprattutto sui social di questa epoca contemporanea, tutti paiono sapere tutto, parecchi hanno soluzioni “rivoluzionarie”, altri teorie perlomeno strampalate che spergiurano funzionino, molti sono votati alla condanna della rinomatissima monotonia del gioco: perché il calcio “deve essere spettacolo”. Per carità, ad ognuno il proprio modo di ragionare, di tentare di ergersi ad opinion leader dai tratti premonitori, ma in questo profluvio di anticipazioni profetiche sarebbe però molto grazioso sapere chi, anche solo un paio di mesi fa, avrebbe auspicato di trovare la Juve lassù, al secondo posto in graduatoria, con dati accumulati incontrovertibili: seconda difesa del campionato con solo 7 gol presi, 6 punti di vantaggio sul Milan, + 8 sul Napoli, +9 dalla quinta (Atalanta) e una striscia di vittorie consecutive (5) con 6 gare senza subire reti. Elementi inoppugnabili, volenti o nolenti.
Sia chiaro, la Juve non ha ancora fatto nulla ed è proibito pensare di aver tra le mani la pietra filosofale a nemmeno un terzo di campionato disputato, visto che c’è tutta una stagione davanti, ma i meriti di questa prima parte di stagione esistono e vanno ascritti agli interpreti. Ai giocatori, alla gestione e motivazione dello spogliatoio da parte di Mister Allegri, alla società che ha saputo portare un uomo di calcio totale e miglior direttore sportivo del nostro movimento come Giuntoli, fino al saper fare quadrato creando un nuovo spirito, riposizionando Madama dove sta ora. Il gioco non è sicuramente brillante ma ad oggi risulta vincente, esaltando le caratteristiche degli uomini a disposizione di Allegri e riportando alla ribalta le peculiarità che hanno reso lucente il Dna juventino nella storia, per spirito indomito, lotta, compattezza di squadra e fame di vittorie. Tempo fa lo sguardo del tifoso bianconero era rivolto alla concretezza di una vittoria, oggi, più di qualcuno, presta molta, troppa, attenzione agli svolazzi stilistici di un calcio che, a livello internazionale, fa fatica a coniugare bellezza dominante e strisce vincenti. Bisogna fare sempre i conti con la realtà, e quest’ultima ci dice che questa Juventus, magari con uno sforzo assolutamente necessario sul mercato di gennaio, può giocarsela con tutti, poi se tornerà ad essere vincente solo il 2024 ce lo dirà.
L’astruso concetto di bel gioco può essere messo davanti al pragmatismo incastonato di cifre e punteggi? Chi lavora nel calcio da sempre professa l’esatto contrario, contano i risultati, poi viene il resto. La cosa più sconfortante è che nella mente di alcuni tifosi, il trionfare sia divenuto un mantra scontato solo perché si indossa la maglia della Juve, beh sappiamo che non è così. Il record impareggiabile di 9 scudetti consecutivi rimarrà un primato quasi impossibile da battere, anche se già dal quinto tricolore di fila alcune posizioni cominciavano a montare, con “fan bianconeri social” che si definivano stufi di “vincere scudettini”. Chissà se quella frangia è la stessa che oggi condanna e contesta acremente Max Allegri e la rinascita di Madama, fossilizzandosi, quasi esclusivamente, nel nome del bel gioco. Vincere non è mai scontato, lo racconta a chiare lettere la leggenda della Juventus: nessuno sembra voler ricordare gli anni in cui la Vecchia Signora impiegò 5, 6, 8, anni per tornare a fregiarsi del titolo di Campione d’Italia. E’ accaduto negli anni 50, nella decade seguente dei sessanta, o con il post Trapattoni capitolo 1, periodo in cui i bianconeri digiunarono per 8 anni, a cavallo tra fine anni ottanta e inizio novanta.
La Juventus sta cercando di crescere un passo alla volta, nonostante critiche e analisi durissime, a senso unico, che non hanno più pazienza per attendere nulla. La società opera, pianificando di tornare a calcare, al più presto, nuovi passi nell’Olimpo del calcio. Nello sport, come nella quotidianità, nessuno può vincere per sempre, e quando si cade bisogna saper accettare la ferrea regola di ricostruire negli anni, con freddezza, lavoro e competenza. Al di là di ciò che qualcuno può pensare, in Juventus questi sono concetti ampiamente conosciuti: così come recita la storia, il passato è quel maestro capace di indicare la giusta via per rinascere.
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