Che tipo di mercato è stato quello in casa Juventus?
Che mercato è stato quello della Juventus? La situazione, ampiamente dettagliata negli ultimi mesi su queste colonne ed in diretta a Radio Bianconera, ci parla di un mercato “povero” e non semplice, improntato sulle uscite e sulla ricerca di opportunità. Non è un segreto, per stessa ammissione del Direttore Giuntoli, che la Juve dovesse aggiustare i conti, abbassare il monte ingaggi e cedere o provare a cedere chi avesse avuto offerte congrue e non facesse parte del nuovo progetto bianconero.
Inoltre, è bene non scordarlo mai, la penalizzazione inflitta dalla FIGC a danno dei bianconeri, con conseguente “retrocessione” fuori dalla zona Champions guadagnata sul campo, e la squalifica della UEFA per un anno dalla partecipazione alle coppe europee, hanno fatto si che la Juve dovesse necessariamente effettuare un mercato in “difesa”, mancando quegli ingenti introiti che avrebbero potuto portare più linfa in squadra.
Un solo arrivo, quello di Weah (2000), effettuato prima dell’avvento di Cristiano Giuntoli come Direttore dell’area tecnica bianconera.
Non sono propriamente nuovi arrivi ma il riscatto di Milik ed il rinnovo per un’altra stagione di Rabiot, hanno di fatto consegnato ad Allegri una squadra nel segno della continuità.
Parlando di uscite, il monte ingaggi e l’età media della squadra - entrambi in calo già nelle ultime stagioni - sono stati ulteriormente abbassati con le uscite di Di Maria, Cuadrado e Bonucci.
Capitolo cessioni eccellenti: fortunatamente non c’è stata nessun big in partenza (LEGGI QUI). La riflessione che dobbiamo fare è quella non di un Juventus che ha tenuto “botta” alle offerte arrivate per Chiesa, Vlahovic, Bremer, Kostic ma, semplicemente, i calciatori in questione sono rimasti a Torino perché questo tipo di proposte irrinunciabili NON sono arrivate.
Il famoso scambio Lukaku-Vlahovic con il Chelsea (LEGGI QUI), non si concretizza perché i due club non trovano la quadra economica, con il belga - poi andato alla Roma negli ultimi giorni di mercato - che ha aspettato la Juve finché ha potuto.
Alla fine della sessione e guardando la rosa al completo, è un po’ strano vedere una squadra, che per il momento gioca con il 3-5-2, con 3 esterni di centrocampo a sinistra (Cambiaso, Iling Jr e Kostic) ed uno solo a destra (Weah) anche se Cambiaso ed Iling possono giocare sull’altra fascia - in attesa dell’infortunato De Sciglio che tornerà in campo tra la metà e la fine di ottobre - e la mancanza di un “regista” di centrocampo, da sempre molto caro ad Allegri.
In questo senso, fatico molto ad accettare il prestito biennale gratuito di Rovella alla Lazio con obbligo di riscatto a 17 milioni e mi auguro che il giocatore non debba diventare un rimpianto - parlando di posizione in campo - in questa stagione. In attacco, tutto immutato con una postilla: la posizione di Chiesa - che Allegri considera una seconda punta e non un esterno di attacco, suo ruolo naturale - mi lascia alcune perplessità che spero vengano spazzate via durante la stagione.
In sostanza, credo che Giuntoli in questa sessione sia riuscito parzialmente a compiere la missione societaria proprio perché ha avuto diverse difficoltà nelle cessione di alcuni calciatori e questo ha comportato margini di manovra piuttosto limitati.
Nella valutazione del mercato, dobbiamo sempre ricordare, e vale per tutti i club e per tutti i dirigenti bianconeri che si sono avvicendati negli ultimi anni, che i Direttori Sportivi/Generali devono sempre perseguire gli obiettivi che gli impone la proprietà e che non esistono dirigenti plenipotenziari.Credo che la valutazione su Giuntoli dovremo spostarla tra la sessione di gennaio e la prossima sessione estiva di calciomercato, dove spero che il Direttore possa incidere con maggior forza nelle strategie presenti e future nella costruzione della squadra.
Juventus che, parlando solo di mercato, sembra essere un gradino sotto Napoli, Inter e Milan; rispetto alle altre, il vantaggio è quello di avere sostanzialmente la rosa dello scorso anno, con qualche giovane in più da far crescere e, forse, qualche grattacapo in meno nella gestione dello spogliatoio.
Ora tocca a giocatori ed allenatore mostrare quelle qualità che ci sono e quella fame di vittorie utile per riportare la Juve nei posti che le competono.
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