"I Più & I Meno", il meglio e il peggio della settimana bianconera: ventiquattresimo appuntamento
Archiviata la sconfitta contro il Sassuolo, la Juve ha conquistato le semifinali di Europa League, pareggiando a Lisbona 1-1 e difendendo il vantaggio maturato all'andata. E' tempo, quindi, de "I Più e I Meno", il meglio e il peggio della settimana bianconera: appuntamento numero 24. I protagonisti di oggi sono l'Europa League, Adrien Rabiot, Federico Chiesa e Dusan Vlahovic.
I Più
E ora la Juve sogna il traguardo
Sognare è lecito, porselo come obiettivo ancora di più: fin dalla sua "retrocessione" in Europa League, la Juventus ha sempre dichiarato di voler provare a vincere la Coppa Europea (non dalle grandi orecchie). Un trofeo europeo che manca da ben 27 anni. E ora che anche il Manchester United, dopo l'Arsenal, è stato eliminato, il pensiero diventa ancora più concreto. Di certo, contro il Re di Coppa Siviglia, che detiene il record di vittorie nella manifestazione (ben sei) non sarà di certo una passeggiata. Ma ora la Juventus ha l'obbligo di raggiungere la finale e, possibilmente, anche vincerla. A maggior ragione se il destino vorrà far incontrare Paulo Dybala con il suo vecchio passato bianconero...
Rabiot, l'uomo migliore della stagione bianconera
Undicesimo gol stagionale per il centrocampista francese, che inizia a prendere confidenza con il gol. Nonostante contro lo Sporting Lisbona prima faccia e poi disfi, in un'annata che, definirla complicata è pure poco, si conferma l'uomo migliore per Max Allegri. Colui il quale tante volte ha tolto le castagne dal fuoco in casa bianconera. Il suo rendimento di altissimo livello sta iniziando, finalmente, ad essere una costante. Ha impiegato del tempo, considerato che questo è il suo quarto anno a Torino. Ma alla lunga, e forse anche un po' tardi, sta venendo fuori, mostrando tutte le sue abilità. La beffa è che paradossalmente la sua migliore stagione possa essere allo stesso tempo anche l'ultima con la maglia della Juventus, considerata la scadenza del contratto. Ma è bene ribadirlo: lasciarsi scappare un Rabiot di questa caratura è follia.
I Meno
Federico Chiesa fa fatica
Non sta brillando e sta facendo fatica: inutile girarci attorno, il rendimento di Chiesa non sta rendendo felici nessuno. In primis, sicuramente lo stesso giocatore, che da quando ha fatto ritorno in campo, non è mai riuscito - ancora - a dare continuità: sia in termini di prestazione che di rendimento. Un solo gol con il Friburgo, peraltro a risultato già acquisito, è un po' troppo poco per un giocatore come lui. A cui vanno date sicuramente le attenuanti del caso per l'infortunio. E inizia a sorgere il dubbio che la posizione designata per lui da Allegri, ovvero quella di quinto a sinistra a tutta fascia, non solo non sia quella più congeniale, ma che lo penalizzi anche. Spesso si ritrova a dover coprire 80 metri di campo, e di conseguenza a non essere lucido nei metri finali. Allegri dovrebbe iniziare a ripensare la sua migliore e possibile collocazione tattica, cercando di avvicinarlo il più possibile alla porta. Perché i gol sono nelle sue corde, come dimostra la stagione 2020-2021: la sua prima con la maglia della Juventus.
Vlahovic, ora il digiuno preoccupa
Checché ne dica Allegri, che tante volte ha cercato (giustamente dal suo punto di vista per il ruolo che ricopre) di minimizzare sull'argomento, la crisi di Dusan Vlahovic ora inizia a preoccupare. E davvero tanto. Non è più un digiuno frutto di un momento di scarsa lucidità cui spesso gli attaccanti sono costretti a convivere. No, la sua mancanza di gol e la scarsa pericolosità offensiva sono diventati a tutti gli effetti una costante in questa stagione. E un problema. Perché andare avanti così, in queste condizioni, è un male per tutti: per la Juventus, che non può contare su un centravanti prolifico come vorrebbe; e per lo stesso Vlahovic, che sperava di scrivere la storia accettando la corte della Vecchia Signora. E probabilmente, la colpa è di entrambi e la verità sta nel mezzo. L'atteggiamento, spesso discutibile, del giocatore chiaramente non aiuta in un momento del genere e andrebbe quantomeno rivisto. Ma poi c'è tutto l'aspetto tecnico da considerare, e in un gioco in cui la costruzione offensiva latita è evidente che un centravanti faccia difficoltà a segnare. Ed è un po' quello che sta succedendo al serbo, che a questo punto mira a chiudere nel più breve tempo possibile questa stagione per poi avviare delle riflessioni in vista della prossima. Dove il futuro è incerto e tutto può succedere. E no, l'addio anticipato non è più utopia.
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