"I Più & i Meno", il meglio e il peggio della settimana bianconera: settimo appuntamento
Prosegue l'appuntamento con "I Più & i Meno", il meglio e il peggio della settimana bianconera. In questo settimo appuntamento, i protagonisti di oggi sono Nicolò Fagioli, Adrien Rabiot, il gioco corale e Angel Di Maria.
I Più
Fagioli, altro che giovane: è già un veterano
Sgomberiamo subito dal campo la parola “giovane”: in Inghilterra a 16-17 anni, quando vieni buttato nella mischia, sei un giovane; in Italia vieni considerato tale sino ai 22-23 anni almeno. E tutt’ora Nicolò Fagioli rientra in questa categoria, quasi come se fosse l’Under che gioca titolare per obbligo nelle categorie inferiori. Invece Fagioli merita di essere considerato a tutti gli effetti un elemento della rosa al pari di Pogba (tanto per fare un nome). Anche perché sul campo sta dimostrando di meritarsi la maglia bianconera, a suon di gol (due ed entrambi decisivi) ma anche a suon di prestazioni: gioca con la calma di un veterano e la saggezza di un giocatore navigato. E fin qui, rappresenta la più bella notizia di questa prima parte di stagione.
Rabiot sta convincendo anche i più scettici
Dopo tre stagioni a luci e ombre, Adrien Rabiot sta finalmente dando continuità alle sue prestazioni: è sempre più centrale nella Juventus di Allegri, sta iniziando a segnare con una certa regolarità e oggi ha ricevuto anche gli elogi di Didier Deschamps, che su La Gazzetta dello Sport ha detto: “Conto molto su di lui”, oltre ad aver collezionato l'assist vincente a Kean. Con un contratto in scadenza il prossimo 30 giugno 2023 e il cui esito sembrava scontato fino a qualche tempo fa, non è più irrealistico pensare che le due parti – Juventus e Rabiot – decidano di andare avanti insieme. Anche perché il primo estimatore si chiama Massimiliano Allegri. Mamma Veronique permettendo ovviamente…
I Meno
Il gioco continua a latitare
Va bene che non sia la priorità del tecnico bianconero, da sempre indigesto al “bel gioco” e allo stesso tempo il miglior interprete del risultatismo, va bene anche che la Juventus abbia finalmente messo su un filotto di vittorie senza subire gol, ma non menzionare la mancanza di un gioco chiaro in questa squadra sarebbe un errore madornale. Lecce e Inter sono state le testimonianze viventi: la Juventus vive di fiammate e gioca di ripartenza (l’esempio arriva da Filip Kostic, man of the match contro l’Inter e assist man), mai costruisce da dietro con idee ben precise. Finché continuerà a non essere percepito come un problema per l’allenatore nessuno potrà essere in grado di intervenire al di fuori di Allegri, ma quantomeno farlo presente senza far finta di niente come se tutto vada bene, rimarrà un dovere.
Angel, che delusione
Arrivato a Torino con le migliori aspettative e con un Mondiale da conquistarsi da assoluto protagonista, l’apporto dato dall’argentino alla causa bianconera fin qui è stato pari a zero. Un solo gol segnato a Ferragosto contro il Sassuolo all’esordio, poi poco o nulla; lampi di Di Maria soltanto con il Maccabi, nel mezzo due infortuni e una mancanza di continuità che ha gravato anche sulla delusione dell’eliminazione in Champions League. Dove il Fideo mai è stato protagonista. E dove invece era stato preso per esserlo. Con i ritorni di Pogba (si spera) e Chiesa, a partire da gennaio è verosimile che si vedrà un’altra Juventus nella seconda parte di stagione, per provare a inseguire nuovamente una clamorosa rimonta in Campionato (anche se questo Napoli spegne ogni sogno di rimonta) come accaduto già nel 2015, proprio con Allegri al timone della Juventus, e provare a recitare un ruolo da protagonista in Europa League, dove la concorrenza si prospetta di livello. Ma resta l’incognita Di Maria. Il contratto lo lega ai bianconeri ancore per sette mesi, sino al termine della stagione, ma siamo sicuri che al termine del Mondiale il Fideo abbia voglia di far ritorno a Torino? E a quel punto, siamo sicuri che sarebbe un dramma per la Juventus? Al campo, come sempre, ogni risposta.
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