"I Più & I Meno", il meglio e il peggio della settimana bianconera: diciannovesimo appuntamento
Diciannovesimo appuntamento stagionale con "I Più & i Meno", la rubrica dedicata al meglio e il peggio della settimana bianconera. I protagonisti di oggi sono Dusan Vlahovic, Federico Gatti, l'atteggiamento mentale e Leonardo Bonucci.
I Più
Bentornato, Dusan
Un digiuno lungo, anzi lunghissimo per uno come lui, con un solo gol in un mese: quello segnato contro il Nantes nel match di andata. Dalla trasferta di Salerno del 7 febbraio sino al gol di ieri, si è visto un Dusan Vlahovic spento, nervoso, insofferente; domenica scorsa ha pure sbagliato un rigore. Ma ieri no. Anche se ha rischiato, l'attaccante bianconero dal dischetto ha portato avanti la Juventus e rotto un digiuno che iniziava a preoccupare e non poco. Trovato il gol, ora va ritrovata la serenità di chi ha voglia di trascinare la Vecchia Signora fino in fondo in questa Europa League. Nel frattempo, domenica ci sarà il Derby d'Italia. E Vlahovic è chiamato di nuovo a battere un colpo, tornando - magari - a far gol anche in Campionato.
Gatti, la sorpresa della trasferta di Friburgo
Non annunciato tra i titolari, a sorpresa Federico Gatti ieri sera si è ritrovato sul rettangolo verde dal 1', sfoggiando una prestazione di altissimo livello e contribuendo al gol del vantaggio: il rigore poi trasformato da Vlahovic, infatti, nasce da un suo tiro ribattuto dal difensore del Friburgo con le mani. Per distacco, quella di ieri sera è stata la sua miglior partita da quando veste bianconero, collezionando la prestazione numero dieci della stagione. Anche se negli ultimi tempi l'ex Frosinone era uscito un po' dai radar di Allegri: prima di Friburgo, infatti, l'ultima gara giocata era stata contro il Monza del 29 gennaio scorso. Ma la gara di ieri può far dormire sonni tranquilli tutti: per questo rush finale, Allegri può contare anche su di lui. E ieri lo ha dimostrato ampiamente.
I Meno
Troppe pause mentali, un segnale che preoccupa
E' successo troppe volte nel corso di questi anni: da Pirlo ad Allegri, i cali mentali di questa squadra sono sempre stati una costante. Quest'anno sono state molteplici le volte in cui la Juve ha staccato la spina rischiando clamorosamente di farsi rimontare o, peggio ancora, una volta andata sotto si è ritrovata incapace di ribaltare il risultato. Il secondo tempo di ieri, considerato anche l'uomo in più, è preoccupante in tal senso. E non a caso un furibondo Allegri nel post partita lo ha sottolineato. Ma la domanda sorge spontanea: se il calo mentale della squadra non arriva per input dell'allenatore, che anzi chiede ai suoi di continuare a giocare, perché avviene? E perché da inizio stagione ad oggi non è stato posto rimedio?
Leo, sulla via del tramonto?
E' sempre difficile e complicato accettare che la tua carriera sia arrivata ormai agli sgoccioli, specie se indossi la fascia da capitano e se per dieci anni hai scritto la storia di un club glorioso come la Juventus. Ma appare ormai evidente a tutti, forse anche allo stesso soggetto in primis, che Bonucci sia sulla via del tramonto. Qualche segnale di cedimento lo si era già visto nella scorsa stagione, e quest'anno i dubbi si sono trasformati in certezze: il declino del capitano bianconero si sta pian piano consolidando di partita in partita. 13 presenze in Serie A con una sola gara disputata nell'arco di tutti i 90 minuti dal 10 novembre ad oggi devono far riflettere. Per finire nel migliore dei modi possibili questa stagione ci sarà bisogno dell'apporto di tutti. Anche del numero 19. Ma poi, a fine stagione, occorrerà fare delle riflessioni. E sì, anche considerare l'addio di Leonardo Bonucci.
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