Vlahovic non è l'unico colpevole da insufficienza piena
Due vittorie belle rotonde come i tre a zero ottenuti e altrettanti pareggi stretti quanto la superiorità mostrata: ecco la Juve targata Motta di questi primi quattro turni di campionato. Diciamola tutta, queste sono le due anime di quella squadra che pensavano potesse fare già qualcosa di meglio, e non solo in classifica. Ma probabilmente è (anche) colpa di tutti noi, allenatori da tastiera – e non parlo solo dei giornalisti -, che ci siamo fatti illudere dalla rivoluzione estiva di Giuntoli, anche se spesso abbiamo tentato di ricordare che di tempo ne sarebbe servito più di quello appena trascorso. Le prime due vittorie un po' ci avevano illusi, cancellando le amichevoli piatte del precampionato. Poi sono arrivate le frenate con Roma e Empoli a far riemergere quel senso di insoddisfazione generale con cui i tifosi convivono senza successi. Eppure segnali positivi non mancano, così come i margini di miglioramento per una squadra che non ha ancora subito sconfitte e che resta l'unica a non aver subito reti.
Attacco – In una situazione del genere va evidenziata però anche la carenza realizzativa negli ultimi 180 minuti. La Juve è una squadra che non ha ancora cambiato del tutto pelle e seppur al completo, fatta eccezione per Conceiçao, cammina sul filo del cambiamento radicale. Qual è la squadra che ha modificato di più la rosa dei titolari, compresa la propria guida tecnica? Semplice annotazione che giustifica il ritorno al mittente di quei giudizi troppo severi e preconfezionati. Uno su tutti è quello che riguarda Vlahovic, l'elemento imperfetto di un reparto incompleto. L'idea di Motta, anche qui, è di riuscirlo a trasformare in un attaccante moderno e completo. Questo si è trovato e su di lui dovrà concentrare gli sforzi di quegli uomini capaci di servirgli più palloni possibili. Sono consapevole che a molti di voi il giocatore non convince, ma è pur vero che il confronto non agevola un giudizio coerente col passato, quando i nomi degli attaccanti bianconeri facevano paura già solo nominandoli. Vlahovic non è l'unico da insufficienza piena e soprattutto non deve diventare il capro espiatorio di questa annata che si preannuncia comunque “curiosa” e “difficile” allo stesso tempo.
Giudizi – Quanti palloni ha ricevuto Vlahovic? E quanti ne ha sbagliati? Il rapporto ci dice che la percentuale è sicuramente bassa, ma il motivo è abbastanza chiaro: la squadra costruisce ancora poco e lui è ancora poco cecchino. In troppi alle sue spalle, specialmente contro l'Empoli, hanno steccato. I cambi, a metà del secondo tempo, lo confermano nei ruoli e nelle intenzioni. Purtroppo non nell'effetto sperato perché le quattro sostituzioni in contemporanea non sono riusciti a smussare velocemente i difetti. Cambiare troppo per non cambiare nulla è stato il limite di Motta che comincia a capire che cosa vuol dire allenare una squadra da far tornare “grande”, ma non troppo lentamente come invece si sta muovendo in campo. Intanto diamo il "bentornato" a Chiellini che rientra nella famiglia bianconera con un ruolo manageriale-amministrativo. E speriamo di inaugurare al meglio la nostra ventiquattresima partecipazione in Champions.
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