È fatta! Acquistato colui che colorerà la Coppa dei Campioni di bianconero

È fatta! Acquistato colui che colorerà la Coppa dei Campioni di bianconeroTUTTOmercatoWEB.com
domenica 23 giugno 2024, 23:59Editoriale
di Roberto De Frede
La vera gloria consiste nel fare ciò che merita di essere scritto, nello scrivere ciò che merita di essere letto; e nel vivere in modo da rendere il mondo più felice per il fatto che ci stiamo vivendo. Plinio il Vecchio

Premessa – Gli Azzurri contro la Spagna sono stati sgretolati. Birilli vestiti per l’occasione di bianco, che vagavano nel rettangolo… eppure ci sono tra questi, calciatori al centro del calciomercato bianconero in entrata e uscita: Chiesa, Di Lorenzo, Calafiori e forse anche qualche altro! Probabilmente per questi nomi le società “litigheranno” pure per accaparrarsi il “campione” dell’estate… come fu qualche anno fa per Locatelli, quattro mesi di agonia contrattuale e 40 milioni di euro. C’è da meditare. Signori, il calcio è cambiato, i nomi, le società pure. E con il cambiamento in negativo le emozioni si affievoliscono. Peccato.

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Per fortuna c’è stato un altro calcio… 

Era il 1982. Cominciava a girar veloce il compact disc dando le prime spallate al buon vecchio vinile e Phoebe Cates cantando Paradise faceva sognare tutti i ragazzi. L’Italia con mezza Juventus diventava campione del mondo, nel Mundial più azzurro di tutti i tempi, quello spagnolo. Primo Levi scriveva il suo secondo romanzo Se non ora, quando? Nelle sale cinematografiche usciva E.T. l'extraterrestre di Steven Spielberg e a Torino, dal nord della Francia, ne arrivava un altro… le sue iniziali erano M.P., il suo nome

                                       Michel Platini

Il 21 giugno 1955, mentre il sole raggiungeva il punto di altezza massima nel cielo, dando vita alla giornata più luminosa dell’anno, nasce a Joeuf, piccola città nella regione francese della Lorena, Michel Platini.

In campo con lui è presente il calcio quale espressione d’arte geniale, fatta di sfolgoranti intuizioni estetiche, leggere e sublimi come il volo di una farfalla. Ogni sua giocata è unica, marchio di fabbrica del suo incomparabile estro, così come una pennellata di Van Gogh non può che essere del pittore fiammingo. Quel che lui faceva nel rettangolo verde aveva qualcosa di personale, di tutto suo, che nessun altro avrebbe potuto riprodurre, come solo l’emozione di un’opera d’arte sa essere unica. Un distaccato sognatore, istrionico, viziato, fine umorista, saggio dissimulatore, antipatico come il più simpatico dei francesi, un narcisista inguaribile dalla silhouette non certo olimpionica, fianchi larghi e piedi addolciti, con la casacca sempre fuori dai pantaloncini, è diventato Le roi Michel, entrando per sempre nel gotha del calcio mondiale di tutti i tempi.

Il signore del centrocampo, l’architetto che progettava azioni simili a cattedrali barocche: i suoi lanci maestosi e calibrati al centimetro, le sue aperture di gioco a tutto campo sontuose e michelangiolesche. Aveva innato il senso geometrico, trovava la posizione tattica quasi d’istinto e nascondeva nei piedi dei fari abbaglianti, che aprivano percorsi mai battuti prima, inventando varchi inimmaginabili e straordinari agli occhi degli spettatori increduli. I suoi assist non erano soltanto dei passaggi, ma degli autentici idilli: armonia e senso del ritmo, un metronomo che dettava i tempi di gioco con fantasia, precisione, naturalezza, sogno e un pizzico di follia. Non era l’uomo in più, era l’uomo che senza di lui la squadra non avrebbe avuto senso, e di questa responsabilità non avvertiva il peso, bensì l’onore, esaltandosene. Il rifinitore per eccellenza dal tocco smarcante, l’anima e il cervello, il regista, il numero 10 nel senso tradizionale del termine, ma al tempo stesso anche un innovatore del suo ruolo.

Platini domava l’agonismo duro e la tattica esasperante, con libere prodezze, patrimonio di una classe individuale portentosa, e con la sua machiavellica maniera di fare la differenza. Si mimetizzava, evitando il duello frontale con l’avversario, schivandolo, e dopo abili appostamenti, lo coglieva di sorpresa con i suoi letali affondi da fiorettista. Un piede alternativamente al servizio dei compagni o della giocata individuale, a seconda del momento, dell’attimo. Gli bastava una frazione di secondo per scegliere la cosa migliore da fare. Un controllo di palla perfetto e, con il destro, quelle esecuzioni che scalzavano i migliori centravanti dalle classifiche dei marcatori, con gol da illusionista. Il pallone calciato da Re Michel si trasformava in una sfera dall’incedere elegante, colorata di effetti straordinari, come i traccianti disegnati dalle sue magistrali imparabili punizioni. Campione carismatico, con la personalità di un uomo che sa di essere superiore, infischiandosene. Guidava la sua squadra in campo con la grandeur che lo rendeva unico, bastava un suo cenno e i suoi fanti diventavano eroi. In ogni frangente della partita aveva la situazione sotto controllo, senza mai farsi travolgere dagli eventi, tenendo sempre ben salde le redini in mano, con il massimo rispetto per l’avversario. Mai un cartellino rosso in tutta la carriera.

Fa il suo esordio vittorioso in prima squadra con la casacca numero undici biancorossa del Nancy, il 2 maggio del ’73 contro il Nîmes; con les Chardons vince un campionato francese di seconda divisione e una Coppa di Francia. Lascia la squadra dopo 215 partite e 127 gol, per trasferirsi nel ’79 al Saint-Étienne, la più titolata in patria. Con les Verts in 145 partite realizza 82 gol, vincendo un titolo francese.

L’avvocato Gianni Agnelli, nel febbraio dell’82, durante una sfida a Parigi tra Francia e Italia, ne viene folgorato.Il francese corrisponde esattamente alla sua idea di calcio: divertimento, naturalezza ed eleganza, proprio come andrebbe affrontata la vita. Dopo il Mundial spagnolo, Platini approda alla corte di una Juventus invincibile, quella di Trapattoni, dei sei campioni del mondo, di Bettega, e del polacco Zibì Boniek, diventandone il re.

La prima partita ufficiale è Catania-Juventus, in Coppa Italia, il 18 agosto del 1982, ma è contro il Pescara, a Torino, quattro giorni dopo, che segna il primo gol. La Juventus vince 2-1, la magia di Michel arriva dopo sette minuti, con un pallonetto a scavalcare i difensori abruzzesi e con un tocco volante d’esterno destro a infilare il portiere in uscita.

In cinque anni di Juve, fa la storia, disputando 224 incontri e segnando 104 reti. Vince tutto, sempre da protagonista assoluto, deliziando i tifosi in tutti i campi del mondo: due scudetti, una Coppa Italia, una Coppa delle Coppe, una Coppa dei Campioni, una Supercoppa Uefa, una Coppa Intercontinentale. Per tre anni consecutivi è capocannoniere del campionato italiano, e per tre volte è insignito del Pallone d’Oro. La critica sportiva lo ha riconosciuto fra i migliori dieci calciatori del XX secolo, nonché il più rappresentativo giocatore francese del Novecento, davanti a Zinédine Zidane e Raymond Kopa. 

Leggendario il suo gol nella finale Intercontinentale di Tokyo: calcio d’angolo per la Juventus, la palla viene respinta fuori dall’area e arriva a Bonini, colpo di testa verso Platini che stoppa di petto, supera con un pallonetto di destro un avversario e di sinistro ad incrociare trafigge il portiere. Sei tocchi al volo senza che la palla sfiori terra. Poesia. Iconicamente imperitura la sua reazione all’annullamento ingiusto per un fuorigioco inesistente, della stessa rete: sdraiato sul campo, incredulo, con il braccio a sorreggere la testa, derubato di un’opera d’arte, in una posa che ricordava la Paolina Borghese del Canova o il capolavoro della Maja Desnuda del Goya. Andy Warhol, di quell’attimo, ne avrebbe potuto trarre una serigrafia dal titolo Gold Michel Platini, da conservare gelosamente al Museum of Modern Art di New York.

Con la nazionale transalpina viene convocato per la prima volta il 27 marzo del ’76, nell’amichevole pareggiata 2-2 contro la Cecoslovacchia al Parco dei Principi, in cui sigla il suo primo gol con i bleus; ne segnerà altri 40, in 72 presenze. Partecipa a tre Campionati del Mondo, fermandosi in semifinale sempre contro la Germania Ovest, sia nell’82 che nell’ 86, ottenendo in Messico il terzo posto. Vince da capitano con la sua Francia il Campionato d’Europa dell’84, primeggiando nella classifica marcatori con nove reti, che ne fanno il migliore realizzatore in una singola edizione del torneo.

Il 17 maggio 1987, al Comunale di Torino si gioca la trentesima giornata di campionato: un Juventus-Brescia sotto la pioggia, la maglia bianconera del re è vincente, sporca e fradicia. Se l’era messa quel pomeriggio per l’ultima volta e non l’avrebbe indossata mai più; mai più gli sarebbe caduta fuori dai pantaloncini. A soli trentadue anni, Platini, le roi, ha deciso di non invecchiare in campo e appende le scarpette al chiodo, così nessuno mai potrà permettersi di dirgli un giorno che sarebbe arrivata l’ora di smettere. In un’intervista subito dopo il novantesimo di quell’ultima battaglia, congedandosi dai suoi sudditi bianconeri, li emoziona ancora una volta, dicendo: «Ho giocato nel Nancy perché era la squadra della mia città e la migliore della Lorena, nel Saint-Étienne perché era la migliore in Francia, e nella Juventus perché è la migliore al mondo». Le roi Michel depone il suo scettro invitto, ma i suoi trionfi, le gioie, le sfide emozionanti e immortali rimarranno vivi nei cuori dei tifosi bianconeri.

Roberto De Frede

(Tratto da "Ritratti in bianconero" di Roberto De Frede - http://amzn.eu/d/0aBxQwUr )

P.S. Plinio il Vecchio quando parlava di GLORIA sembrava proprio che si rivolgesse a Michel…