Dimissioni Boban dalla Uefa: durissimo l’attacco a Ceferin
Zvonimir Boban è sempre stato così, pienamente coerente con le sue idee e i principi radicati. Uomo che, quando sente venir meno promesse, progetti e coerenza, alza le tende, saluta e abbandona. Le sue dimissioni dalla Uefa sono fragorosamente clamorose per il timing e per le motivazioni, e giungono a pochissimi giorni dal Congresso, che si terrà l’8 febbraio a Parigi. Una devastante scossa tellurica ad altissima magnitudo non solo per l’abbandono della carica importantissima che rivestiva, Head of Football (Capo del Calcio), ma anche e soprattutto per le motivazioni espresse, che sono un chiarissimo, inappellabile e violento attacco alla carica massima Aleksander Ceferin, ora in piena bufera come tutta l’organizzazione, dopo l’epocale sentenza-debacle emessa dal Tribunale di Giustizia Ue lo scorso 21 dicembre. Boban è uomo proverbialmente conosciuto per la sua chiarezza espositiva, quando rilascia dichiarazioni non usa mai giri di parole, espressioni criptate o asserzioni metafisiche ma va dritto al problema, e anche questa volta è stato così; se vogliamo dirla tutta un uomo di calcio prestato alle istituzioni ma mai avvezzo al politichese o ad affermazioni da pareggio, stucchevolmente, annunciato. Più che la modalità delle sue dimissioni, sono le reali spiegazioni fornite a rappresentare una sorta di quadro bellico, innescato con veri e propri siluri lanciati verso la chiglia di Ceferin che hanno raggiunto lo scopo: Presidente Uefa colpito e affondato a pochi giorni dall’annuale consesso.
Un attacco durissimo, pervicace, motivatissimo e accanito, Boban rinfaccia a Ceferin di aver proposto riforme e chiare indicazioni sulla lunghezza del mandato del massimo esponente Uefa, salvo poi rimangiarsele lucidamente, senza alcun pudore, solo per favorire una sua nuova candidatura, contravvenendo ad obblighi morali precisi e codificati, dapprima promulgati e poi bellamente messi da parte con un colpo di spugna personale. Un giudizio gravissimo quanto giustificato, un lampeggiante j’accuse che non lascia spazio ad insinuazioni o calmieramenti. Boban, in una lettera scritta, ha distintamente spiegato la propria posizione non andandoci per il sottile e mettendo, su carta, le proprie tambureggianti sensazioni che valgono più di mille deduzioni campate per aria o presunte interpretazioni da incollare a rimorchio. In maniera chiara, sgombrando il campo da illazioni, fattore che spesso, nel linguaggio formal-istituzionale, serve a confondere i pensieri e ad intorbidire le acque. Zvone, come succedeva sul prato verde, va dritto verso la porta per fare goal e anche questa volta ci riesce, con poche e lancinanti frasi che racchiudono un significato esplicito, di pura denuncia:
” Ho parlato e discusso con il presidente dell'Uefa riguardo ad un problema nato durante l’ultimo meeting dell’Esecutivo ad Amburgo. Si tratta di una proposta al Congresso di febbraio prossimo, per modificare lo statuto dell'Uefa e consentire allo stesso Presidente di potersi candidare nuovamente dopo questo mandato che doveva essere il suo ultimo. Dopo aver manifestato la mia più grande preoccupazione e il mio totale dissenso, il Presidente mi ha risposto che per lui non c’è nessun problema legale né tantomeno etico morale e che avrebbe perseguito, senza alcun dubbio, la propria aspirazione".
Etico e morale, etico e morale, due semplici termini che dovrebbero appartenere alla base di chi, fino ad oggi, ha comandato il calcio. Ma il rimando di Boban affonda ancor di più la lunga lama della denuncia, dello smascheramento:”
Paradossalmente nel 2017 è stato proprio Ceferin a proporre e avviare un pacchetto di riforme che negavano chiaramente tale possibilità: regole che dovevano proteggere la Uefa e il calcio europeo dalla “bad governance” che è stata per anni il “modus operandi “di tutto il vecchio sistema. È stata una cosa straordinaria per il calcio e anche per Ceferin stesso. Questo distacco da quei valori, cancellando le riforme più importanti è sorprendente ed è incomprensibile, soprattutto in questo momento".
Tradotto, in un frangente in cui la sentenza epocale del 21 dicembre ha imputato la Uefa di monopolismo e abuso di potere dominante, si sente il bisogno palese di un disegno trasparente, senza giochetti e strategie di palazzo di antica epoca. Aggiungendo al filo del discorso, materiale ad alto potenziale incendiario e rivoluzionario, facilmente individuabile quando Boban chiosa in maniera netta e incontrovertibile:
”…so bene che bisogna accettare la logica del compromesso, ma di fronte a questo fatto, se lo accettassi, andrei contro i principi e i valori comuni in cui credo fermamente. E non faccio il fenomeno, perché di certo non sono l’unico a pensarla così".
E proprio gli ultimi vocaboli di questo ultimo passaggio tratteggiano la raffigurazione di uno scenario apocalittico in seno alla Uefa, l’ex Head Of Football non è l’unico a pensarla in questo modo ma ci sarebbero altri uomini, ancora in seno all’organizzazione, ad essere contrari alla mozione che Ceferin sta cercando, disperatamente di proteggere e far votare nel prossimo Congresso. Inutile dire che l'assemblea del prossimo 8 febbraio potrebbe far scaturire nuove conclusioni contrarie al colpo di mano attuato da Ceferin, non resta che attendere pochi giorni per capirne gli eventuali sviluppi. Nel frattempo la SuperLega, con Bernd Reichart, CEO di A 22, continua nel suo alacre lavoro di dialogo e definizione con decine e decine di club, al fine di disegnare una competizione alternativa ad uno status quo che mostra crepe evidenti come quelle spiattellate, su pubblica piazza, da Zvonimir Boban. La partita prosegue, senza escludere colpi di scena che potrebbero materializzarsi in un futuro nemmeno troppo lontano.
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