SuperLega puntata n.4: “le ore della grande opposizione”
Il 19 aprile è una giornata cruciale, dopo l’annuncio notturno congiunto dei club fondatori della SuperLega. Dopo le parole di Ceferin e Gravina arrivano altre dichiarazioni di condanna, sarà una giornata in cui ogni componente si scatena per tentare di affossare, sul nascere, il nuovo che avanza. Arrivano le prime testimonianze, oltre a quelle classiche istituzionali, di tesserati dei club fondatori che prendono le distanze dal progetto.
Ore 16 Bruno Fernandes diventa il primo dissidente a pronunciarsi, giocatore del Manchester United, club aderente, risulterà il primo testimone a fare muro. Il portoghese rilascia poche dichiarazioni che vanno in una direzione chiara:" I sogni non possono essere comprati". Il primo calciatore a dire no alla SuperLega, questa volta tesserato da un club che non appartiene al circolo dei 12 sottoscrittori, è Ander Herrera del Psg: "I ricchi non devono rubare quello che il popolo ha creato". Che pensando alla reggenza e al club a cui appartiene fa decisamente sorridere e provoca ilarità, unitamente ad uno sfoggio di demagogia non indifferente. Viva il Calcio del Popolo, viva il calcio degli attori che per giocare a calcio non percepiscono nessun emolumento quindi? Populismo da portatori di ingaggi milionari? No grazie.
Pochi minuti più tardi va all’incasso anche una dichiarazione rilasciata dal Capo di Governo del nostro Paese che, certamente stimolato da “qualcuno”, sente il dovere di esprimere la posizione istituzionale italica, segno che, come accennato nella passata puntata, la Uefa e Ceferin avevano attivato la macchina istituzionale per tentare di bloccare sul nascere l’iniziativa della SuperLega
Ore 16.45 – Il Premier Draghi: "Il governo sostiene con determinazione le posizioni delle autorità calcistiche italiane ed europee per preservare le competizioni nazionali, i valori meritocratici e la funzione sociale dello sport". Valentina Vezzali, Sottosegretario allo Sport aggiunge: "Sono preoccupata. Lo sport rappresenta sogni, non gli interessi".
Paradossale e preoccupante la posizione delle istituzioni che, invece, di badare a risolvere tanti problemi per i singoli stati, attanagliati per la prima volta, in era moderna, da una pandemia mondiale, trovano il tempo per esprimersi ufficialmente nel condannare la nascita di un progetto sportivo e nello specifico calcistico. Tutto molto anacronistico, singolare, originale, e parecchio inopportuno.
Ore 18 - E’ la volta dell’Assocalciatori che, troppe volte durante il primo periodo di pandemia è risultata latitante e assente ingiustificata, ma in questa giornata trova il tempo e la volontà per dare la sua versione sulla bomba innescata nella notte:"L’AIC non nasconde la seria preoccupazione per le eventuali conseguenze disciplinari e sportive che potrebbero derivare in capo ai calciatori, loro malgrado coinvolti dalle scelte dei Club di appartenenza". Notare bene, l’Assocalciatori si riferisce al primo comunicato diramato da Ceferin che, in una nota delirante, pensava di poter squalificare ed espellere gli attori principali da manifestazioni quali Europei e Mondiali, se si fossero piegati al volere dei loro club, scendendo in campo per disputare gare di Super League. Intenzione questa che, nel breve futuro, fallirà pesantemente, bollando Ceferin come un millantatore, messaggero di minacce impossibili da applicare.
A chiarificare il campo sulla bufera legata alle singole leghe domestiche e campionati nazionali ci pensano i tre club italiani aderenti alla nuova realtà.
Ore 18.45 – Termina una riunione di Lega nella quale Inter, Milan e Juventus esprimono la loro assoluta volontà di restare all’interno della Serie A. Un finto problema che "qualcuno" aveva voluto creare e che ancora oggi, a distanza di quasi un anno, Gravina indica ancora come un serio problema. Diciamola proprio tutta, il Presidente della Fgci o fa finta di non capire o gli fa più comodo non capire: mai nessun club italiano o estero, ha mai pensato di abbandonare il proprio torneo nazionale. Al massimo la SuperLega sostituirebbe la Champions League, ma questa punta di lancia viene usata, dal vecchio sistema, per infuocare polemiche e intorbidire le acque. Strategia vecchia come il mondo ma ancora molto usata.
Ore 20.15 – Viene annunciato per il venerdì seguente un nuovo Esecutivo Uefa: l’intenzione non viene palesata apertamente ma è facile intuirne l’oggetto. La Uefa raduna tutto lo stato maggiore per decidere dell’esclusione dei 12 team dalle coppe europee che si stanno giocando nella stagione. E anche questo, nel prossimo futuro, sarà un fattore base che si ritorcerà pesantemente contro Ceferin e la Uefa stessa. L'esecutivo si trova a valutare l'eventuale estromissione di Real Madrid, Chelsea, Manchester City tutte in Champions, Manchester United e Arsenal in Europa League; queste le squadre ancora in corsa ad aprile. Inutile dire che non se ne farà nulla. Minacce, tentativi, il nulla di fatto.
Ore 20.30 – Esplode un fenomeno che cambierà alcune carte in tavola. In Inghilterra i fan protestano aspramente e contestano i propri club per aver sposato la SuperLega. Lo capiremo presto, ma è giusto anticiparlo, questo tassello diventerà chiave per la marcia indietro dei club della Terra d’Albione: i primi “traditori” della carta originale. Dopo governi e istituzioni, anche i tifosi delle sei partecipanti inglesi fanno sentire la propria voce, agendo con cori, striscioni e cartelli fuori dagli stadi contro i loro stessi club, condannando aspramente la SuperLega.
Ore 21 – Un superbig degli allenatori come Klopp prende la parola, il tecnico del Liverpool, anche lui in questo nuovo progetto a sua insaputa, detta il suo stato d’animo: "SuperLega? Non ho cambiato idea, capisco che ai tifosi non piaccia. L’idea del West Ham in Champions League mi piace. Dovremmo ricordarci che il calcio è dei tifosi e della squadra. Dovremmo fare di tutto per non ostacolare questo“.
In una giornata convulsa, ricca di voci altissime, anatemi, deduzioni, ricostruzioni sommarie, condanne e controdeduzioni, arriva il momento del pensiero di uno dei grandi factoum della SuperLega, ossia il Presidente del Real Madrid Florentino Perez, che parla per la prima volta in un'intervista a El Chiringuito Tv. Perez, fa appello ai motivi della nascita: "Vogliamo salvare il calcio, la Champions ha perso appeal. Il calcio deve evolversi e questo format ci darà la possibilità di ottenere molti più soldi".
Tradotto, significa che i club sono alla canna del gas, l’insoddisfazione del circolo di grandi club nei confronti della Uefa ha toccato il fondo, il Covid ha contribuito a distruggere i bilanci dei vari club, il calcio pregiato, di livello continentale, necessita di nuova iniezione di liquidi per sopravvivere, crescere ed evolversi. Anzitutto per sopravvivere. Un discorso magari molto crudo a livello monetario, ma estremamente connesso con la realtà che il calcio affronta ogni santo giorno. Queste frasi verranno, ovviamente, strumentalizzate dalla fazione opposta, che cavalcherà l’onda della disapprovazione totale, ma Perez, parlando in maniera appassionata e schietta, non fa altro che elevare un grido di dolore che solo la Uefa ha evitato di udire per decenni.
Nella prossima puntata, la quinta, ci sarà spazio per immediate evoluzioni, il 19 aprile 2021 passa alle cronache come una giornata campale, che, per certi versi, rimarrà nella storia della SuperLega con la definizione di “le ore della grande opposizione”.
Appuntamento alla prossima domenica
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Aut. Lega Calcio Serie A 21/22 num. 178