SuperLega: gli ultimissimi sviluppi e la reazione scomposta di Ceferin all’annuncio della nascita
La SuperLega non finisce mai. Gli aggiornamenti arrivano costanti e continui, mettendo sempre più le due fazioni a confronto, in un muro contro muro durissimo. Lo scenario: quello del Financial Times Forum di scena a Londra, invitati tra gli altri Ceferin, Tebas e Andrea Agnelli. Ceferin, come sempre, ha sparato grosso, affermazioni gravi a cui sarebbe ora di mettere un freno, accusando i fautori della SuperLega di aver sfruttato prima la pandemia e ora la guerra in Ucraina per avvantaggiarsi sul sistema calcio vigente. Ancor più deprecabili le affermazioni di Tebas, Presidente della Liga, che ha definito i club della SuperLega mentitori più di Putin e indicando Andrea Agnelli come bugiardo e portatore di danni enormi. Andrea Agnelli, dal canto suo, ha replicato di non voler rispondere a Tebas, le cui folli parole si commentano da sole, soprattutto in un momento mondiale delicatissimo come quello in atto, e ha spiegato che il progetto SuperLega non è fallito, anzi rimane vivo e vegeto, perché il calcio europeo ha bisogno di urgenti riforme e che i club sottoscrittori dell’atto fondativo sono legati da un contratto di 150 pagine. Agnelli ha poi soggiunto:” Ho grande fiducia nel giudizio della Corte di Giustizia UE, che dovrà pronunciarsi su monopolio Uefa e nuova organizzazione di eventi calcistici", sottolineando che l’attuale governance Uefa non appare in grado di gestire e far evolvere il calcio continentale.
Al di là degli ultimi fatti, in questa terza puntata, riprendiamo la narrazione del progetto SuperLega e ci concentriamo sulle prime reazioni, a dir il vero molto scomposte, che Uefa, Ceferin e istituzioni calcistiche e non, hanno regalato agli annali, appena la notizia dell’atto di fondazione della nuova lega è stata divulgata. Le prime reazioni, dalla stampa alla politica, sono state arcigne e durissime nella condanna, chi ha buona memoria ricorderà titoli senza alcun bisogno d’interpretazione.
"La guerra dei ricchi" è il titolo scelto da L'Équipe, poi una sequela di reazioni nella rassegna stampa di quel mattino di lunedì 19 aprile: "Superlega? Super no" (Gazzetta). "Guerra per la Superlega" (Mundo Deportivo), "Atto criminale contro i tifosi" (Mirror). La Liga specificava: "Competizione elitaria e secessionista" e ancora il capo di stato francese Macron che "sostiene la posizione dei club francesi, che si sono rifiutati di partecipare al progetto". Per terminare anche il premier inglese Boris Johnson si è espresso: "Superlega molto dannosa per il calcio", e l'Eca ovviamente "fortemente contraria al progetto". Non solo quotidiani e magazine, ma anche la politica europea reagisce istantaneamente, non certamente per atto di spontaneità ma per stimolazioni che Uefa e il Presidente Ceferin hanno esercitato, al fine di attivare una bufera condannatoria verso quel nuovo progetto, nato in maniera notturna ma che, rischia, di detronizzare la vecchia struttura pallonara. Come primo atto ufficiale, quel lunedì 19 aprile, alle ore 10, si riunisce a Montreaux l’Esecutivo Uefa che, ucciso nelle idee e nelle pianificazioni lente e macchinose dal blitz voluto dai maggiori club europei di maggior prestigio, vuole subito fornire una pronta risposta.
Ore 10, giunge il Comunicato Fifa: "Disapproviamo la Lega Separatista e Chiusa". Breve ma conciso e chi sa leggere tra le righe, capirà che la Fifa appare, sì contraria, ma pone l’accento su alcuni contenuti non condannando integralmente l’idea, si legge infatti: "Restiamo fermamente a favore di un calcio solidale e di un modello di ridistribuzione equa delle risorse che possa aiutare a sviluppare il calcio come sport. Qualsiasi competizione dovrebbe sempre riflettere i principi fondamentali di solidarietà, inclusività, integrità ed equa ridistribuzione finanziaria. La Fifa non può che esprimere la sua disapprovazione per una lega separatista europea chiusa".
Ore 11: immediata la replica dopo i comunicati Uefa e Fifa. The Associated Press pubblica il testo di una lettera dei 12 club: "I vostri comunicati ufficiali ci obbligano ad adottare misure per proteggerci da una tale reazione avversa. La competizione deve essere giocata insieme alle attuali competizioni nazionali di campionato e coppa. Non cerchiamo di sostituire la Champions League o l'Europa League, ma di competere ed esistere accanto a quei tornei".
Ore 11.20 – Bayern Monaco e Borussia Dortmund stanno dalla parte della Uefa. L'ad del Borussia D. Hans-Joachim Watzke dice: "Noi e il Bayern stiamo con l’Uefa per la riforma della Champions". Più tardi, in giornata, il club bavarese confermerà con un proprio comunicato ufficiale: "Diciamo no alla Superlega". Strano, tutto molto strano, visto che proprio il Bayern, in passato e nei recenti trascorsi, si era dimostrato club molto aperto a cambiamenti e riforme.
Il comitato esecutivo della Uefa, termina la riunione d’urgenza, approvando la nuova formula della Champions League a partire dalla stagione 2024/25. Insomma, ci voleva il forte pungolo della SuperLega per anticipare l’iniziativa: poi qualcuno ci ha voluto far credere che la Uefa non abbia dormito sugli allori, e sui lauti incassi, per anni. La nuova Champions passa dalle 32 squadre attuali, divise in 8 gironi da 4, ad un unico campionato europeo da 36 club. Aumenterà il numero di partite garantite, previsti anche i playoff per qualificarsi agli ottavi di finale. Insomma una SuperLega ma con marchio Uefa, per dirla in soldoni.
Ore 14.30 – Parola a Ceferin e Gravina, Presidente della Figc che di lì a poco verrà subito inserito nell’organico Uefa, con Ceferin che, tra l’altro, si aumenterà lo stipendio e farà riferimento al calcio del popolo e alla vecchina del suo paese in Slovenia, tanto felice dello status quo del calcio.
Ceferin dichiara: "I calciatori che parteciperanno alla SuperLega non giocheranno né il Mondiale né in Europa. È uno sputo in faccia a chi ama il calcio. La Champions League può andare avanti anche senza i 12 club". Affermazione perlomeno esosa e strampalata. Poi rincara la dose su Agnelli: "È la più grande delusione di tutte. Mai visto una persona mentire così".Gravina che, non casualmente, il giorno dopo sarà eletto nel Comitato esecutivo Uefa, prova a tenere la barra a dritta sostenendo il suo nuovo mentore: "Il calcio è dei tifosi. Chi aderisce è fuori dalla Fifa".
Di monopolio, di sonnecchiamenti organizzativi, di riforme, di gestione invisa ai maggiori club con la Uefa che intasca la maggior fetta dei ricavi lasciando le briciole ai club che, sostengono il vero rischio d’impresa comprando i cartellini e gestendo gli attori primi del calcio, ovvero i calciatori, nemmeno l’ombra. Tutti i discorsi delle istituzioni del pallone e non, sono improntati ad allontanare il pericolo incombente, armandosi di retorica e demagogia, appoggiandosi ad argomenti che fanno perlomeno sorridere. Il calcio del popolo ne è l’esempio lampante: qualcuno di questi signori si è mai accorto che il calcio è mutato, da almeno 40 anni, e non esistono più presidenti mecenati che affrontano il calcio per pura e mera passione?
La prossima puntata tratterà lo sviluppo delle ulteriori reazioni e controstoccate nei confronti della SuperLega, e le prime crepe nel nuovo apparato.
Alla prossima
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Aut. Lega Calcio Serie A 21/22 num. 178