Motta sta cominciando a capire che la Juve è tutta un'altra storia
A vederla da fuori, anche non solo nell'ultima settimana, la Juventus è sembrata una copia ancora troppo incompleta di quella che avrebbe già potuto essere. L'inesperienza di una buona parte della squadra, i nuovi metodi di allenamento, le dinamiche di gioco e le assenze, le cause principali dell'andamento a due velocità. Dopo una buona partenza con Como e Verona si sono viste le montagne russe tra i pareggi e la sconfitta ad opera dello Stoccarda. Con l'Inter un pieno extra di adrenalina scaricata qualche giorno dopo con la prestazione “pigra” offerta contro il Parma. Insomma, un'opera da aggiustare, ma che a Udine ha mostrato nuovamente gran parte delle potenzialità sbiadite anche dai risultati. Gli alti e i bassi saranno una costante, almeno in questo inizio di stagione, ma tutto dovrà servire per essere immediatamente analizzato e per accelerare il processo di maturazione della squadra.
Novità - L'aspetto positivo riguarda Motta che pur senza ammetterlo pubblicamente ha saputo dare la sterzata giusta dopo aver sbandato un po' in quelle precedenti. Di Gregorio è stato preso per diventare titolare e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Perso Bremer, gli esperimenti sembrano finiti dopo averci sbattuto contro, così che l'affiatamento tra Kalulu e lo “scapitanato” Gatti possa avere un'accelerata. Stesso discorso per gli altri reparti: in attacco l'alternanza non riguarda Vlahovic, almeno fino al derby di sabato prossimo, ma tira in ballo un po' tutti quelli che attaccano la profondità sulle corsie esterne. Vista così, e non ancora con l'abito migliore, la Juve può stringere la cinghia anche oltre gennaio per concentrarsi solo sul nome di un difensore, pur incrociando le dita nella speranza di riavere part-time il polacco Milik. Il tempo è la componente delicata di questo progetto di rinascita entro il quale dobbiamo trovare i limiti per conoscere cosa ci aspetta. Ogni partita che verrà giocata dovrà cancellare qualche dubbio e mostrare progressi concreti: solo così diminuiranno i giorni di attesa per tornare realmente competivi.
Koop – La presenza in campo dell'ex atalantino, al netto di una condizione da migliorare, ha mostrato quanto sia importante la leadership di un giocatore, con e senza palla. Un conto è non averlo, un altro poterlo apprezzare per come ha aggiunto equilibrio e dinamismo alla squadra. Vlahovic ha sentito per la prima volta quest'anno la vicinanza di un compagno con il fiuto della posizione offensiva. Un passo in avanti quando serviva e uno indietro quando aiutava a portarsi via l'ombra dei marcatori: un beneficio di cui hanno approfittato, parliamo di Udine e speriamo in Lille e non solo, chi arrivava da dietro. E permettetemi un plauso per Locatelli davanti alla difesa. Sgravato di responsabilità si è assunto però quella di capitano. Un segnale. Non solo per lui. E non l'ultimo.
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