La serata di Lipsia: tra eroismo calcistico e la tristezza per Bremer
Atteggiamento ciclopico e rimonta pazzesca in inferiorità numerica: una Juve fantastica. La serata Champions di Lipsia ha disegnato tutto lo spartito di una partita di calcio che diventa un sigillo da immettere negli annali, un match già entrato nella memoria dei tifosi e che verrà usato come termine di paragone nei lustri a venire. Perché in terra tedesca è accaduto proprio di tutto, con note positive, esaltanti, ma anche cose inspiegabili come l’arbitraggio pessimo e scellerato, unito ad un Var che anche in Europa non si capisce come e quando conti di intervenire, contravvenendo al protocollo e alle regole stilate. Poi c’è il capitolo infortuni e qui la situazione si fa veramente pesante, due sostituzioni forzate nei primi dieci minuti, prima Bremer e poi Nico Gonzalez. Se l’argentino se l’è cavata con una lesione di basso grado del retto femorale della coscia destra, gli esami strumentali hanno rilasciato una diagnosi ferale e impietosa per Gleison Bremer: lesione del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro e operazione chirurgica nei prossimi giorni. Ergo, stagione pressochè finita agli inizi di ottobre per il muro bianconero, che senza togliere nulla a nessuno, è il centrale più forte nella rosa di Thiago Motta. Una nottata di Champions sviluppatasi, sotto un orizzonte teutonico, in netto chiaroscuro, tra lo yin e lo yang della grave defezione del numero 3 juventino e l’esaltazione legittima di una compagine che ha dimostrato, anche in Europa, di avere carattere, atteggiamento, mentalità e risorse tipiche della grande squadra.
Quelle che non mollano mai anche nei momenti più difficili e bui all’interno di una partita, complicata dai succitati fattori, non ultimo l’espulsione di Di Gregorio. Insomma, Motta ha gioito molto sul campo con i suoi ragazzi, e in sede di interviste post match il suo sorriso era sornione e solare, una novità per uno come lui che cerca di non far trasparire mai emozione alcuna, ma il dazio da pagare il giorno dopo è stato pesante come un mastodontico blocco di ghisa. Maledetti infortuni che priveranno la Juventus di Bremer per tutta la stagione, o quasi, lui vero caposaldo del nuovo progetto targato Motta; una sciagura che proprio non ci voleva, con la dirigenza zebrata che ha intenzione di andare avanti con gli uomini facenti funzione di centrali difensivi, almeno fino a gennaio, quando riaprirà il mercato. Quindi nessun svincolato, almeno in questo momento, sembra essere appetito e considerato dai quadri dirigenziali della Continassa, per ovviare alla pesantissima assenza. La Juventus vista alla Red Bull Arena ha sfoderato una prestazione enorme, un micidiale gruppo di leoni affamati in grado di tratteggiare un’impresa favolosa, condita da tanto coraggio, capacità di osare e il non accontentarsi mai, nemmeno dopo il pareggio di Vlahovic, quando tanti si sarebbero compiaciuti nel prendere un punto, vista l’inferiorità numerica. Una Madama con tanto di elmo e cotta in acciaio inossidabile che perde subito Bremer e Nico Gonzalez per guai fisici, che va sotto due volte nel risultato (prima volta che accadeva in stagione) restando anche in inferiorità numerica, ma che alla fine ottiene tre punti in una serata di Champions infervorata da un carattere enorme, ciclopico.
Con performance di grandissimo spessore di tutti gli uomini scesi in campo, con indubbie note di merito per un Fagioli super, un Kalulu che si sta prendendo una rivincita accecante nei confronti di chi non lo ha più voluto a Milano, e i due marcatori artefici del ribaltamento del risultato, il mirmillonico e ispirato Vlahovic, centravanti pronto a mettere in rete due grandi gol, diversi tra loro ma ugualmente complicati e parimenti festeggiati, e la rete fantascientifica di Chico Conceicao, un’arma atomica, imprendibile, nella faretra di Thiago. Un giocatore rapidissimo, immarcabile, che sa inventare dal nulla gol magici come quello messo alle spalle del portiere del Lipsia. Anima, spirito indomito, tecnica, giocate, audacia, tutte peculiarità trasmesse sul campo, senza paura alcuna, consentendo alla Juve di tornare a Torino con una vittoria che esalta prestazione e valori propri di un gruppo. Un successo che colloca la Vecchia Signora in testa alla classifica: 6 punti e due trionfi dopo le prime due giornate della competizione. Anche in terra tedesca si è confermata la curiosa legge del tre di casa Juve, quando i bianconeri si affermano in Italia e in Champions non sono capaci di mettere a segno mai meno di tre reti. Una serata monumentale, splendidamente europea, che esalta gli animi e movimenta le ambizioni, sicuramente più salde senza la maledetta e nefasta torsione del ginocchio di Bremer. La Juventus c’è e il campo lo ha testimoniato con forti squilli e impulsi tecnicamente focosi, ora starà a Thiago Motta-l’alchimista riuscire a trovare soluzioni che consentano di risentire il meno possibile dell’assenza di Bremer. Compito tutt’altro che semplice, sia chiaro, ora però urgono soluzioni, sin da domenica prossima, quando arriverà il Cagliari allo Stadium. Recriminare con il fato a poco serve, Thiago è atteso da una nuova sfida che vuole vincere subito: ricostruire la difesa bianconera facendo a meno dell’inamovibile perno centrale brasiliano, con la speranza che Gleison Bremer possa ritornare a disposizione, nel più breve tempo possibile. Tornare ad essere la Juventus trionfante, capace di lottare contro tutto e tutti, passa anche attraverso questo concetto.
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