Elasticità tattica, testa e anima: così può svoltare la Juve di Motta
La missione della Juve di Motta è di cancellare il segno X dal suo percorso, a partire da sabato contro il Milan: 13 pareggi in 20 gare sono troppi per chi ha grandi ambizioni. La qualificazione in Champions League è il minimo sindacale, considerando il discorso scudetto sostanzialmente chiuso. Se il campionato si fermasse ora, la squadra sarebbe dentro i confini dell'Europa più prestigiosa perché sarebbero cinque le italiane promosse. Ma potrebbero diventare quattro se il Portogallo dovesse superarci nel ranking Uefa. La lotta è con Lazio (avanti di 2 punti), Fiorentina e Milan, rispettivamente a -2 e -3, ma entrambe con una gara in meno. Quindi occhio alla classifica. A prescindere dagli altri, però, in primis i bianconeri devono dare una sterzata alle loro prestazioni. Non c'è più tempo da perdere.
Il primo aspetto sul quale intervenire è di natura tattica. Contro l'Atalanta, complice anche la mancanza di Valhovic, si è vista forse l'idea di calcio di Motta. Giocatori in continuo movimento, scambio di ruoli e nessun riferimento per gli avversari. Non significa giocare in assoluto senza punta, anzi. L'arrivo di Kolo Muani darà un supporto importante al reparto offensivo. Magari si potrebbe ipotizzare il cambio di modulo, passando ad un 4-3-3. Così Koopmeiners potrebbe scivolare sulla linea dei centrocampisti, in avanti spazio tridente vero, con il neo acquisto francese, Vlahovic e Yildiz. Senza dimenticare Conceicao, da poter alternare con uno degli esterni. Idem per la linea mediana, in cui dovrebbero giocarsi il posto diversi elementi, come del resto in difesa. In una grande squadra, la sana concorrenza è vitamina preziosa. Come l'elasticità tattica del suo allenatore.
Come in ogni contesto di gruppo, anche nella Juve la testa conta. E molto. A Bergamo segnali di crescita si sono avuti su questo fronte. I giocatori sono parsi più determinati rispetto alle ultime gare, in cui puntualmente si spegneva la luce dopo un'ora e più di gioco. Ma non è bastato ad evitare l'ennesima rimonta subita, complice anche una sbavatura in occasione del pari nerazzurro. Ci può stare. Sono tanti i punti persi con questa modalità, dunque serve un ulteriore step mentale. Dovrà essere bravo Motta, magari lanciando determinati messaggi ai suoi ragazzi, in privato e quando si presenta davanti alle telecamere. Qualche passo avanti in realtà è stato fatto. Forse non è casuale che nelle ultime conferenze stampa, il tecnico abbia utilizzato molto spesso il verbo vincere. Così come il termine rabbia.
Tattica, aspetto mentale non sono però sufficienti se la squadra è priva di anima. Da qualche anno la Juve sembra abbia perso lo storico DNA, declinato con il non mollare mai e racchiuso nel motto “fino alla fine”. In parte conta l'età giovane dei giocatori. Che sarebbero avvantaggiati se nella rosa ci fossero dei leader come esempio da seguire, comunque in grado di supportarli nei momenti critici. Sull'argomento Motta ha detto: “Io provo ad incidere, ma nel nostro spogliatoio ce ne sono tanti”. Lecito dissentire. Come sul discorso fascia itinerante. Sarebbe meglio definire una volta per tutte il capitano (Locatelli?) e il suo vice.
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