Corsi e ricorsi storici: quando Gravina respinse le accuse di combine del suo Castel di Sangro
Questa è la storia del campionato di Serie B nella stagione 1996/1997. Un campionato, come spesso accade, ricco di favole, polemiche e, in questo caso, scandali. Presunti o reali. La favola è senza dubbio quella del Castel di Sangro, matricola rappresentante di un piccolo paese di circa 5000 abitanti in mezzo ai monti dell'Abruzzo, che riesce nell'impresa di non retrocedere al primo anno nella serie cadetta. Il presidente del club (dal 1992) è l'imprenditore Gabriele Gravina insieme al pugliese Pietro Rezza. Una favola che stuzzica la fantasia dello scrittore americano Joe McGinnis, giunto in Italia per raccontare la storia del primo giocatore statunitense approdato in Italia: Alexi Lalas al Padova dal 1994 al 1996.
Molto presto, McGinnis, abbandonò le tracce di Lalas affascinato dalla storia del Castel di Sangro, al punto da decidere di trasferirsi in Abruzzo e vivere in simbiosi con l'ambiente, la squadra e la dirigenza. Una storia affascinante, romantica, fino all'ultimo capitolo. Il libro, dal titolo "The Miracle of Castel di Sangro", si trasformò nel finale in un libro scandalo che ebbe molto successo in America e, successivamente, anche in Italia. Quella della squadra abruzzese sembrava una favola con tanto di lieto fine visto che i giallorossi guidati da Jaconi riuscirono a conquistare una sorprendente e insperata salvezza, il romanzo si scriveva da solo davanti agli occhi di McGinnis che non doveva far altro che tradurlo in parole davanti ad un pc.
Tutto sembrava filare liscio fino all'ultima giornata di campionato in cui il Bari si giocò con il Genoa un clamoroso testa a testa per l'approdo in Serie A. Nell'ultimo atto i Galletti ospitarono il club del presidente Gabriele Gravina, mentre il Genoa, staccato di un solo punto, ospitava a Marassi il già retrocesso Palermo. McGinnis, che nel suo libro aveva ormai già celebrato la miracolosa salvezza della favola Castel di Sangro, decise di dedicare un capitolo speciale a quell'ultimo atto che poi divenne pietra dello scandalo. Lo scrittore statunitense che stabilì un rapporto molto stretto con i calciatori giallorossi, scrisse nel suo libro di “strane conversazioni", con alcuni giocatori che, in un albergo sulla costa barese, il giorno prima del match, parlavano di preparare una comoda vittoria per il Bari. La partita in questione finì 3-1 (tutti i gol nel primo tempo con Ventola in gol dopo appena 15 secondi), esattamente come, da racconto di McGinnis, sarebbe stato concordato.
McGinnis dedicò diversi capitoli al presidente Gabriele Gravina, definendolo un presidente che vedeva l’esposizione mediatica come un’occasione da non perdere, sognando una carriera alla Berlusconi. La sconfitta del Castel di Sangro, anticipata nel libro dallo scrittore statunitense, permise al Bari l'approdo in Serie A e condannò alla permanenza in Serie B il Genoa. Questo triste epilogo spense l'entusiasmo in McGinnis che decise di lasciare il paesino abruzzese sentendosi tradito dagli amici calciatori e dirigenti con i quali ruppe ogni rapporto.
Nel febbraio del 2018, il giornalista di "Non è l'Arena", Luca Sgarbi, tornò sulla vicenda riportandola sotto le luci della ribalta e lo fece presentandosi con una telecamera nascosta a parlare con un ex giocatore del Castel di Sangro, al centro di una presunta combine per una partita con il Bari. Il calciatore in questione, Luca Albieri, disse "Andare a giocare una partita e sapere di dover perdere, anche con il risultato di 3-1, ha fatto molto male al gruppo di lavoro. È stata una settimana che non è stata preparata come dei professionisti seri dovevano fare". Ancora più clamorose le parole di un altro giocatore ex giallorosso, di cui fu mantenuto l'anonimato, che confessò: "Prima del fischio d’inizio già capimmo quale sarebbe stato l’esito della partita tutto . Alcuni calciatori dovevano andare a segno Doveva finire inizialmente 2-1, poi fu 3-1. Arriva una comunicazione ai senatori e poi quando arrivi negli spogliatoi capisci. Abbiamo avuto il premio salvezza, più il “premio Bari”. 300 milioni da spartire. Alla fine festeggiammo più noi che loro nello spogliatoio".
Naturalmente arrivò l'immediata replica dell'ex presidente (al tempo) del Castel di Sangro, Gabriele Gravina, candidatosi alla poltrona della FIGC che tutt'ora ricopre, che respinse ogni accusa parlando all'Ansa di "partita regolare" e "di un castello di illazioni, di ricordi che a distanza di 20 anni, per come artatamente ricostruite, tendono unicamente a screditare una pagina assolutamente pulita ed emozionante del calcio italiano". E poi ancora: "La vera stranezza di questa vicenda é la tempistica...". Già, la tempistica.
Buffo che chi fu costretto a rispondere, per vie legali, a "castello di illazioni" con "una stranezza nella tempistica" ora stia lottando per impedire ad un club di difendersi davanti ad un castello di illazioni che hanno già prodotto quindici punti di penalità per la Juventus con tempistiche strane.
Parafrasando De Gregori: "Ed è per questo che la storia dà i brividi, perché nessuno la può cambiare...".
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