Mercato di riparazione: quanta spinta potrà dare alla stagione?
Il calciomercato rappresenta, da sempre, la fiera dei sogni di ogni tifoso. Quello di gennaio, invece, è la classica occasione che giunge per riparare ad alcuni problemi provocati da lacune estive, infortuni, assenze, giocatori scontenti, e occasioni da cogliere al volo per renderle opportunità immediate. La Juventus aveva delle chiare necessità da espletare, soprattutto a livello numerico e non solo, ovvero agguantare i sostituti di Bremer e Cabal fuori per tutta la stagione, mettendo a disposizione dell’allenatore un attaccante abile e arruolabile da subito, capace di creare concorrenza interna, visto il desaparecido Milik. Grave l’errore nella scorsa estate di affidarsi ad un rientro del polacco, che ancora oggi non è avvenuto. A gennaio il tempo è poco e l’assioma qualità-prezzo diventa un imperativo che non sempre i dirigenti riescono a cogliere o a rispettare; in ogni caso Giuntoli aveva l’obbligo di operare alcune mosse per stretta e assoluta necessità, primariamente in entrata, e quelle sono giunte. Poi ci sono anche le uscite e qui il discorso diventa più complesso e articolato.
Arrivi 4 nuovi elementi in rosa, due in prestito e due praticamente a titolo definitivo. Renato Veiga e Kolo Muani indossano la maglia della Vecchia Signora in prestito secco e hanno già esordito sul campo, Alberto Costa e Lloyd Kelly saranno pedine che la Juve si ritroverà in rosa per anni. Auspicando che le scelte definitive siano propedeutiche ad innalzare la qualità e l’utilità nelle scelte di Thiago Motta. Curioso il caso del portoghese Costa, giocatore ufficialmente arrivato in bianconero il 15 gennaio e non ancora schierato nemmeno un minuto in campo dal Mister, insomma la speranza è che il suo acquisto sia stato azzeccato. Kelly, inevitabile il suo approdo, è giunto per dare sostanza e un ventaglio di scelte ad un reparto arretrato falcidiato dalle assenze sui centrali difensivi, non ultimo l’infortunio serio di Kalulu che terrà fuori il francese per un mesetto, idem per Renato Veiga, che rientra nella logica del giocatore poliedrico in grado di ricoprire almeno tre ruoli, terzino sinistro, centrale e all’occorrenza centrocampista. Poi la vera perla di questo mercato invernale di Madama, quel Kolo Muani, attaccante transalpino di grande livello che ha saputo mettersi subito in mostra con la Juve, siglando tre reti in sole due gare, diventando subito titolare e punto di riferimento in avanti. Corsa, adattabilità, piedi buoni e fiuto del gol, fanno di lui un interprete di ottima qualità calcistica, adatto a colori bianconeri.
Prestiti Una logica conseguenza dei conti e dei bilanci in casa Juve. Soldi pochi e opportunità da cogliere in maniera immediata per colmare i buchi creatisi in rosa. Attenzione però, perché i prestiti secchi, tanto criticati da qualcuno, potrebbero diventare veri e propri vantaggi per la società e il giocatore stesso. L’esempio estivo di Conceicao è esplicativo: giunto con la formula del prestito secco oneroso, Chico ha convinto tutto l’ambiente e si appresta ad essere riscattato dalla dirigenza di Madama; chissà se la stessa cosa potrà verificarsi con chi è giunto in questo mercato di gennaio, appena terminato. In primis dipenderà dalle prestazioni fornite, dall’impatto dei giocatori stessi con la squadra e con l’ambiente tutto, poi il vero nodo da sciogliere sarà quello delle richieste dei club che ne detengono i cartellini. Ci sono quattro mesi cruciali di stagione per capire tante cose, ma la formula del prestito non preclude assolutamente un’eventuale acquisizione definitiva. E i tifosi già sognano, osservando le movenze felpate e i gol insaccati da parte di Muani.
Cessioni Su questo versante il cuore dei tifosi duole e batte in maniera aritmica. Danilo, ex capitano bianconero, ha lasciato Torino in maniera burrascosa e con una gestione, parsa a molti, parecchio avventata da parte della società. Poteva e doveva essere gestita molto meglio la situazione, soprattutto la sua messa fuori rosa a fine dicembre è sembrata una mossa illogica e autolesionista, vista la scarsità di scelte sui centrali di difesa. Danilo poteva partire a gennaio, nessun problema su questa scelta, però tenendolo a disposizione fino a fine mercato; le sue parole juventinissime e dolci nei confronti del blasone di Madama, sono diventate velenose nei confronti della gestione societaria e tecnica degli ultimi sei mesi: “progetti fantasiosi” sono termini che riecheggiano ancora e lo faranno, presumibilmente, per un bel po’ di tempo. Fagioli ha lasciato la “sua casa bianconera di sempre” proprio sul gong finale del mercato, e i tifosi non hanno preso bene questa partenza. A prescindere da cuore e affetto, inevitabili, Nicolò dopo un buon inizio di stagione era finito ai margini nelle scelte di Thiago Motta. Il ragazzo non giocava più e doveva cambiare aria, il suo approdo alla Fiorentina va verso una logica che nel calcio, spesso, diventa una sorta di regola non scritta. A Fagioli non resta che augurare il meglio, anche se dispiacerà molto vederlo con un’altra maglia e soprattutto non poter più contare sulle sue prestazioni, fatte di qualità tra i piedi, fosforo, e juventinità acclarata. Su Arthur in prestito secco al Girona c’è poco da aggiungere: arrivato nell’estate del 2020, con una valutazione folle, rappresenta uno degli abbagli più evidenti della dirigenza bianconera negli anni passati. Dopo un’estate a cercare di piazzarlo sono giunti sei mesi di tribuna, con uno stipendio folle di 4.5 milioni netti più bonus; il brasiliano approda in prestito oneroso fino a giugno al Girona e c'è da giurarci, non finirà qui.
Voto al mercato di gennaio: 6,5 Una campagna trasferimenti sufficiente, impreziosita dal “colpo” Kolo Muani, vero e proprio scatto in avanti di Giuntoli. Il mezzo punto in più di un risicato sei è tutto per l’affare inerente l’attaccante francese, l’unico che ha già mostrato con fatti e gol di essere una pedina su cui puntare. Poi bisognerà attendere le risposte del terreno di gioco per poter valutare, Kelly, Costa e Veiga. La speranza vera è che la qualità sia con loro perché la Juve, per crescere in continuità di prestazioni e risultati necessità proprio di questa peculiarità basilare, la qualità.
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