Tudor il traghettatore vuole tenersi la Juve: la strategia di Igor

Il contratto tra la Juve e Tudor scadrà a fine stagione, Mondiale per Club compreso. Igor ne è consapevole, ma proverà a trasformare il suo status per passare da traghettatore a tecnico del futuro. Come? Intanto la condizione primaria è la qualificazione alla prossima Champions League, fin troppo scontato sottolinearlo. Ci sarebbe la conferma automatica, ma anche una clausola con cui la società può comunque rescindere entro il 31 luglio, pagando una penale. Quindi nessuna certezza. Nelle prime due gare 4 punti, vittoria contro il Genoa e pari in casa della Roma, da dove si poteva tornare con il bottino pieno se ci fosse stata maggiore determinazione, soprattutto nel primo tempo. Ora tre impegni sulla carta abbordabili: si parte domani con il Lecce, quindi Parma e Monza. In caso di tris, i bianconeri sarebbero molto vicini all'eurozona più prestigiosa. Campionato a parte, Tudor dovrà poi disputare un Mondiale per Club di un certo livello.
Fin qui gli aspetti legati ai risultati sportivi della Juve. Non bastano. L'altro elemento fondamentale affinché Tudor possa convincere la società a confermarlo è la creazione di un gruppo solido. Il tecnico deve dimostrare che tutti i calciatori sono dalla sua parte, contrariamente a quanto avvenuto durante la gestione Motta. La parola chiave è empatia. L'impatto nei primi 18 giorni è stato positivo e fa ben sperare per questa ultima parte di stagione. Durante la settimana tanto lavoro, ma anche qualche distrazione, vedi cena insieme alla squadra o continuo confronto durante gli allenamenti. Poi la gara e nei minuti che la precedono, nella fase di riscaldamento, Igor è puntualmente in mezzo al campo con i ragazzi. Il calore dell'allenatore è fondamentale, come la carica per affrontare l'avversario. Sulle labbra dei giocatori è tornato il sorriso.
Dal feeling emotivo al discorso tattico. I primi segnali del cambiamento della Juve sono evidenti. A prescindere dal modulo, declinato nel 3-4-2-1, ogni giocatore è al suo posto, sa ciò che deve fare. E' finito il tempo della fenomenite mottiana, spesso acuta. Ottimizzare le caratteristiche di ognuno senza stravolgere l'idea calcistica è una sorta di legge non scritta di Tudor, dovrebbe esserlo di qualsiasi tecnico. Così i calciatori sanno ciò che devono fare, questo inevitabilmente trasmette sicurezza e coraggio. I conti si faranno alla fine, è fin troppo logico. Stuzzicato su cosa accadrà a fine stagione rispetto al suo destino, queste le parole di Igor: “Non penso al futuro, preferisco vivere nel presente. Io le scelte le faccio di cuore”. Il tempo a disposizione è poco, ma spesso l'amore diventa vitamina pura per centrare gli obiettivi e coronare un sogno.
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