C'era una volta la Juventus. Adesso provate almeno a salvare la dignità!

E fu cosi che le umiliazioni divennero tre. Tutte in un’unica stagione e ogni volta toccando un punto sempre più basso. Signori, la Juventus, quella che abbiamo conosciuto, quella della quale ci siamo innamorati, quella per la quale abbiamo versato lacrime di gioia e di rabbia, per la quale abbiamo esultato e ci siamo arrabbiati, quella che ci ha regalato gioie e dolori, ma sempre combattendo e a testa alta, non esiste più. Perché si può perdere, si possono mancare obiettivi, si può sbagliare stagione, ma non si può affondare senza dignità, non si può lasciare un allenatore al proprio destino mandandolo allo sbaraglio senza uno straccio di dirigente accanto, non si può umiliare una tifoseria intera e non si può macchiare la storia.
Tutto questo sta accadendo tra un tecnico in completa e totale confusione, una proprietà che guarda dall’alto senza intervenire e battere ciglio, una società rappresentata di fatto da un solo dirigente, Giuntoli, che a volte pare brancolare nel buio, ci auguriamo solo apparentemente e una squadra spaccata, divisa, incapace di reagire a qualsiasi umiliazione, un gruppo di una ventina di giocatori che sembrano capitati a Torino per caso. Male, anzi malissimo, forse uno dei punti più bassi della storia gloriosa della Juventus. Non è bastata l’eliminazione dalla Champions, non è bastata la vergognosa uscita dalla Coppa Italia, doveva arrivare pure l’Atalanta a banchettare sui resti della “Fuventus” umiliata davanti al proprio pubblico, che ha abbandonato lo stadio tra lacrime di rabbia e cori contro tutto e tutti.
Ci dispiace dirlo, ma siamo di fronte ad un Fallimento clamoroso, che per quanto mi riguarda neppure il quarto posto, laddove dovesse arrivare, cambierebbe. Fallimento di chi ha scelto l’allenatore, fallimento di un tecnico sicuramente preparato ma schiavo delle sue idee e incapace di correggere in corsa le partite. Fallimento di una squadra che squadra non è mai stata, nonostante gli investimenti fatti, fallimento di chi ha deciso di mettere ai margini chi ha provato ad alzare la testa. Fallimento di una proprietà che non ha tenuto chiusa la borsa, ma che ha delegato senza alzare mai la voce. Forse, ce lo auguriamo, lo farà a fine anno, quando alcune teste dovranno saltare.
Oppure ci dobbiamo abituare alla mediocrità? Perché se il progetto è questo, quello cioè di non alzare l’asticella ma di restare a galleggiare, allora si abbia il coraggio di dirlo a tutti, senza vendere illusioni o progetti più o meno fantasiosi. Perché qui nessuno chiedeva vittorie in serie, scudetti, Champions o quant’altro, il processo di crescita prevede tempo e pazienza, ma ditemi, in questi mesi quale crescita si è vista? Quali progressi abbiamo registrato? Quanti passi avanti abbiamo fatto? Anzi, l’impressione è che la sconfitta di domenica sera abbia tolto un peso a qualcuno, perché soltanto lottare per lo scudetto sembrava qualcosa di troppo grosso e addirittura ingombrante.
E Adesso? Adesso il rischio è quello di affondare e perdere ancora più la dignità. Toccherà a Giuntoli fare la scelta giusta, con la consapevolezza però che anche il dirigente si è già giocato alcuni bonus e neppure lui può permettersi errori in serie. Siamo preoccupati? Si molto, ma più che altro delusi, da una squadra che di Juventus ha soltanto il nome.
Non ci sono giustificazioni, per nessuno. Si certo si poteva cambiare modulo, si poteva fare di più tatticamente, si poteva evitare di incaponirsi e svuotare alcuni giocatori, ma quando manca la volontà, quando manca il fuoco, quando manca la consapevolezza di indossare e di rappresentare la Juventus tutto diventa inutile. Una sola cosa vi chiediamo adesso. Dignità. Dignità in ogni singola partita al di là del risultato perché il popolo juventino di umiliazioni in questi ultimi mesi ne ha già subite abbastanza. Troppe!

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