Thiago Motta: ora bisogna cambiare registro e anche in fretta
Tre pareggi in una settimana sono davvero un misero bilancio per Madama. Atmosfera delusa, irritata e spazientita tra i tifosi, inevitabilmente. L’ultimo risultato di Lecce ha fatto scattare un segnale di pericolo acutissimo, innescando mille timori che rimanevano ben nascosti e mimetizzati dietro le quinte, e che fatalmente sono balzati fuori. Preoccupante e inaccettabile il secondo tempo di Lecce, dopo una prima frazione dove la Juventus aveva comandato le operazioni, colpendo due pali e realizzando una rete in fuorigioco: troppo poco vero, ma i prodromi apparivano positivi e ci si attendeva uno sviluppo di secondo tempo assai diverso. Invece i secondi 45 minuti sono stati obbrobriosi in ogni singolo dettaglio: ricerca del vantaggio (arrivato su autogol), pressione alta, attenzione difensiva, corsa, uso delle corsie esterne, volume di gioco e gestione del golletto messo in porta. Insomma, un secondo tempo vergognoso, che non può e non deve avere alibi e che è lontano miliardi di chilometri da ciò che la Juventus dovrebbe essere. Inutile ripetere che gli assenti erano tantissimi, ben 9, ormai anche le nuvole lo sanno, la vera domanda da porsi è: la Juve in campo era più forte dei giallorossi salentini? La risposta è sì, la Juve sul prato verde, da qualsiasi punto la si analizzi era più forte del Lecce e quella partita andava doverosamente, rigorosamente, portata a casa. La scusante degli assenti sollevata da più parti fatica a reggere ancora, la difesa era quella titolare, all’infuori di un Danilo ormai irriconoscibile, il centrocampo è quello scelto da Thiago Motta nelle ultime apparizioni dove aveva molto ben figurato, i tre in avanti sono i titolari effettivi, davanti Weah era un ripiego per i motivi che tutti conosciamo.
Sul terreno di gioco ben quattro nuovi acquisti arrivati nel mercato estivo e in panchina i pochissimi giocatori di movimento rimasti, solamente tre, spalleggiati da un manipolo di giovanissime leve a far da compendio alla situazione paradossale, che si vive nell’infermeria della Continassa. I cambi, i subentranti, sono fattore importante da sempre nel calcio, spesso risultano decisivi, ma ciò che latita in questa squadra è l’elemento strutturale, perché certe gare si vincono anche di inerzia, di astuzia, di furbizia, di carattere e di attributi, anche quando le forze fisiche e mentali possono venir meno, causa l’impossibilità reale di fare rotazioni e turnover. La Vecchia Signora aveva il dovere di portare a casa i tre punti, invece i bianconeri non sono riusciti a vincere nemmeno a Lecce, totalizzando il decimo pareggio su 19 gare disputate! In campionato sono ben otto, tanto che i pari e patta superano addirittura le vittorie, rimaste solamente a quota sei. I difetti da migliorare di questa squadra sono sotto gli occhi di tutti: giro palla lento, telefonato, prevedibile, difficoltà chiara a cambiare ritmi, ad alzare i giri del motore, poco movimento davanti, scarsissime occasioni da gol create, ma soprattutto questa Juve non segna mai: un quadro che va al di là del preoccupante. E questa compagine non sa più nemmeno gestire e portare a casa partite di questo livello. La conduzione del minutaggio di partita restante, con il gol di vantaggio all'attivo, è stata davvero deprimente, una gestione demoralizzante anche per l’ottimista più pervicace. Contava in quel momento, dal minuto 68, raggiungere la vittoria giocando con lucida concretezza e attenzione, invece Madama negli ultimi minuti si è fatta schiacciare, dando forza ed entusiasmo a chi stava sotto nel risultato. Troppo facile dare tutte le colpe a Cambiaso per quella sortita inopportuna dalla quale è scaturita l’azione del gol di Rebic, quando non si è al massimo della forma psicofisica non bisogna avere il pudore di tenere palla, congelare il match e all’uopo sparare la sfera in tribuna. Perché nel calcio, come nella vita, contano i risultati, le parole filosofeggianti se le porta via un refolo di libeccio, lasciando la bocca asciutta.
La Juve non vince dalla stracittadina della Mole del 9 novembre, è giunta l’ora che qualcuno in casa bianconera cominci a fare i conti e a capire che anche certe dichiarazioni poco aiutano, e soprattutto serve mutare più di qualcosa, in attesa di recuperare giocatori. Quando Mister Motta parla nel post gara di Lecce affermando che ognuno deve dare qualcosa di più, beh non si scopre proprio nulla: arduo pensare che chi gioca nella Juventus abbia bisogno di essere esortato, fin da inizio stagione, a dare di più e a fornire prestazioni generose, in linea con i canoni Juve. Altra dichiarazione farraginosa che è rimasta nelle orecchie di molti: “Una rete si prende per tanti errori, prendere gol all'ultimo è cosa che potevamo evitare. Dobbiamo imparare delle cose”. Che la Juventus debba imparare e che Thiago debba far decollare questo progetto è altrettanto lapalissiano, come lo sono certe sue consuete, stucchevoli, scontate, frasi che recitano ormai a memoria tutti coloro, i quali, seguono attentamente Locatelli e soci:” Adesso dobbiamo andare avanti e guardare alla prossima partita”. E ci mancherebbe, ma è idea comune che, oltre a guardare il prossimo appuntamento, serva tanto, tantissimo, girarsi indietro soppesando e valutando tutti i minimi dettagli del cosa non funziona, studiando come apportare correttivi e cosa fare per evitare una pareggite che, ormai, pare essersi cronicizzata. Serve mutare registro e anche velocemente, perché di questo passo diventa complicato ipotizzare che la Juve dell’ultimo mese possa lievitare senza qualche cambiamento, che sia il modulo, il raggio d’azione o la posizione di qualche pedina sul rettangolo di gioco. Ora spetta a Thiago Motta fornire delle risposte concrete, il meno stereotipate possibili, agendo sul campo con il pragmatismo dovuto nei momenti meno felici, quei momenti cruciali che necessitano di una svolta di prestazioni e risultati.
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