La crisi bianconera e il silenzio tuonante della Società
Un crollo di risultati senza fine, un momento complicato che rischia di compromettere il percorso costruito fino a due mesi fa. Un periodo horror in casa Juve, impietoso e molto difficoltoso, che complica ulteriormente i piani per il raggiungimento dell’obiettivo prefissato ad inizio stagione: l’accesso alla ricca Champions del prossimo anno. La Juventus non sa più vincere, contro il Genoa è arrivato l’ennesimo pareggio, questa volta a reti bianche, condito da una prestazione confusionaria, paurosa, scollegata e caotica nel primo tempo, e poco efficace nel secondo tempo, senza aver nemmeno un briciolo di buona sorte sui due legni colpiti. Ma la sentenza fuoriuscita è lampante, ancora una volta Madama non riesce ad aggiudicarsi un match, con il successo pieno che manca dal match contro il Frosinone allo Stadium; era il 25 febbraio scorso. E in quell’occasione i tre punti vennero conseguiti in maniera risicata, all’ultimo battito di cuore. La situazione in casa bianconera è manifestamente difficile, il nervosismo, la paura di non farcela appaiono evidenti, sia dall’atteggiamento sul terreno di gioco, sia dalla reazione scomposta di Allegri nell’intervista rilasciata nel post gara a Sky, sia nel bisogno di portare la squadra in ritiro nel pre-Genoa. Una parte dello Stadium, al termine della prima frazione di gioco ha fischiato la prestazione dei giocatori, la Curva Sud invece continuerà a supportare e stare vicino ai ragazzi fino al termine della stagione, ma soprattutto i risultati hanno imboccato il viale di una caduta in picchiata, che i numeri rendono eloquente: solo 7 punti nelle ultime 8 partite, una media sconsolante e fortemente preoccupante.
In tutta questa situazione spicca il silenzio assordante della società, totalmente muta e priva di reazioni. Nessun esponente dirigenziale di Juventus si è presentato davanti a microfoni e telecamere per tranquillizzare, chiarire e far sentire, pubblicamente, la propria voce e la propria vicinanza ai tifosi che vivono, legittimamente, il momento negativo con grande inquietudine e apprensione. Facile supporre che i rapporti interni tra staff, allenatore, squadra e dirigenza intercorrano quotidianamente o quasi, ma il mondo bianconero legato ai supporter vive questo silenzio in modalità “fortissima preoccupazione”. Insomma, il tifoso della Vecchia Signora auspica che la società batta finalmente un colpo, che faccia sentire il proprio verbo, la propria opinione a riguardo di una situazione perlomeno burrascosa: tutti vorrebbero essere un minimo rassicurati. Invece tutto tace dalle alte cariche. Allegri il vero portavoce, il parafulmine designato, sempre presente nei pre e nei post gara davanti a taccuini e microfoni; poi accade che lo stesso Mister, tesissimo e furente per la performance deludente in campo, perda la calma e sbagli come accaduto nell’ultima occasione televisiva. Non bisogna poi sminuire un fattore che ha fatto storcere il naso a ogni fedelissimo dei colori bianconeri: dopo la sfida contro i liguri, è stato designato Miretti per le interviste. Sia chiaro, nessuno ha nulla da ridire contro la presenza del ragazzo della cantera, ma un leader dello spogliatoio o ancor meglio un dirigente delle alte sfere della società, avrebbe potuto disegnare, contornare e magari tranquillizzare un minimo il tifoso deluso, inquieto e assai impensierito dallo stato attuale delle cose.
Un’occasione persa dal board juventino? Probabilmente si. Per ritrovare l’ultimo intervento deciso della società dopo una partita negativa, bisogna tornare indietro ad un evento nefasto come la clamorosa sconfitta in Champions, subita dalla Juve in Israele, contro il Maccabi Haifa. In quell’occasione, 11 ottobre 2022, il presidente Andrea Agnelli si presentò in diretta tv subito dopo il triplice fischio finale e ci andò giù durissimo, interpretando il sentiment del momento: “Sono molto arrabbiato e provo vergogna, ma non ci sono colpe individuali. È questione di gruppo, se non si vince nemmeno un tackle non può essere colpa dell'allenatore. Faccio fatica a pensare a un cambio in corsa: Allegri è l'allenatore della Juve e rimarrà, le verifiche si faranno a fine anno". Insomma, il presidente della Juventus ci mise istantaneamente la faccia, analizzando la situazione pesantissima che si respirava in casa bianconera e che tarlava la mente di tutti i tifosi di Madama, sparsi per il mondo. Una reazione immediata, subitanea, dovuta e apprezzata, con un chiaro messaggio urbi et orbi: la società c’è, a maggior ragione nei momenti meno felici.
Oggi invece, dopo due mesi di numeri scarsissimi e risultati davvero deludenti che hanno allontanato la Juve dalla testa della classifica, la voce della società non si è ancora udita, quasi a confortare le tesi di chi parla di uno scollamento dell’ambiente. E’ bene chiarire che le dichiarazioni di un alto dirigente non significano aver rintracciato il rimedio alle avversità succedutesi sul campo, ma spesso possono fungere da conforto per i tifosi e richiamo per tutti i tesserati, in una sorta di un ammonimento a ritrovare compattezza, armonia e sicurezze perdute, oltre all’assunzione di responsabilità più o meno correlate. Vero che per antonomasia la dirigenza Juventus parla poco, pochissimo, in veste ufficiale, ma ci sono momenti in cui la voce della società, oltre ad essere attesa, diventa necessaria, facendosi percepire netta e distinta. Invece, al momento, in dirigenza Juventus il silenzio è calato come piombo e tutto tace.
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