L’Anno Zero e la qualificazione Champions (che passa da Roma)
Che questa sia un’annata travagliata è sotto gli occhi di tutti. Anno zero lo ha definito John Elkann, per una stagione che va chiusa nel migliore dei modi, centrando gli obiettivi prefissati dalle scrivanie societarie. Anno zero quasi inaspettatamente, a dirla tutta, perché va rimarcato un fattore cristallino: finchè la Juve è rimasta in corsa per le alte sfere della graduatoria, a fine gennaio, una buona parte di tifoseria ha creduto, illusoriamente, alla possibilità di lottare per lo scudetto. Poi il tracollo improvviso e imprevedibile di una squadra incapace di reagire alle avversità e minata da troppa fragilità emotiva, ha portato a risultati scarsi e inaccettabili per chi si chiama Juventus. Responsabilità di chi? Questa la domanda usuale di chi segue la Juve con passione e amore, oggi, ai minimi termini, causa esiti ben più che deludenti. Beh, la risposta non può che avallare la tesi della piena responsabilità di tutte le componenti, allenatore, giocatori e dirigenza; nessuno escluso viene chiamato sul banco degli imputati, troppo facile indicare in Allegri l’unica genesi di tutti i mali sportivi.
13 punti in 13 gare rappresentano una media umiliante, deprimente, mortificante che ormai non preoccupa nemmeno più i tifosi, i quali attendono solamente il conseguimento degli obiettivi, per poi mettere in archivio questa delicata fase calcistica. Con la speranza feroce che qualcosa di radicale cambi alla Juventus, a partire dalla guida tecnica. Le attese si mischiano alla frustrazione e alle arrabbiature, visto il trend ormai tracciato da qui a fine maggio: mancano 4 gare di campionato e la finale di Coppa Italia, e alla Juventus si chiedono solo più impennate d’orgoglio che possano rendere gustoso l’epilogo di stagione. Compresa l’opportunità di conquistare un trofeo, dopo tre anni di vuoto assoluto alla dicitura vittorie in bacheca. Il popolo juventino si nutre di speranza e fede gara dopo gara, ma i risultati tradiscono le attese come accaduto sabato contro il Milan: i bianconeri avrebbero meritato la vittoria a fronte di 4 nitide palle gol create, contro le zero parate di Szczesny, ma anche questa volta la posta piena non è giunta, protraendo la sofferenza, mischiata ai conti da ragionieri, per capire quando e cosa servirà per staccare e vidimare il ticket d’accesso alla prossima Champions League.
Insomma, siamo agli sgoccioli del campionato e Madama si trova ancora invischiata nella scomoda posizione di dover fare i conti per un ingresso in Europa che, fino a tre mesi fa, sembrava solo pura questione di tempo, schiudendo il tappeto rosso dell’ingresso principale. E invece sarà necessario attendere il conseguimento della soglia aritmetica che tarda a venire. Numeri che potrebbero premiare la Juve nel caso di una vittoria sui giallorossi all’Olimpico domenica sera, opzione che chiuderebbe i giochi e i calcoli, anche se poi va ricordato che la Vecchia Signora, parecchio raggrinzita, non vince in trasferta da ben 6 turni consecutivi. Insomma, un dato crudo che riporta tutti alla realtà attualissima e decisamente amara. In caso di non vittoria contra la compagine di De Rossi, Vlahovic e compagni avranno il turno casalingo, contro la già retrocessa Salernitana, per avvicinarsi alla conquista dell’obiettivo, in concomitanza con i risultati conseguiti dagli altri competitor.
In definitiva manca poco per la Champions, ma tutto va ancora conquistato sul campo, poi toccherà a Giuntoli stilare i piani per costruire la Juve del futuro, che dovrà tornare ad essere competitiva in Italia e all’estero. Compito gravoso quello del direttore, chiamato ad un’impresa tutt’altro che semplice con il nodo allenatore da risolvere, il mercato da compiere e una rosa che ha urgenza di innesti di sicura qualità e spiccata personalità, in grado di reggere il peso della blasonata e gloriosa maglia. La stretta attualità reca il nome di Roma-Juventus, poi il resto verrà di conseguenza.
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