Questa volta dedico l'editoriale a chi ama e ha capito davvero cos'è la Juventus e a chi merita di stare a bordo fino alla fine

Questa volta dedico l'editoriale a chi ama e ha capito davvero cos'è la Juventus e a chi merita di stare a bordo fino alla fineTUTTOmercatoWEB.com
mercoledì 7 agosto 2024, 18:45Editoriale
di Vincenzo Marangio

Questo editoriale lo dedico a tutti i volti sorridenti presenti allo Stadium durante l'amichevole in famiglia a casa Juventus, a quei tifosi corsi in quella che possono definire casa, da quell'amore che è soltanto di chi ci crede prima, durante e dopo. Di chi ci crede a prescindere. Il vero popolo della Juventus, quello capace di soffrire e di amare nonostante tutto, quello che non passa il tempo a criticare a lamentarsi, a giudicare una proprietà capace di investire oltre un miliardo di euro per preservare il loro amore, a mettere in discussione il lavoro matto e disperato di un direttore tecnico che sta facendo il massimo con il minimo a disposizione. Dedico questo editoriale a coloro i quali appoggiano le scelte della società e del nuovo allenatore che ha il coraggio di prendere decisioni rischiose per il bene della squadra e di un futuro da ricostruire dalle basi più solide. Quali?

Quelle dell'appartenenza, quelle del coraggio di individuare una direzione e avere il coraggio di seguirla passando sopra chi non ci crede o semplicemente non è funzionale, senza diplomazia inutile ma con la durezza di chi vuole che si sappia che o si rema tutti insieme dalla stessa parte o si scende dalla barca. Io sto dalla pare dei tifosi intervenuti al microfono di Radio Bianconera prima di assistere alla partita sorridendo e manifestando semplicemente la gioia di essere lì, chiunque scenda in campo, chiunque alleni la squadra, qualsiasi cosa decida di fare il direttore tecnico e la società. Sono dalla parte di chi ama davvero la Juventus e ha scelto di farlo con un sorriso e un'appartenenza di puro amore. 

E si, sono anche dalla parte di Giuntoli. Che il suo sarebbe stato un compito complicato lo sapevamo tutti ma si sono create, come purtroppo accade di recente, le classiche due frazioni: quella di chi è dalla sua parte e di chi vuole criticarne ogni mossa, defilandosi quando c'è da applaudirne un'operazione e sparando sentenze molto spesso improbabili quando si vive una situazione di stallo sul mercato che è fisiologico soprattutto quando non hai più grossi capitali da investire ma devi lavorare di idee e strategie. Sto dalla parte di Giuntoli, comunque vada, e non per una questione di principio ma perché per la prima volta dopo tanto tempo c'è qualcuno che vuole cambiare finalmente le cose mettendoci la faccia e accollandosi ogni rischio possibile. C'è bisogno di affrontare a muso duro chi ha usato la Juventus invece di combattere per lei? Bene, lo si fa, anche a costo di dover fare i salti mortali per ricostruire una rosa valida deprezzando chi non ci crede o non è idoneo al progetto. Quando le cose non vanno come dovrebbero andare per tanto tempo, serve il coraggio di chi sa impiantare innanzitutto il significato della maglia e della società, di chi sa chiedere il giusto coraggio e spirito di sacrificio per tornare a centrare i risultati che mancano da tanto, troppo, tempo. 

E allora sono dalla parte di chi ha applaudito Locatelli contrastando chi lo fischiava. Neanche a me il giocatore convince, ma se in campo ci mette il massimo dell'impegno lo fa per la squadra e non per se stesso, conosce i suoi limiti ma fa di tutto per dare il massimo e contribuire per quanto può ad una rinascita. Perché per tornare in alto e tornare ad essere Juventus non conta soltanto la qualità ma è determinante la testa, la voglia, il coraggio. L'amore, quello vero. 

Ecco perché questo editoriale è dedicato a chi ama davvero la Juventus.