La mia "avvelenata" contro "social-patici", giustizia sportiva, detrattori di Giuntoli e...Chiesa

La mia "avvelenata" contro "social-patici", giustizia sportiva, detrattori di Giuntoli e...ChiesaTUTTOmercatoWEB.com
mercoledì 17 luglio 2024, 17:50Editoriale
di Vincenzo Marangio

Il caldo di questi giorni è davvero impressionante, di certo insostenibile per quelli come me che vivrebbero 365 giorni all'anno in montagna, ecco spiegati, dunque, i toni poco diplomatici che emergeranno da questo editoriale di un caldo 17 luglio. Questo editoriale è dedicato a chi oggi ho scelto di attaccare.

A quei fenomeni da baraccone da social. Io sono figlio decisamente di un'altra generazione, quella fatta di profumo di stampa e di tv e radio che potevano contare su giornalisti responsabili, attenti, formati e rispettosi verso i lettori e il proprio lavoro. Erano tempi in cui non esisteva la fretta di dare una notizia, era importante verificarla e darla in maniera corretta e pazienza se si arrivava dopo qualcuno. La differenza tra una testata e l'altra era nello stile e nella linea editoriale e la differenza tra un giornalista e l'altro era demarcata dalla sensibilità e la professionalità. La nascita dei social ha travolto come un tornado tutto quello che per me era il giornalismo e la corretta informazione, tutto quello che per me era il senso di dare una notizia e il rispetto verso chi la riceveva. Non esiste più verifica della fonte, perché è talmente tutto veloce che non c'è tempo e molto spesso non c'è neanche una fonte. Tanto basta dire che c'è, e se ti chiedono di palesarla, per legge, si è tenuti a tutelarla e così l'informatore misterioso diventa semplicemente un informatore che non c'è. Tanto basta andare a leggere qua e là, scopiazzando quello che dice uno o che dice l'altro, palesare un profilo Vip o da giornalista e dire la frase magica "ve la racconto così come me l'hanno detta...". E tanti saluti al giornalismo che conoscevo. Se vi piace essere presi in giro, continuate pure a seguirli, premiando questi personaggi avidi di "like", il vostro "mi piace" sarà un gettone in più per le loro tasche e la propria autostima in cambio di una notizia rubata o falsa.

Alla "giustizia sportiva" di cui mi sono addirittura stancato di parlare. Tutto è talmente ovvio e palese che è assurdo non si faccia nulla. Proprietà che hanno guidato club scudettati senza avere i soldi per farlo, finanziati da fondi a cui mai sono stati restituiti i soldi o da fondi che poi sono spariti o mai esistiti, e se un ministro dello sport si permette di creare un ente governativo per vederci chiaro perché non si fida più degli organi di controllo (Covisoc), viene additato come il cattivo della situazione da figure istituzionali che dovrebbero essere i primi a volerci vedere chiaro e invece si girano dall'altra parte e vogliono costringere tutti gli altri a farlo. Allora, visto che non ho da aggiungere altro, vi invito (se non lo avete già fatto) a leggere sul nostro sito l'ultimo tackle di Andrea Bosco. Illuminante e drammatico.

A quelli che attaccano Giuntoli (sono rimasti in pochi per fortuna) dico che dovrebbero fare come il sottoscritto: appendere un suo poster in camera. Non c'era soltanto un grande bisogno di un direttore tecnico come lui alla guida della Juventus, era addirittura necessario per non scivolare troppo lontano da quella che è la storia della Juventus. Giuntoli è garanzia di programmazione, coerenza e progettualità. Finalmente il mercato della Juventus torna ad avere un senso, le trattative non vedono il club bianconero sbeffeggiato, umiliato, svenato e snobbato, ma lo vede forte, organizzato e preparato. Finalmente se un club spara alto per il cartellino del giocatore, la borsa resta chiusa. Se un giocatore chiede più soldi per restare, viene invitato a cercare gloria altrove. Se qualcuno ha dubbi ad accettare la Juventus, può liberamente andare altrove senza sognarsi di essere pregato. Resta chi lo vuole davvero e ha valore. Arriva solo chi può rappresentare degnamente la storia del club e alle condizioni della società. Senza tirate per il collo o mani infilate nella tasca. La pacchia è finita. Adesso c'è coerenza, forza, prestigio e programmazione. E si, lo dovete soprattutto a Giuntoli. 

E infine a Federico Chiesa. La Juventus lo ha rincorso con la brama di avere un potenziale campione. Lo ha accolto come un leader tecnico in grado di fare la differenza. Lo ha curato e protetto come un figlio dopo il grave infortunio di Roma. Lo ha recuperato prima fisicamente e poi mentalmente, agendo sulle ferite del corpo e quelle dell'anima. E infine lo ha aspettato, e non soltanto un anno. E in cambio, quando ad un anno dalla scadenza del contratto gli è stato chiesto un rinnovo ponte o una risposta sul futuro, la Juventus si è sentita messa da parte "prima l'Europeo, poi il matrimonio e poi ne parliamo". Più o meno è andata così. Ma la Juventus non va elemosinata, snobbata, accantonata per qualcosa di meglio. La Juventus è qualcosa che se riconosci sposi, e se sposi poi veneri e da cui vai via solo per amore se è proprio necessario. Lasciando con le lacrime di rabbia come quelle di Higuain quando con la maglia del Milan affrontò la sua Juventus impazzendo di frustrazione; o con le lacrime di Dybala il giorno in cui non riusciva più ad andarsene da quello stadio ormai vuoto. Se non sei questa roba qui, e non lo sei, meglio tu vada via.