Giuntoli e i casi spinosi di risolvere. Fiducia nella società e negli uomini, per i giudizi aspettiamo il campo vero..
Cambiare tutto e subito in meglio? Magari, ma non fa parte della vita terrena, tanto meno di quella calcistica. E cosi eccoci già alle prime polemiche, alle prese di posizione nette, ai primi stupidi e inutili hastag. Il tutto dopo un gara, perché chiamarla partita è addirittura eccessiva, andata come è andata, ma che non può e non deve essere presa come metro di paragone. Veniamo invece alle cose serie. La difficoltà attuale, ma non dimentichiamo che siamo ancora alla fine di luglio, nel piazzare alcuni esuberi (perché di questo si tratta.) Ceduti velocemente Iling Barrenechea e Kean, venduto e accolto come un Messi dei tempi moderni Soule, ne riparleremo poi a stagione in corso, Giuntoli adesso ha davanti a sé il compito più difficile, convincere possibili acquirenti per Arthur, De Sciglio, Kostic, Rugani, Mckennie, che al momento rallentano le operazioni in entrata. C’è poi da risolvere la situazione del portiere polacco. Tek è fuori dai giochi, visto che Di Gregorio sarà il titolare e Perin la riserva, anzi l’alternativa, ma per Szczesny non sono ancora arrivate offerte concrete. Un caso spinoso, come quello di Chiesa. Con una differenza, il polacco ha dato la sua disponibilità alla cessione per aiutare anche la società, mentre l’esterno della nazionale galleggia in una situazione che potremmo definire border line.
Non è ritenuto indispensabile, ma giustamente Giuntoli non lo vuole perdere a zero e neppure “ regalare”. Saltata, almeno sembra, l’ipotesi di un rinnovo ponte, nelle prossime settimane sarà anche lo stesso Motta a valutare la questione. L’idea è quella di cambiare i due esterni, per consegnare al tecnico una catena di attaccanti quasi del tutto nuova. Vlahovic e Yildiz le certezze, Milik l’incognita, senza mai dimenticare che il problema vero degli ultimi anni, oltre a quello del centrocampo e qui almeno due tasselli su tre sono stati piazzati, è stato proprio quello della scarsa produzione offensiva. E come abbiamo capito dalla rivoluzione in corso, le colpe non erano certo tutte e esclusive di chi sedeva in panchina.
Ecco perché la parola d’ordine, in questa caldissima estate, deve essere quella della fiducia. Fiducia in chi ha preso decisamente in mano le redini della società, Giuntoli, e in chi ha le chiavi della squadra, Motta. Fiducia che non vuol dire accettare passivamente ogni cosa, ma quanto meno aspettare che sia il campo a parlare. Ma il campo quello vero, non quello visto venerdi scorso. Già sabato prossimo forse qualcosina in più vedremo, ma sempre nella logica del cantiere appena aperto.
Fortunatamente la nostra non è una mentalità provinciale, di quelle che abbiamo visto in queste ore, ma a volte molto meglio un sano entusiasmo, magari non giustificato se non da sogni mostruosamente proibiti, che un disfattismo tafazziano.
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